Parità, diritti e partecipazione

Marighelli in commissione parità, nel carcere di Modena “più stranieri ma non è sovraffollato”

Garante detenuti sottolinea carenza organici e attende nuovo provveditore regionale. Priorità avvicinare a casa chi sconta la pena. Prove di intesa Pd-M5s per affrontare il disagio della polizia penitenziaria

carcere
Marcello Marighelli, Garante delle persone private della libertà
Marcello Marighelli, Garante delle persone private della libertà

“Non c’è una situazione di sovraffollamento nella casa circondariale di Modena, ma una presenza molto significativa di detenuti stranieri, che raggiunge quasi il 67% rispetto ad una media negli istituti della regione che è di circa il 47%. E’ quanto ha riferito Marcello Marighelli, Garante regionale dei detenuti, nel corso dell’audizione convocata dalla commissione per la parità e i diritti, presieduta da Roberta Mori, dove ha riferito alcuni dati sulla struttura, al centro di una vertenza sindacale del personale di polizia penitenziaria “in corso da almeno tutto il 2016”.

Secondo i dati raccolti dal Garante nella visita fatta nella struttura modenese il 18 gennaio scorso i detenuti sono 457 (418 uomini e 39 donne) a fronte di una ‘capienza tollerabile’, riconosciuta anche da una sentenza della Corte di giustizia europea, di 618 persone (576 uomini e 36 donne). I detenuti italiani sono 151, mentre quelli di altra nazionalità sono 306 (tra i quali 78 marocchini, 68 tunisini, 44 albanesi, 26 rumeni, 16 nigeriani, 7 algerini, mentre i restanti provengono da Ghana, Moldavia, Pakistan e Georgia. Il personale di polizia previsto in organico è di 256 unità, ma quello effettivamente in servizio è di 210 (di cui 11 sono assenti per maternità o lunga malattia). Nell’area educativa sono in servizio 5 persone a fronte delle 8 previste.

Roberta Mori
Roberta Mori (Pd)

Proprio sul personale Marighelli ha confermato “una carenza negli organici molto evidente: per la polizia penitenziaria è oltre il 22% e per il personale giuridico educativo di oltre il 37%. Tuttavia– ha chiarito– il problema della carenza di personale caratterizza tutta la regione. A settembre 2016 – ha riferito- gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente presenti nelle varie sedi di detenzione erano 1.831 contro una previsione di 2.391 unità. E pertanto – ha assicurato il Garante – i numeri sconsigliano una valutazione della situazione di Modena come straordinariamente critica rispetto ad altri istituti di pari dimensione in Emilia-Romagna”.

Secondo Marighelli “la presenza nell’ultimo anno nella posizione di Provveditore regionale “di diverse figure di ottime capacità, ma impegnate su un territorio troppo vasto (comprendente Emilia-Romagna e Marche) e per periodi brevi, avrebbe -a suo avviso- limitato le possibilità di risolvere i problemi sollevati dalle rappresentanze sindacali.

Giulia Gibertoni (M5s)
Giulia Gibertoni (M5s)

L’opinione di Marighelli è quindi che “l’avvicendamento dei vertici del carcere di Modena non risolverebbe nessuno dei problemi sul tappeto, anzi mortificherebbe un impegno che vede oltre 100 detenuti coinvolti in attività scolastiche o formative, 88 detenuti in attività lavorativa interna e 25 all’esterno, attuando uno sforzo organizzativo coerente con il rinnovato quadro normativo nazionale e con il contesto internazionale richiesto dal Ministero della Giustizia.

 

In conclusione il Garante ha auspicato che la nomina del nuovo Provveditore regionale consenta una appropriata ripresa del confronto sindacale per il miglioramento delle condizioni di lavoro per tutti gli operatori penitenziari. E per quanto riguarda il suo “programma di lavoro in sintesi” ha annunciato l’impegno per avviare con il provveditorato una verifica dello stato di attuazione dei protocolli tra Regione e amministrazione penitenziaria con particolare riferimento alla territorializzazione della pena, affinché i detenuti siano collocati il più possibile vicino ai luoghi di provenienza dove hanno relazioni familiari e sociali.

Nel dibattito seguito al primo intervento del nuovo Garante regionale dei detenuti in commissione per la Parità Giulia Gibertoni (M5s), che aveva sollecitato l’audizione ed è firmataria di una risoluzione, si è dichiarata disponibile a sospendere la discussione per costruire con tutta la commissione un testo condiviso che possa mettere insieme le diverse forze politiche. Obiettivo coinvolgere la Giunta sull’allarme lanciato dai sindacati di polizia penitenziaria. “Non concordo sul fatto non si debbano mettere in discussione i vertici dell’istituto penitenziario di Modena per mancanza di sintonia con la parte sindacale”, ha detto Gibertoni, segnalando la carenza di organico e le oltre 100 richieste di distacco presentate dal personale di vigilanza ed un anno di sospensione delle relazioni sindacali.

Daniele Marchetti (Lega nord)
Daniele Marchetti (Lega nord)

Daniele Marchetti (Lega nord) ha rimarcato il problema dell’alto numero di detenuti stranieri e l’esigenza di accordi bilaterali affinché possano scontare la pena nei paesi d’origine,

Antonio Mumolo (Pd)
Antonio Mumolo (Pd)

mentre Antonio Mumolo (Pd) ha richiamato le norme internazionali esistenti che prevedono tra l’altro l’obbligatorio consenso dell’interessato senza il quale non può essere messo in atto il trasferimento per scontare la pena. 

Enrico Aimi (Fi)
Enrico Aimi (Fi)

Per Enrico Aimi (Fi) le criticità nel carcere di Modena sono dettate “da un problema di natura politica, conseguenza delle fallimentari politiche di accoglienza. “A fronte di una popolazione straniera residente nei Comuni della provincia modenese mediamente attorno al 15%, nella casa circondariale c’è una concentrazione di detenuti stranieri molto elevato, circa il 67%”. 

Yuri Torri (Sel)
Yuri Torri (Sel)

Secondo Yuri Torri (Sel) è giusto che la Regione si faccia carico da un punto di vista politico di risolvere i problemi segnalati anche dal Garante: la carenza di personale, la sicurezza degli stessi operatori e le condizioni di detenzione della popolazione carceraria.

“Il tema compete anche a noi- ha ribadito Nadia Rossi (Pd)- si tratta di individuare i soggetti istituzionali con cui interloquire per poter incidere con le nostre azioni”. 

Nadia Rossi (Pd)
Nadia Rossi (Pd)

In conclusione la presidente Roberta Mori, raccogliendo l’adesione dei componenti della commissione ha assicurato la disponibilità a lavorare ad una risoluzione condivisa a partire dalla proposta Gibertoni. “Questa commissione– ha chiarito- cerca di trovare strade per incidere politicamente a sostegno dei diritti e dei bisogni delle persone. Grazie al lavoro dei Garanti, attraverso atti di indirizzo e il coinvolgimento della comunità in senso ampio, operiamo affinché le nostre sollecitazioni si traducano in misure concrete”.

 

(Isabella Scandaletti)

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