COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Bologna. Incontro sulla giustizia riparativa, Gherardo Colombo: “La detenzione carceraria è inutile”

Un confronto su questa pratica innovativa con i massimi esperti nazionali e internazionali della materia

Un incontro a Bologna sul tema della giustizia riparativa (restorative justice), con un focus sulla situazione e sulle prospettive in Emilia-Romagna: allo stesso tavolo i massimi esperti nazionali e internazionali della materia, fra i quali Adolfo Ceretti dell’Università di Milano-Bicocca, il fondatore dell’associazione Sulle Regole ed ex magistrato Gherardo ColomboRossella Selmini dell’Università di Bologna e Michael Tonry dell’Università del Minnesota.

La giustizia riparativa, ha spiegato Tonry, “offre approcci alla gestione della criminalità, del disordine e dei comportamenti antisociali che possono migliorare l’alienazione, la stigmatizzazione e i costi associati alle misure del sistema di giustizia penale tradizionale. Può sostituire il freddo formalismo della legge penale con interazioni umane che tengano conto delle peculiari caratteristiche e circostanze delle vittime e degli autori e aspira a ottenere una soluzione condivisa ai problemi creati dal comportamento criminale o deviante che sia in grado di ricostruire le relazioni e rinsaldare le comunità”.

Colombo ha poi evidenziato, sullo stesso argomento, che “la giustizia riparativa consiste in un percorso attraverso il quale la vittima deve sentirsi riparata dal male sofferto mentre il responsabile deve essere portato a rendersi conto di quello che ha fatto: una riconciliazione tra chi ha subito e chi ha inferto”. L’ex magistrato è poi intervenuto sul tema della giustizia tradizionale, rimarcando che “la detenzione carceraria non serve a niente, non serve alla nostra sicurezza, è uno strumento che produce recidiva e non il recupero della persona: è giusto che una persona pericolosa resti da un’altra parte ma se vogliamo recuperarla alla collettività è necessario che faccia un percorso che l’aiuti a rendersi conto del suo errore, per fare questo devono essere rispettati i sui diritti (quelli che non confliggono con la sicurezza delle altre persone), mi riferisco allo spazio vitale, all’igiene, alla salute, all’istruzione e all’affettività, elementi che oggettivamente nel sistema carcerario italiano non ci sono”.

Il Garante regionale delle persone private della libertà personale, Marcello Marighelli, ha poi spiegato che l’obiettivo della giornata di studio “è quello di approfondire il concetto di giustizia riparativa, misura che nel nostro ordinamento non ha ancora una sua concreta presenza. Occorre quindi creare un sistema di mediazione che possa consentire, là dove è possibile, una ricostruzione di rapporti personali e sociali interrotti. Come organo di garanzia cercheremo di attivare un tavolo di confronto per arrivare ad avere, anche nella nostra regione, un servizio di mediazione”.

La Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini, è invece intervenuta sul tema della giustizia minorile: “Alle difficoltà di confrontarsi con i grandi quesiti relativi alla giustizia e con quelli più specifici di come realizzarla nel rispetto dei diritti umani si aggiunge la complessità di pensare a come concretizzarla per e con le persone di minore età, e quindi a come praticare una giustizia che si assuma il compito di tenere ben presente l’età del soggetto al quale è rivolta: è quindi necessario accompagnare la crescita del minore, per contribuire concretamente, responsabilizzandolo, al suo cambiamento personale”.

Sullo stesso tema il procuratore della Repubblica del Tribunale per i minorenni di Bologna, Silvia Marzocchi, ha rilevato che “il mondo minorile è la sede privilegiata per questo approccio: il minore è sempre protagonista di un processo nel quale c’è molta attenzione alla persona. Non è solo un processo sul fatto-reato ma, dopo l’accertamento della responsabilità, si punta a capire che persona si ha di fronte, quali sono le sue caratteristiche, la sua attitudine a mettersi in gioco, anche nel confronto con la vittima, cioè nel momento dell’ascolto delle ragioni dell’altro. Per il minore quindi, il cui processo deve avere sempre una valenza educativa, la mediazione unisce due obiettivi fondamentali: lo spazio per la vittima, compreso il suo bisogno di ricevere spiegazioni, e il rafforzamento della finalità educativa. Si dà così sostanza al processo minorile”.

Il presidente della commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro sport e legalità dell’Assemblea legislativa regionale, Giuseppe Paruolo, ha sottolineato che “la giustizia riparativa e la mediazione penale sono strumenti importanti che meritano di essere conosciuti, affrontati e utilizzati: possono risultare davvero utili per ridurre significativamente la recidiva. Siamo contenti di essere presenti a questo convegno che ci aiuta a fare dei passi avanti”.

All’incontro sono intervenuti anche il presidente del Tribunale di Bologna Francesco Maria Caruso, Paola Ziccone e Antonio Pappalardo del Centro giustizia minorile dell’Emilia-Romagna e Marche, oltre a Maria Pia Giuffrida del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap), Maria Rosa Mondini del Centro italiano mediazione e formazione alla mediazione (Cimfm) e Maria Paola Schiaffelli dell’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna Emilia-Romagna e Marche.

(Cristian Casali)

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