COMUNICATO
Imprese lavoro e turismo

Fiera Bologna. Su nuovo statuto confronto acceso in commissione Politiche economiche

Alleva (AltraER): “Grave la perdita della golden share pubblica”. Taruffi (Si): “Ruolo del pubblico va blindato”. Piccinini (M5s): “Soci pubblici perdono prerogative”. Calvano (Pd): “Ruolo pubblico rafforzato grazie a maggioranza qualificata per decisioni strategiche”

La bozza del nuovo statuto di BolognaFiere, la società che gestisce il polo fieristico bolognese, contenente le modifiche proposte dal Consiglio di amministrazione della società, approda le in commissione Politiche economiche, presieduta da Luciana Serri, convocata per un’informativa dell’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi.

L’assessore ha evidenziato come, dopo l’aumento di capitale, i soci pubblici siano oggi maggioranza. in BolognaFiere, in quanto detengono il 52% delle quote sociali. Le modifiche statutarie – ha poi spiegato – si sono rese necessarie per adeguare l’atto alle normative vigenti. Si tratta – ha precisato – di modifiche che la Giunta regionale condivide e che, con una proposta di emendamento trasmessa al presidente della società, ha contribuito “a rendere più favorevoli alla compagine pubblica, riportando in capo all’Assemblea dei soci, con la necessità di maggioranza qualificata dei 2/3, le decisioni più importanti (in merito a patrimonio immobiliare, marchi e costituzione, acquisizione e cessione di partecipazioni)”, che nella bozza si prevedeva di trasferire al Consiglio di amministrazione. “I soci pubblici- ha concluso Costi- sono oggi in maggioranza in tutte le società che gestiscono le fiere nella nostra regione e questo è strategico per la grande aggregazione fieristica regionale, con fulcro Bologna, che cercheremo di attuare”.

Ha aperto il dibattito Piergiovanni Alleva (AltraER), che, criticando alcune modifiche introdotte nello statuto, come ad esempio quella relativa alla nomina del presidente, prima riservata ai soci pubblici ora di competenza del consiglio di amministrazione, ha parlato di “grave perdita della golden share pubblica”. “Prima- ha sottolineato il capogruppo- i soci pubblici potevano contare su una quota di azioni (quasi il 40%) e, soprattutto, su decisive prerogative di controllo. Ora, pur avendo sostenuto un oneroso aumento di capitale che li ha portati ad avere la maggioranza, hanno perduto lo ‘scettro del comando’, esponendosi, nel caso di un aumento di quote da parte dei soci privati, all’irrilevanza”. Questo rischio è concreto – ha concluso Alleva – dato che, pochi giorni dopo la riunione dell’Assemblea dei soci che approverà il nuovo statuto, è convocata una riunione straordinaria del Consiglio di amministrazione per deliberare un nuovo aumento di capitale. “Se saranno i privati a sottoscriverlo, torneranno in maggioranza e, allora, addio al controllo strategico del pubblico”.

Dello stesso avviso Silvia Piccinini (M5s), che ha parlato di “operazione fallimentare della Regione e dei soci privati”, dato che, “pur mettendo soldi in BolognaFiere, perdono prerogative e controllo”. Inoltre, ha criticato la modifica statutaria che elimina la destinazione del 15% degli utili d’esercizio a iniziative di sviluppo, valorizzazione e promozione delle strutture e delle attività fieristiche, secondo quanto previsto da un articolo della legge regionale sul sistema fieristico del quale è prevista l’abrogazione nella manovra di assestamento al bilancio di previsione della Regione attualmente in discussione nelle commissioni assembleari. In merito a questo articolo – ha annunciato la consigliera – il M5s presenterà un emendamento affinché venga mantenuto in vigore.

Per Igor Taruffi (Si), è importante non perdere di vista che, mentre sullo statuto di BolognaFiere l’Assemblea legislativa regionale non ha alcuna competenza, sulla legge regionale di riferimento ha potere d’intervento. “Al di là degli adeguamenti normativi- ha evidenziato- il presupposto è quale ruolo vogliamo assegnare al pubblico se crediamo che il sistema fieristico debba avere prospettive di sviluppo e di crescita dell’occupazione. Perché se ci crediamo, dobbiamo blindare il controllo strategico del pubblico con gli strumenti normativi che abbiamo a disposizione”. Dunque – ha concluso – “è necessario non abrogare l’articolo della legge regionale se intendiamo riaffermare prerogative contenute nello statuto di BologaFiere quali nomina del presidente del cda e maggioranza qualificata in capo ai soci pubblici”.

D’accordo nel blindare la guida pubblica di BolognaFiere, così come delle altre fiere della regione, anche Silvia Prodi (Misto-Mdp), che ha quindi ribadito l’importanza “di mantenere in vigore l’articolo della legge regionale sulle fiere e, di conseguenza, l’articolo 1 dello statuto della società bolognese che doverosamente lo richiama e vi si conforma”.

Ha concluso il dibattito Paolo Calvano (Pd), che ha messo in evidenza come il nodo che lega le modifiche alla legge regionale sul sistema fieristico e quelle allo statuto di BolognaFiere sia la necessità di operare un adeguamento normativo alle leggi nazionali e alle disposizioni dell’Unione europea. “Lo sviluppo del sistema fieristico e la tutela del lavoro- ha ribadito- passano anche attraverso l’adeguamento degli strumenti normativi in grado di rendere competitive le fiere, a partire da quella di Bologna. La Regione si è dotata di una legge per valorizzare la funzione delle fiere ed essere un sostegno per il loro sviluppo, ma se non operiamo gli interventi normativi che si rendono necessari, quali, ad esempio, sottoporre a concorrenza gli operatori di mercato, rischiamo di diventare un freno”. Infine, – ha concluso il consigliere Dem – in merito allo statuto di BolognaFiere è bene sottolineare che l’emendamento proposto dalla Giunta regionale va nella direzione di rafforzare il peso del pubblico, proprio con l’obiettivo di mantenere un controllo strategico del pubblico in un settore importante per lo sviluppo del territorio.

(Luca Govoni)

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