Ambiente e territorio

MALTEMPO. IN COMMISSIONE TERRITORIO LA RELAZIONE DELLA GIUNTA SULLE PIOGGE TRA 27 FEBBRAIO E 6 MARZO: “SERVONO INTERVENTI STRUTTURALI”; “PULIRE I LETTI DEI FIUMI”

Tommaso Foti (Fdi-An): “Evidente che ci sia qualcosa che non funziona, perché ogni volta che piove c’è una catastrofe”; Gian Luigi Molinari (Pd): “Puntuale l’elaborazione degli interventi, verificare ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare”; Massimo Iotti (Pd): “Efficace controllo della situazione”. Poi il caso, a Parma, del Ponte di Sorbolo: “Ha già chiuso quattro volte in tre mesi”. Dall’assessore Gazzolo rassicurazioni sui fondi

Più di mille segnalazioni di danni suddivise tra 153 Comuni e 8 province, 116 interventi dei Vigili del fuoco e una stima dei danni che arriva a 47,4 milioni di euro, a cui se ne devono aggiungere 14,76 per la riduzione del rischio residuo: sono solo alcuni dei dati che l’assessore alla Difesa del suolo e Protezione civile, Paola Gazzolo, ha riferito questo pomeriggio alla commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Manuela Rontini, sul maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna tra il 27 febbraio e il 6 marzo scorsi.

Come riporta Gazzolo, “due giorni fa la Regione ha stanziato in maniera aggiuntiva 3 milioni di euro, di cui 2 destinati agli enti locali per le somme urgenze e uno per gli interventi dei servizi di difesa del suolo”. Inoltre, aggiunge l’esponente della Giunta, “il presidente Bonaccini ha già inoltrato la richiesta dello stato di emergenza nazionale, e dal 29 al 31 marzo il Dipartimento nazionale di Protezione civile invierà i suoi tecnici ad effettuare i sopralluoghi sulle aree colpite”.

“Rispetto allo scorso settembre l’emergenza è stata minore ma i danni sono stati comunque particolarmente ingenti- sostiene Tommaso Foti (Fdi-An)-: se confrontiamo le precipitazioni realmente cadute, è evidente che ci sia qualcosa che non funziona, perché ogni volta che piove c’è una catastrofe”. Il consigliere punta in particolare in dito contro “i letti dei fiume da pulire: i greti pieni fanno da ‘tappo’, e così anche quantitativi non enormi di acqua provocano esondazioni immediate, con i conseguenti ingenti danni”. Foti propone allora di “fare un monitoraggio insieme ai Servizi di bacino e ad Aipo per evitare o almeno attenuare situazioni del genere”.

Massimo Iotti (Pd), dopo aver lodato “l’efficacia degli interventi e la capacità di tenere sotto controllo la situazione”, ha però voluto sottolineare “il problema gigantesco del ponte di Sorbolo sul fiume Enza, al confine tra le province di Parma e Reggio Emilia”: come riferisce il consigliere, l’infrastruttura “è stata chiusa quattro volte nei primi tre mesi dell’anno, perché l’acqua causava rischi statici sulla struttura a tre arcate, e di conseguenza per ore tutta la viabilità della zona, anche i mezzi pesanti, è stata dirottata su una unica strada, tra l’altro sull’argine maestro del fiume”.  Iotti ha poi ricevuto dall’assessore Gazzolo le rassicurazioni su 15 milioni di euro già stanziati per il problema all’interno del programma Italia sicura.

“Su questa alluvione, come su quella che ha investito Piacenza, dobbiamo a breve, anzi a brevissimo, elaborare un sistema per capire cosa si è riusciti a fare- afferma Gian Luigi Molinari (Pd)-: quando gli uffici, in maniera puntuale e competente, elaborano liste da 50-60 milioni bisogna poi distinguere tra rendicontato, arrivato, fatto e restante”. In particolare, secondo il consigliere “non è colpa solo dell’aumento di eventi metereologici non controllati, ma anche della situazione del territorio, a partire dallo stato dei letti dei fiumi: senza interventi strutturali ma solo con la rincorsa alle emergenze, che ora facciamo non per scelta ma per necessità, i rendiconti dei danni saranno sempre più elevati”.

Il direttore generale dell’Agenzia regionale di Protezione civile, Maurizio Mainetti, ha specificato che “rispetto ad altri eventi la perturbazione è stata più prevedibile, più lunga e più distribuita, ma la pioggia è caduta in un’area più vulnerabile, non quella di crinale ma, come si vede dai picchi di piena nei corsi d’acqua minori, tra collina e pianura, dove ci sono i bacini di formazione dei torrenti, di certo non particolarmente pronti a ricevere questi quantitativi di acqua”.
In merito alla conta dei danni, spiega, “arriviamo da quattro anni di eventi continui in alcuni territori, le segnalazioni in certi casi non sono solo dovute ai danni effettivi ma anche ad aggravamenti di situazioni preesistenti”. 

(jf)

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