COMUNICATO
Sanità e welfare

Sanità. Aula e pubblico caldissimi su chiusura punti nascita, dopo 4 question time stop Pd a risoluzioni/ foto

Venturi ribadisce: scelta ministeriale accolta in nome della “salute delle donne”. Oltre a Lega e M5s anche Torri (Si) e Cardinali (Pd) protestano e annunciano “vigilanza” sugli investimenti promessi. Scontro Pd-opposizioni su “demagogia a favore di televisione”

Aula caldissima stamane in Assemblea legislativa sulla chiusura dei punti nascita di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), Borgo Val di Taro (Parma) e Pavullo (Modena). L’assessore alla sanità Sergio Venturi ha risposto a quattro question time presentati da Gabriele Delmonte, Fabio Rainieri e Stefano Bargi (Lega Nord), Raffaella Sensoli (M5s), Yuri Torri (Sinistra italiana) e Alessandro Cardinali, Massimo Iotti e Barbara Lori (Pd), accomunati da dure critiche alla scelta del ministero della Salute, dello scorso 4 ottobre, di confermare la chiusura dei tre punti nascita, nonostante la richiesta di deroga avanzata dalla giunta. Nei banchi del pubblico numerosi cittadini, provenienti specie dal reggiano e dal parmense, hanno contestato, sottolineando con applausi e fischi alcuni interventi. Per mantenere l’ordine dei lavori la presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, ha ventilato la possibilità di espellere il pubblico dall’aula, eventualità che ha riportato la calma.

In coda ai question time la richiesta di Lega, Movimento 5 stelle e Fdi-An di inversione dei lavori con accorpamento ai question time della discussione sulle risoluzioni (in programma probabilmente domani) sempre sul futuro dei punti nascita- a cui aveva dato assenso anche Igor Taruffi di Sinistra Italiana– ha provocato la reazione del capogruppo Pd Stefano Caliandro. Innescato dall’accusa di Tommaso Foti alla maggioranza di “avere la coda di paglia” visto che le risoluzioni erano state calendarizzate per oggi dai capigruppo quando non era ancora noto il parere ministeriale, il democratico ha acceso le polveri accusando a sua volta le opposizioni di fare “demagogia in favore di telecamere” (molte le emittenti televisive regionali a seguire i lavori, ndr). “Per ristabilire equilibrio e verità”, ha sottolineato Caliandro, la capigruppo si è riunita l’11 e mentre per il 25 ottobre è prevista una seduta di commissione ad hoc proprio con l’assessore Venturi.

Dal centrodestra proteste e interventi a titolo personale da Tommaso Foti (Fdi-An) e da Fabio Rainieri (Lega Nord): “Macché favore di telecamere”, ha tuonato il leghista eletto a Parma. “Dovete spiegare ai cittadini che oggi si sono fatti due ore di macchina e magari preso un giorno di ferie come si sono comportati coloro che hanno eletto nel loro territorio”.

Al momento del voto, con 22 no del Pd contro i 17  degli altri gruppi, la discussione delle risoluzioni in coda ai question time è stata bocciata.

Nel dibattito sulle interrogazioni a risposta immediata Venturi aveva ribadito il suo rammarico per la situazione, legata peraltro al rispetto di standard di sicurezza stabiliti da un accordo Stato-Regioni del 2010. Venturi aveva poi confermato che in particolare per Borgo Val di Taro e Castelnovo ne’ Monti la quota di coloro che continuano a partorivi è di un terzo delle donne in gravidanza, secondo dati dei primi otto mesi del 2017 che le proiezioni a fine anno confermano; l’assessore aveva poi confermato nel dettaglio gli investimenti già annunciati per i singoli ospedali e sottolineato che la decisione riguarda ospedali che non sono più in grado di garantire la “sicurezza delle madri”, vista la scarsità di parti seguiti e l’obsolescenza dei reparti.

Dure tutte le repliche degli interroganti.

Per Gabriele Delmonte (Lega Nord), consigliere del reggiano, manca “un cronoprogramma” degli investimenti previsti per Castelnovo. Il leghista ha poi attaccato il ministro della Salute Lorenzin, che quando deve “dare addosso” al governatore lombardo Maroni dice che la responsabilità dei punti nascita è delle Regioni, mentre “qua in Emilia Romagna ci dite che prevale la decisione nazionale”. Delmonte si è poi detto persuaso che questa “è l’inizio della fine del reparto (ostetricia e ginecologia resteranno aperte, ndr) e che una politica seria già nel 2015 avrebbe dovuto chiudere il punto nascita”, visto che già allora si erano ravvisati standard di sicurezza insufficienti. “Questa battaglia non ha nessun vincitore- ha chiosato Delmonte rivolto alla giunta- ma di certo avete preso in giro i cittadini per due anni e mezzo”.

Raffaella Sensoli (M5s) ha accusato la giunta di mascherare “tecnicamente” una decisione di fatto “politica”. “I parametri di sicurezza si decidono sulla base dell’organizzazione sanitaria” che sono le Regioni a stabilire. E se ad esempio per Borgo Val di Taro, ha alzato i toni la pentastellata rivolta a Venturi, si investono 3,4 milioni “perchè non li investite in sicurezza? La politica è la prima a non voler aiutare le donne che vogliono fare figli”.

Alessandro Cardinali (Pd), consigliere parmense, ha parlato di “giornata difficile” perché non si è tenuto conto “dei numeri che quel territorio esprime” e in particolare della funzione di servizio che Borgo Val di Taro svolge per pazienti provenienti da Liguria e Toscana. “Voglio capire cosa succederà in quel punto nascita, vigileremo sugli incrementi infrastrutturali e di personale” confermati dalla giunta. “Vigileremo attentamente sulle parole dette in quest’aula, perchè ogni parola detta ha un valore e questo ospedale vuole continuare a dare un servizio ai cittadini che vogliono continuare a vivere in quei territori. “Il futuro”, ha concluso il consigliere Pd, deve essere tarato “sui prossimi 20 anni, non su domani”.

Amaro infine, sempre dalla maggioranza, il commento di Yuri Torri (Sinistra italiana). La deroga al contrario riguarda “un intero territorio, quello a sud della via Emilia che resta privo di punti nascita ed è la zona più difficile dove vivere. Siamo di fronte a una sconfitta della politica e della logica. Nessun governo, né tecnico, né di centrodestra, né di centrosinistra” ha mai affrontato la questione. “Si è parlato solo di numeri e non si è tenuto conto di proposte ragionevoli avanzate da professionisti assieme ai comitati di cittadini”.

(Marco Sacchetti)

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