Parità, diritti e partecipazione

CARCERE. GARANTE REGIONALE DETENUTI A PARMA PER CONVEGNO SU MESSA IN PROVA PER ADULTI: “RIDUCE CARICO GIUDIZIARIO E, IN PROSPETTIVA, LE PRESENZE”

La figura di garanzia dell’Assemblea legislativa, Desi Bruno, sottolinea come “Il legislatore, sia pure in modo cauto, sembra indicare la strada di un giustizia più mite, meno ancorata alla idea di retribuzione, più attenta alla vittima e alle sue necessità”

La messa alla prova per gli adulti introdotta nel nostro sistema giudiziario con la legge 67/2014 “ha certamente risposto ad esigenze di riduzione in primo luogo del carico giudiziario, poi, in prospettiva, anche delle presenze in carcere”, perché “porta con sé germi di giustizia riparativa fuori dal circuito processuale in senso stretto, con la previsione, se possibile, del ricorso alla mediazione penale”.

A sostenerlo è Desi Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, che ieri ha partecipato a Parma al convegno “La messa alla prova per gli adulti: scenari e strumenti per una nuova penalità”, promosso dal Dipartimento di giurisprudenza dell’Università della città ducale.

“Il legislatore, sia pure in modo cauto, sembra indicare la strada di un giustizia più mite, meno ancorata alla idea di retribuzione, più attenta alla vittima e alle sue necessità, incoraggiando le prescrizioni riparative a favore anche della comunità- spiega la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa-, ma al contempo valorizzando il percorso della persona indagata o imputata a percorrere una strada che può facilitare il distacco da condotte illecite”.

“In questo senso va accolto positivamente anche il decreto legislativo del 2015 di attuazione, seppure parziale, della direttiva europea del 2012 che istituisce le norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato”, specifica Bruno, che fa anche notare però come “resta non affrontato il tema delle risorse non previste per il potenziamento in particolare degli uffici per l’esecuzione penale esterna, chiamati a nuovi ed impegnativi compiti nei programmi di messa alla prova”.

Come spiegano gli organizzatori del convegno, “la norma sulla messa in prova richiede saperi e professioni differenti e l’utilizzo di metodologie e tecniche che appartengono sia alla cultura giuridica che a quella del servizio sociale. Come in ogni scenario di probation, tornano ad essere evocati i tradizionali pilastri della nostra cultura giuridica, che considera le risorse personali e sociali dell’imputato, valorizzandone la responsabilità nei confronti del tessuto sociale. Pur rimanendo in evidenza il modello della giustizia riabilitativa, caratterizzato da una dimensione reo-centrica, torna di interesse la restorative justice, spostata sulla valenza della dimensione di comunità e sull’attivazione di percorsi di riparazione e mediazione”.

(jf)

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