Anche quest’estate sono arrivati in Assemblea legislativa i “Piccoli ambasciatori di pace” dal deserto del Sahara occidentale: un centinaio di bambini (1.470 che la Regione Emilia-Romagna ospita dal 1996 nell’ambito delle politiche regionali di cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale sanitaria) che nelle sale del Parlamento regionale calpestano tuniche bianche di “rappresentanza” e sventolano la bandiera del loro Stato, il Saharawi, sfoderando sorrisi e segni di pace alle telecamere. Sono i piccoli del popolo in lotta per l’indipendenza dal Marocco che ogni anno vengono accolti dalla Regione Emilia-Romagna, ospiti di famiglie, associazioni ed enti – prevalentemente nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini- che aderiscono alla campagna nazionale di accoglienza dal 1999. Il loro numero è andato via via aumentando negli anni: dai 30 del 1996 agli 85 dell’anno scorso, con punte di 105 e 114, rispettivamente nel 2006 e 2007.
Grande la gioia dei bambini Saharawi che nel pomeriggio hanno nuotato in piscina, e, nei due mesi in Italia faranno anche tappa al mare per trovare un po’ di sollievo dalle torride temperature del deserto dove vivono. “La loro presenza per noi è un onore ed è la conferma del nostro impegno per la loro causa”, spiega Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea e dell’Intergruppo regionale di amicizia con il popolo Saharawi, facendo riferimento alla battaglia che da anni vede l’Assemblea dell’Emilia-Romagna in prima fila con altre Regioni nella richiesta di un referendum per l’indipendenza. Anche il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha sollecitato perché vengano rispettati gli accordi presi in sede internazionale. “Oggi però”, continua Saliera, “è anche l’occasione per ringraziare le tante associazioni da sempre attive sul nostro territorio, una ricchezza in termini di democrazia e partecipazione alla vita civile dell’Emilia-Romagna”.
Il Saharawi day è stato anche l’occasione per far conoscere ai media e ai cittadini una causa quasi dimenticata, come spiega Gabriele Delmonte, “la causa di un popolo che non ha la propria terra e la propria libertà, ma si è dotato di una democrazia, di un forte senso civico e di una struttura”, nonostante gran parte dei loro abitanti sia costretto ancora a vivere nei campi profughi algerini.
“E’ una giornata importante non solo perché veniamo a contatto con le storie dei piccoli ambasciatori”, continua Yuri Torri, “ma anche dal punto di vista politico perché testimonia l’impegno dell’Assemblea da tutti i fronti per una causa pacifica che non smetteremo mai di sostenere”.
(Francesca Mezzadri, ha collaborato Tiziana Gardini)