COMUNICATO
Ambiente e territorio

Territorio. Fiume Po risorsa da preservare: ok a risoluzione Misto-Pd-Si per incentivarne tutela

Sassi (Misto): “priorità è non sprecare acqua”. Serri (Pd): “pronti 225 milioni per opere irrigue regionali”. Taruffi (Si): “sancire ruolo centrale del pubblico”. Bertani (M5s): “risparmio idrico e nuovi invasi non alternativi”. Botta e risposta tra Prodi (Misto) e Delmonte (Ln) su diga Vetto

A tutela del fiume Po, sempre più colpito dalla siccità, e delle risorse idriche dell’Emilia-Romagna la Giunta promuova iniziative quali: sostegno all’adattamento dei sistemi agricoli alle mutate condizioni climatiche; rafforzamento del risparmio idrico e razionalizzazione del sistema di distribuzione dell’acqua; maggior coinvolgimento delle Regioni nella definizione e nella gestione delle politiche nazionali di contrasto al cambiamento climatico, unitamente a un significativo incremento delle risorse nazionali destinate a questa sfida di fondamentale importanza per il futuro della produzione di cibo. Lo chiedono, tramite una risoluzione approvata a maggioranza in Assemblea legislativa (“sì” da Pd, Misto, Si e M5s, no di Ln, Fdi e Fi), i consiglieri Gian Luca Sassi (Misto), primo firmatario, Luciana Serri, Mirco Bagnari, Barbara Lori, Stefano Caliandro, Francesca Marchetti (Pd) e Igor Taruffi (Si).

In sede di discussione, Gian Luca Sassi (Misto) ribadisce la filosofia alla base della proposta: prima di pensare a come raccogliere l’acqua, pianificando la realizzazione di nuovi invasi, bisogna preoccuparsi di non sprecare quella a disposizione. Dunque, secondo il consigliere, “occorre prima intervenire sull’efficientamento del sistema idrico e delle reti idriche nonché sulle modalità di utilizzo dell’acqua in agricoltura, cioè puntare a risparmiare la risorsa idrica; solo successivamente è logico pianificare l’eventuale realizzazione di invasi e bacini di raccolta, possibilmente di ridotte dimensioni e diffusi sul territorio, cioè programmare l’accumulo dell’acqua”.

Luciana Serri (Pd) richiama una recente indagine della Regione dalla quale si evince come siano disponibili stanziamenti, per l’attuazione dei vari piani nazionali e regionali, pari a circa 225 milioni destinati a finanziare opere in grado di migliorare le infrastrutture irrigue dell’Emilia-Romagna. “La completa attuazione di questi interventi potrebbe consentire di incrementare la capacità di invaso di oltre 16,5 milioni di metri cubi, di raggiungere una superficie irrigabile pari a 177 mila 800 ettari e di introdurre o migliorare l’irrigazione in 13.590 aziende agricole” sottolinea la consigliera. Per questo – conclude – è necessario l’impegno corale delle istituzioni affinché le risorse umane, strumentali ed economiche siano mantenute adeguate.

Igor Taruffi (Si), ricordando come il problema dell’approvvigionamento e del risparmio idrico sia complesso e richieda un approccio multilivello, elenca alcune priorità d’intervento: incentivare colture meno bisognose di acqua; privilegiare piccoli invasi diffusi sul territorio piuttosto che grandi dighe in montagna; migliorare la gestione complessiva del servizio idrico e del sistema di erogazione e distribuzione dell’acqua. “Il tutto- sottolinea il capogruppo- riaffermando la centralità del ruolo delle istituzioni pubbliche nella gestione di una risorsa di primario interesse collettivo quale l’acqua”.

In tema di nuovi invasi, si registra un botta e risposta tra Silvia Prodi (Misto) e Gabriele Delmonte (Ln) riguardo alla possibile realizzazione della diga di Vetto, nell’alta Val d’Enza, in provincia di Reggio Emilia. La consigliera ribadisce la propria contrarietà all’opera, evidenziando come prioritario l’intervento finalizzato a rendere più efficiente il sistema idrico. Il leghista, di contro, sottolinea come senza nuovi invasi l’agricoltura regionale sia a rischio, in quanto molte aziende agricole sono costrette ad approvvigionarsi da pozzi sempre più profondi.

Infine, per Andrea Bertani (M5s) i periodi sempre più lunghi e intensi di siccità, dovuti ai cambiamenti climatici, ci pongono davanti a due opzioni: invasi e risparmio idrico. “Occorre, dunque, riflettere su quali invasi costruire e dove, su quali colture puntare e quali sistemi di irrigazione scegliere per un’agricoltura sempre più di selezione nonché su come riorganizzare i Consorzi di bonifica, la cui gestione è troppo piegata agli interessi degli agricoltori” afferma il capogruppo.

(Luca Govoni)

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