COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Parità. Italia in crescita rispetto a media Ue in un mondo del lavoro ancora troppo al maschile, commissione esamina banca dati Eige

Il punto sulle pari opportunità nei vari ambiti professionali e pubblici. Il nostro paese, in una scala da 1 a 100, è a quota 63 punti. La presidente Mori: confronto in regione su queste rilevazioni

Una pagella tra luci e ombre quella dell’Italia in materia di pari opportunità rispetto alla media europea. Più che uguaglianza di genere, estesa nei vari ambiti della vita sociale e lavorativa, il più delle volte a emergere è invece una vera e propria disuguaglianza fra uomini e donne. È quanto affiora dall’analisi di Davide Barbieri, statistico dell’Istituto europeo sull’uguaglianza di genere, Eige, tenuta oggi in Commissione per la parità e i diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori.

Che cos’è l’Eige. L’istituto, agenzia tematica dell’Unione europea, si occupa di pari opportunità e ha sede in Lituania. Il suo compito è di fornire dati, analisi e conoscenze tecniche a Bruxelles e ai singoli Stati comunitari sui temi che riguardano l’uguaglianza di genere. Punto di riferimento per la violenza contro le donne e database importante per capire la presenza femminile nei vari settori della sfera pubblica e professionale, Eige utilizza indicatori, domini e sottodomini per fotografare la situazione. “È appena stato presentato il rapporto della Beijing platform for action + 25 (ovvero 25 anni dopo l’implementazione), principale strumento di indirizzo internazionale e convenzione Onu che prevede tutta una serie di azioni per aumentare l’uguaglianza di genere in 12 differenti aree. Ogni cinque anni viene eseguito un monitoraggio complessivo”. Lo scorso 15 ottobre Bruxelles ha ospitato la quarta edizione dell’Indice europeo sull’uguaglianza di genere, costruito attorno a 31 indicatori per valutare i miglioramenti nel campo. Esistono otto domini e 14 sottodomini. L’indice va da un minino di 1 a un massimo di 100, in cui 1 rappresenta la massima ineguaglianza, mentre 100 è l’esatto opposto, e “tiene conto delle differenze fra donne e uomini negli indicatori e nei livelli di ogni misura”.

Pari opportunità in Italia e in Europa. Prima svolto ogni due anni, da adesso a cadenza annuale, il rapporto si riferisce ai dati raccolti nel 2017. Una novità consiste nell’introduzione dell’area tematica sulla Work-Life Balance in coincidenza della direttiva europea in materia (il prossimo anno sarà protagonista la digitalizzazione). Quindici gli indicatori previsti su sei aree: congedo parentale, assistenza anziani e disabili, lavoro di cura, flessibilità, infrastrutture e trasporti e formazione permanente. In termini europei si distingue una convergenza sulle pari opportunità a quota 67,4 punti, con un aumento di poco più di 5 punti negli ultimi 12 anni. “È chiaro che una crescita c’è stata, ma stentata e a passo molto lento”, ha commentato Barbieri. L’Italia è al momento ferma a 63 punti, un incremento di 0.9 rispetto ai due anni precedenti. I paesi del Nord guidano la classifica, ‘zona retrocessione’ occupata dagli Stati dell’est Europa: “Dal 2005 il nostro paese ha registrato i progressi più alti rispetto agli altri, ovviamente partendo dal basso è più facile salire. La maggior parte dei movimenti in avanti deriva dalla sempre migliore partecipazione delle donne ai processi decisionali in riferimento al dominio del potere, in cui però le donne si vedono ancora molto penalizzate”.

Domini in chiave nazionale. L’Italia è fanalino di coda nel dominio del lavoro e ha addirittura perso una posizione dal 2005. Le cause sono da ricercare nella limitata partecipazione delle donne al mercato professionale, nella differenza delle ore lavorative in confronto agli uomini e nel tasso di occupazione. Non va dimenticato il problema della segregazione in alcuni settori come salute e welfare che, meno dinamici a livello di digitalizzazione, consentono guadagni più bassi e una più estesa penalizzazione delle donne. Effetto a cascata che si ripercuote anche sul dominio soldi: l’Italia è 13° posto e ha perso due posizioni in 12 anni. Nel dominio della conoscenza, invece, 12° posto con un buon risultato per le donne che hanno superato gli uomini nel sapere, nonostante rimanga alto il problema della segregazione in diversi ambiti formativi e lavorativi. Il dominio del tempo è l’unico diminuito complessivamente a livello europeo, mentre in quello della salute si registrano minori divergenze di genere. Trend positivo per il dominio del potere che incassa un aumento di 31 punti negli ultimi 12 anni: Italia a 47,6 a fronte dei 51 europei: “Un passo in avanti nelle attività sociali ed economiche, con una più ampia presenza femminile in politica. Nel parlamento europeo siamo intorno ai 42 punti, nel parlamento italiano invece a quasi 36. Per quanto riguarda le donne nei consigli d’amministrazione delle imprese quotate in Borsa, la situazione è cambiata da quando sono state introdotte le quote rosa obbligatorie. Stiamo arrivando alla zona di parità”.

Per questi motivi, viste le ultime posizioni nel mondo del lavoro, c’è ancora molta strada da fare e “l’impegno dei governi europei è fondamentale”, ha detto Barbieri che ha infine auspicato che anche a livello regionale si possa sviluppare un dibattito su questi dati e sull’indice di uguaglianza di genere. Invito accolto dalla presidente Mori.

(Nicoletta Pettinari)

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