Imprese lavoro e turismo

Pesca e turismo, Rontini (Pd): La Giunta si attivi per il regolamento del settore

In una interrogazione la consigliera chiede di colmare il “vuoto” a tre anni dall’approvazione della disciplina regionale delle attività di pescaturismo: “aziende esposte a incertezza”

Manuela Rontini (Pd)

Appello in Regione a sostegno delle attività turistiche legate alla pesca. A portare l’attenzione della Giunta regionale sul settore Manuela Rontini (Pd) in una interrogazione nella quale chiede alla Giunta di intervenire per colmare “il vuoto regolamentare che espone le imprese ittiche all’incertezza e quindi ad una differente modalità operativa, nei diversi territori, rispetto ai procedimenti per l’autorizzazione e il controllo delle attività”.

“A tutt’oggi, la mancata approvazione del Regolamento di attuazione previsto dalla legge regionale di settore (Disciplina delle attività di pescaturismo, di ittiturismo e di acquaturismo. Istituzione della Consulta ittica regionale… L.r. 22/2014), – spiega la consigliera –  impedisce agli imprenditori ittici di creare fonti complementari di reddito, diversamente da quanto indicato dalle finalità della legge stessa. Il regolamento, la cui pubblicazione era prevista entro 3 mesi dalla pubblicazione della norma, dovrebbe indicare, tra l’altro, i criteri e le prescrizioni per lo svolgimento delle attività e le relative procedure amministrative”.

Di qui la richiesta alla Giunta regionale per sapere se intenda “dare seguito alle previsioni della legge regionale ed emanare in tempi celeri l’apposito regolamento attuativo, consentendo così agli operatori di uscire dall’incertezza normativa e poter programmare, anche con il sostegno della Regione, le iniziative promozionali e di valorizzazione necessarie per far conoscere questo segmento di turismo ai tanti visitatori che affollano le località della riviera romagnola”.

Rontini fa presente che, oltre a rappresentare una concreta possibilità di integrazione del reddito dei pescatori, l’esercizio del pescaturismo, dell’ittiturismo e dell’acquaturismo rappresentano anche una attrattiva per nuovi flussi turistici e contribuiscono a ridurre l’impatto del pescato e a promuovere una maggiore conoscenza dell’ambiente marino. Tali attività complementari alla pesca inoltre – sottolinea ancora l’esponente del Pd – possono rappresentare una “chance” per attrarre investimenti, che potrebbero essere sostenuti dai Fondi europei per la pesca, e favorire politiche di sistema sui territori costieri. L’obiettivo deve essere quello di creare nuovi posti di lavoro e di rilanciare le comunità che dipendono dalla pesca. In proposito Rontini ricorda che il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feam), – come indicato all’articolo 30 del Regolamento UE n. 508/2014 – sostiene gli investimenti che contribuiscono alla diversificazione del reddito dei pescatori tramite lo sviluppo di attività complementari comprese anche quelle di ristorazione e quelle pedagogiche relative alla pesca.

Nell’interrogazione la consigliera riferisce alcuni dati di settore a livello nazionale, dove “si è registrato un costante aumento delle richieste di autorizzazione per lo svolgimento di attività turistiche legate alla pesca”. Le regioni italiane con il maggior numero di autorizzazioni – riferisce citando una recente indagine – sarebbero la Liguria (290), l’Emilia-Romagna (229), la Sardegna (218), la Calabria (203), la Campania (200) e la Sicilia (136); in totale, le autorizzazioni registrate dal 2002 al 2012, ammonterebbero a 1600.

Un terzo della flotta autorizzata a svolgere attività turistiche legate alla pesca non può imbarcare più di quattro passeggeri, il 29% ha la possibilità di ospitare a bordo un numero compreso tra 5 e 8 passeggeri e il restante 37% può imbarcare a bordo tra i 9 e i 12 turisti. Tra gli ulteriori dati che descrivono la situazione: l’incremento del coinvolgimento delle donne non solo nelle attività collaterali a quelle dei pescatori, ma anche nello sviluppo di attività proprie nel settore del turismo legato alla pesca. E ancora: “l’ampio margine per l’introduzione di attività pedagogiche relative alla pesca tradizionale sulla base di modelli quale quello delle “fattorie didattiche”.

(Isabella Scandaletti)

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