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Memoria, cinque anni senza Guido Fanti: l’Assemblea racconta il “riformista inflessibile”/ video

Un documentario rievoca la figura dell’ex sindaco di Bologna e presidente della Regione scomparso nel 2012. Versione da quattro minuti sulla piattaforma multimediale del consiglio regionale. In distribuzione il filmato da 15 minuti

Guido Fanti

Dante Stefani lo ricorda come il “rinnovatore” del comunismo emiliano, come colui che diede anima e corpo al migliorismo amendoliano, alla “via italiana al socialismo”, che fece del Pci il più grande partito comunista dell’Occidente. Federico Castellucci come un faro per il futuro: il simbolo della coerenza e delle Istituzioni, un modello per riscattare la forza e la dignità della politica. Pierluigi Cervellati confessa: “Ne ho sempre avuto soggezione, solo in tarda età riuscii a superare questo complesso”. Profondo il ricordo di Monsignor Ernesto Vecchi che ne parla come di colui che trasformò il disgelo tra Comune a guida Pci in collaborazione tra la “capitale rossa” dell’Occidente e la Curia dell’allora Cardinale Giacomo Lercaro.

L’11 febbraio del 2012 moriva Guido Fanti, sindaco di Bologna per quattro anni (1966-1970), primo presidente della Regione Emilia-Romagna, parlamentare nazionale ed europeo eletto nelle liste del Pci. L’Assemblea legislativa regionale ha voluto commemorare il primo presidente della Regione con un documentario prodotto dal Servizio Informazione e comunicazione dell’Assemblea e dalla segreteria della Presidenza dell’Assemblea, “Fanti, il riformista inflessibile”, che raccoglie i ricordi di Dante Stefani, assessore comunale e regionale e poi parlamentare del Pci, che di Fanti fu forse il più stretto collaboratore; di Federico Castellucci, già presidente dell’Assemblea di viale Aldo Moro; dell’architetto Pierluigi Cervellati, che ne fu assessore a Palazzo d’Accursio e di monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna e all’epoca segretario particolare del Cardinal Giacomo Lercaro.

Il filmato (versione da 4 minuti, ricavata da un documentario di 15 minuti che sarà distribuito a enti e istituzioni della regione) è disponibile sulla piattaforma multimediale dell’Assemblea legislativa regionale  e sarà trasmesso venerdì prossimo, 10 febbraio, all’interno di Assemblea On-Er, lo spazio di promozione istituzionale dell’Assemblea in onda sui principali canali televisivi emiliano-romagnoli.

“A cinque anni dalla morte, come tributo al primo Presidente della Regione Emilia-Romagna, l’Assemblea legislativa regionale ha voluto raccogliere i ricordi di chi lo conobbe di persona e lavorò con lui negli anni di Palazzo d’Accursio, della Regione e poi di una lunga militanza politica e partitica portata avanti con forza fino agli ultimi giorni della sua vita”, spiega Simonetta Saliera, Presidente dell’Assemblea legislativa regionale, che ricorda come “il Presidente Fanti ci ha sempre ricordato come quello di amministratore pubblico sia il mestiere più bello perché si segue la vita dei propri amministrati dalla nascita alla morte, dalla mattina alla sera. E’ un insegnamento che non dimentichiamo mai e a cui abbiamo voluto dare corpo facendo parlare i protagonisti dell’epoca”.

In “Guido Fanti, il riformista inflessibile” si coglie il ricordo di un’era segnata da grandi contrapposizioni, frutto della Guerra Fredda, del confronto anche aspro tra la Chiesa e il Pci, ma un’era allo stesso tempo feconda. E non è un caso che la parola più usata dai “testimoni” del tempo sia collaborazione: collaborazione tra partiti diversi come ricordato da Stefani e Castellucci, collaborazione tra laici e cattolici come sottolineato da monsignor Vecchi la cui arguta ricostruzione parla di una Bologna degli anni ’60 dove si passò dal divieto assoluto per sindaco e cardinale di farsi vedere in contemporanea agli stessi appuntamenti pubblici al primo cittadino che insignisce il porporato della cittadinanza onoraria, il simbolo del nuovo corso.

Quattro voci diverse, quattro storie che si intrecciano e che raccontano lo stesso periodo, quello dell’Italia del boom che, dopo aver raggiunto un certo benessere economico, fece da terreno di cultura per lo sviluppo dei diritti sociali e civili degli anni ’70.

La stessa storia raccontata da quattro narratori che ricordano lo stesso uomo: il sindaco, il presidente di Regione, il parlamentare. L’uomo che ben insegnava come “quello di amministratore è il mestiere più bello perché si segue la vita dei propri concittadini dalla nascita alla morte, dalla mattina alla sera”.

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