COMUNICATO
Ambiente e territorio

Ambiente. Zamboni (Europa Verde): ridurre le spese militari e puntare sul contrasto ai cambiamenti climatici

“Le risorse necessarie per curare il clima e per mettere in sicurezza la nostra vita sul pianeta ci sarebbero, ma si preferisce investirne molte di più per distruggerlo e distruggerci”

“Promuovere la conoscenza e gli obiettivi della petizione a sostegno del manifesto per il dividendo della pace”.

A chiederlo, con una risoluzione rivolta al governo regionale, è Silvia Zamboni (Europa verde), che sollecita, sul tema, “provvedimenti e investimenti per contrastare i cambiamenti climatici, le pandemie, la povertà e le disuguaglianze sociali”.

“Da una recente ricerca di Greenpeace -spiega la consigliera- emerge che due terzi delle spese delle operazioni militari all’estero dei paesi europei riguardano la difesa di fonti fossili: in particolare l’Italia negli ultimi quattro anni ha speso 2,4 miliardi di euro nelle missioni militari collegate a piattaforme estrattive, oleodotti e gasdotti controllati da Eni”. L’andamento della spesa militare italiana, prosegue, “non si discosta dal trend mondiale: dal 2017 ha continuato a crescere, soprattutto per l’acquisto di nuovi armamenti, fino a segnare un record storico con lo stanziamento nel bilancio del 2022 (la spesa militare prevista per il 2022 sfiorerà i 26 miliardi di euro, con un aumento di 1,35 miliardi rispetto al 2021)”. Con la guerra in Ucraina, sottolinea, “le spese militari dovrebbero raggiungere, poi, la soglia del 2 per cento del prodotto interno lordo”. Questo, evidenzia, “nonostante la contrarietà della maggioranza degli italiani a questo incremento delle spese militari”.

“Nel dicembre 2021 -rimarca poi Zamboni- oltre cinquanta premi Nobel e scienziati – tra i quali i premi Nobel per la fisica Carlo Rubbia e Giorgio Parisi – hanno rivolto un appello ai governi dei paesi di tutto il mondo per chiedere di avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno per cinque anni, dedicando queste risorse a obiettivi di pace legati al contrasto ai cambiamenti climatici: i firmatari dell’appello propongono che il fondo globale creato con i risparmi sulla spesa militare (si stima pari a una cifra di 1.000 miliardi di dollari entro il 2030) sia impiegato come una sorta di ‘dividendo della pace’ da utilizzare per affrontare problemi comuni a tutti i paesi del mondo, quali pandemie, cambiamenti climatici, povertà estrema (a sostegno di questo appello, i promotori hanno lanciato la petizione ‘Global peace dividend. Redirect world military spending towards climate, health and prosperityhttps://peacedividend.org)”. Lo Stockholm international peace research institute (Sipri), l’Istituto internazionale di studi sulla pace di Stoccolma che ogni anno elabora un rapporto sul commercio internazionale dei sistemi d’arma, ha rilevato che, conclude l’esponente verde, “per evitare il collasso climatico da qui al 2050 servirebbero 44mila miliardi di dollari di investimenti, molto meno della spesa in armi prevista, sempre al 2050. In altre parole: le risorse necessarie per curare il clima e per mettere in sicurezza la nostra vita sul pianeta ci sarebbero, ma si preferisce investirne molte di più per distruggerlo e distruggerci”.

(Cristian Casali)

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