Fermo pesca sul modello veneto anche sulla sponda emiliana del Po per contrastare il bracconaggio. E’ la proposta contenuta in una risoluzione M5s a firma Andrea Bertani e Raffaella Sensoli che suggerisce anche l’istituzione di un “fondo regionale dedicato a coprire i costi della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei pesci sequestrati o abbandonati a seguito delle azioni di antibracconaggio effettuate dalle forze dell’ordine”. Sensoli e Bertani chiedono poi di stipulare un’apposita convenzione, tra la Regione Emilia-Romagna e le associazioni di volontariato riconosciute che si dedicano a contrastare il bracconaggio ittico in acque interne per disporre fondi e risorse adeguate da destinare a tale forma di controllo, analogamente a quanto già avviene per l’attività di Vigilanza faunistico-venatoria”. I consiglieri pentastellati ricordano che “in gennaio e marzo 2017 varie associazioni (Fipsas, Upe, Agi Pesca, Enal Pesca, Gsi, e Federcoopesca) hanno richiesto alla Regione Emilia-Romagna di attivare un fermo pesca anche sulle sponde emiliane del fiume Po, proprio per contrastare i bracconieri, senza però ricevere risposta”.
Le proposte M5s si inscrivono nel protocollo d’intesa tra la Regione Emilia-Romagna, l’autorità di bacino del fiume Po, la Regione Lombardia, la Regione Piemonte e la Regione Veneto per una gestione sostenibile e unitaria della pesca e per la tutela del patrimonio ittico nel fiume Po; intesa che ha portato all’istituzione di un Tavolo tecnico di
coordinamento, composto da rappresentanti delle quattro regioni, coordinato dall’Autorità di bacino del fiume Po, che svolge le attività di segreteria tecnica, e di un organismo consultivo interregionale, la Consulta Delta Po, “per l’attuazione di una governance unitaria della pesca nel fiume Po e nelle acque di interesse interregionale”.
(Marco Sacchetti)