La parola d’ordine è una sola: abbattere le discriminazioni. E, quindi, fare in fretta una legge regionale per l’omotransfobia. Un appello che arriva in coro dai comuni emiliano-romagnoli, in audizione in commissione Parità, presieduta da Roberta Mori, e che i consiglieri hanno accolto.
D’altronde, che i partiti di viale Aldo Moro stiano lavorando su una legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere è cosa risaputa: già a maggio scorso, durante una manifestazione sotto la Regione delle associazioni omosessuali, i consiglieri avevano annunciato che ci sarebbero state tutte le condizioni per portare presto in Aula il pdl. E oggi, in commissione, l’hanno ribadito. Silvia Piccinini del Movimento Cinque Stelle, infatti, ha sottolineato come “il Movimento è da sempre attento al tema delle discriminazioni. Sulla legge regionale, noi siamo favorevoli”. E a tendere una mano c’è anche Silvia Prodi (gruppo misto-Mdp), che ha annunciato “disponibilità” all’approvazione della legge.
Una “sacrosanta lotta alla violenza e alle discriminazioni”, secondo Michele Facci (Misto-Mns), ma è importante, per lui, anche “la questione del gender. Visto che abbiamo a che fare spesso con l’educazione nelle scuole, nell’affermare un principio corretto che è la lotta alla discriminazione si rischia di intervenire su ragazzi che non hanno ancora una maturità formata”.
L’audizione è stata l’occasione per fare il punto sulla rete Ready (rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e di identità di genere) presieduta dall’assessore di Torino Marco Giusta. Rete nella quale proprio la presidente Mori è rappresentante per l’Emilia-Romagna. Nel 2006 Torino e Roma hanno fondato la prima rete Ready a cui aderirono 15 enti. “Oggi gli enti aderenti sono 142 -ha sottolineato Giusta -. È una rete di consultazione, non ha costi, non ha una visione politica e nemmeno una visione così ristretta alle tematiche Lgbt”.
Alla Rete Ready hanno aderito gran parte dei comuni emiliani, tanto che “quest’anno il meeting della Rete si svolgerà a Bologna in ottobre”, ha annunciato l’assessore alle Pari opportunità di Bologna Susanna Zaccaria. E Natalia Maramotti (assessore di Reggio Emilia) ha sottolineato come Reggio abbia già da un anno approvato un protocollo anti discriminazioni, sfociato tra l’altro in una convenzione con l’associazione Arcigay Gioconda. “Entro novembre cominceranno le azioni previste dal protocollo- ha sottolineato Maramotti- e firmeremo un accordo che condannerà le azioni omofobe”. Irene Guadagnini, assessore di Modena, ha spiegato che arriverà presto in commissione comunale un odg proprio sulle lotte alle discriminazioni ed è già stata “predisposta una bozza di delibera”.
E se le intenzioni delle amministrazioni vanno tutte nella stessa direzione, spesso però si devono fare i conti con i pregiudizi e gli atteggiamenti dei cittadini. Per questo Elisa Giovannetti, assessore di Forlì, ha spiegato di essere entrata “a gamba tesa su tutto ciò che riguarda la cultura di genere. Abbiamo creato una lista di libri sul tema e invitato i cittadini ad acquistarli e regalarli alla città”.
Anche dai piccoli comuni, come Castel Maggiore, in provincia di Bologna, e Fiscaglie (Ferrara) si fa di tutto per abbattere le discriminazioni. “Certo -hanno detto il sindaco del Comune bolognese Belinda Gottardi e l’assessore di quello ferrarese Gianni Tuffanelli -, non abbiamo le associazioni che ci sono nei comuni capoluogo, ma proviamo ad organizzare iniziative”.
Giulia Gibertoni (M5s) ha sottolineato, però, come “chi è in politica è l’attore principale del cambiamento culturale: non bisogna aspettare che i cittadini si facciano avanti e ci chiedano informazioni sulle pari opportunità”. Centrale il tema della scuola, secondo Francesca Marchetti (Partito democratico), visto che “è vero, c’è titubanza, perché ogni volta che si parla di progetti e obiettivi legati alla lotta alla discriminazione ci si confonde con la teoria del gender. Non si parla più di clima e rispetto, ma viene subito catalogata come un’iniziativa che ha un altro fine. Su questo dovremmo creare una sinergia con l’ufficio scolastico regionale”.
(Margherita Giacchi)