Governo locale e legalità

Fusione Comuni Bologna. Ok in Aula a referendum per fusione Baricella-Malalbergo

Caliandro (Pd), relatore maggioranza: “Scelta coraggiosa avviata nell’interesse preminente dei cittadini”. Marchetti (Ln), relatore di minoranza: “Processo inficiato da una comunicazione istituzionale condizionante”

Via libera da parte dell’Assemblea legislativa all’indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate sul progetto di legge che, nella Città metropolitana di Bologna, prevede l’istituzione di nuovo Comune mediante fusione di Comuni tra Baricella e Malalbergo, di cui sono relatori, rispettivamente di maggioranza e di minoranza, Stefano Caliandro (Pd) e Daniele Marchetti (Ln). Il referendum si terrà presumibilmente domenica 7 ottobre 2018. Hanno votato a favore Pd, Si e Misto-Mdp, contrari Ln, M5s, Fi e Misto-Mns.

Il relatore Stefano Caliandro (Pd) ha rivendicato come il processo di fusione sia stato avviato nell’interesse preminente dei cittadini e rappresenti una scelta coraggiosa. Il referendum consultivo, inoltre, – ha evidenziato il capogruppo dem – sarà l’occasione per responsabilizzare le due comunità rispetto a un’opportunità da cogliere per diventare ancora più forti. “L’obiettivo della fusione- ha specificato il relatore- è di avere un nuovo Comune più efficienti e in grado di garantire buona amministrazione pur in quadro generale di razionalizzazione della spesa pubblica”. Infine, riguardo all’indizione del referendum, ha espresso l’auspicio che “la democrazia faccia il proprio corso”.

Daniele Marchetti (Ln), relatore di minoranza, ha parlato di processo di fusione anomalo e travagliato, partito a tre e concluso a due dopo la fuoriuscita di Minerbio, che ha visto ricalibrare in soli 15 giorni lo studio di fattibilità. Inoltre, il leghista ha criticato l’impostazione della comunicazione istituzionale promossa dalle due amministrazioni comunali, contestandone l’eccessivo sbilanciamento a favore della fusione, scelta che – ha detto il consigliere – “lede il dovere di imparzialità della pubblica amministrazione, condiziona i cittadini e rischia di inficiare l’esito del voto”.

Per Andrea Galli (Fi) alcune fusioni rappresentano un oggettivo vantaggio per le comunità locali, non solo in termini di razionalizzazione delle amministrazioni comunali e di risparmi, anche se, a suo avviso, sono da preferire le Unioni di Comuni. Questa tra Baricella e Malalbergo, però, – ha rimarcato il capogruppo di Fi – è “una fusione arbitraria, affrettata e calata dall’alto”. Alla Regione – ha criticato – interessano le fusioni in sé, a prescindere dalle realtà interessate e senza curarsi del fatto che gli incentivi finanziari, al pari di un’informazione condizionata, falsino la volontà dei cittadini.

Silvia Piccinini (M5s) ha liquidato la fusione come “frettolosa, raffazzonata e dirigista”. Inoltre, ha criticato la campagna d’informazione avviata dai Comuni, in particolare attraverso i social media, ritenendola “una pessima commistione tra comunicazione istituzionale e propaganda, peraltro realizzata con soldi pubblici”. Questa fusione – ha concluso la pentastellata – dimostra come l’unico interesse della Giunta regionale sia raggiungere a ogni costo il numero di 300 comuni in Emilia-Romagna entro la fine del mandato, procedendo senza scrupoli anche a fusioni forzate.

Per Michele Facci (Misto-Mns), che ha criticato il percorso istituzionale proseguito dopo la rinuncia di Minerbio, la fusione “ha il sapore di una forzatura imposta e calata dall’alto”. Le fusioni serie e riuscite – ha affermato – sono quelle che maturano nel tempo. Infine, in merito agli incentivi di natura finanziaria, ha sottolineato come abbiano rilevanza e reale efficacia solo se vengono tenuti in considerazione insieme con il destino delle realtà locali.

Igor Taruffi (Si) ha invitato a confrontarsi sull’utilità amministrativa della fusione più che sugli incentivi finanziari, peraltro finora sempre trasferiti dalla Regione e dallo Stato ai Comuni nati dalle fusioni. “La contrarietà preventiva e pregiudiziale delle opposizioni ai processi di fusione- ha affermato il capogruppo di Si – è puramente strumentale, in quanto il problema sembra legato al fatto a che a proporla siano sindaci e amministratori del Pd e del centro-sinistra”.

In chiusura di dibattito, Massimiliano Pompignoli (Ln) ha espresso dubbi sulla scelta della Regione di puntare eminentemente sugli incentivi finanziari per promuovere le fusioni, data l’aleatorietà di questo genere di trasferimenti nel quadro delle finanze statali, richiamando l’Aula sulla necessità di modificare al più presto la legge regionale. Andrea Bertani (M5s) ha ribadito la contrarietà dei 5 stelle solo alle fusioni forzate, pur difendendo l’istituto giuridico della fusione di Comuni.

(Luca Govoni)

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