Prevenzione diffusa, inclusiva e fin dall’asilo nido, enti locali maggiormente coinvolti e lotta all’esclusione attraverso le tecnologie. Sono gli input, i suggerimenti, le suggestioni che le associazioni ascoltate questa mattina in commissione Politiche per la salute, presieduta da Paolo Zoffoli, hanno voluto lanciare ai consiglieri regionali per rendere il disegno di legge in materia sempre più incisivo e legato ai bisogni dei cittadini. Un disegno di legge, di impulso assembleare, che ridisegnerà la salute del futuro partendo, per l’appunto, dalla prevenzione. E sono proprio le esperienze e i progetti attuati, sia a livello nazionale che regionale, che sono state portate come esempi di politiche preventive già attuabili e, in questo caso, già operative.
C’è quella del progetto Ferrara Città della prevenzione, presentata da Gabriele Guardigli: nato da sei mesi grazie alla donazione di un paziente, coinvolge mondo universitario, giovani dottori e Ausl. “In pieno centro di fronte a Palazzo dei Diamanti- ha spiegato Guardigli- è stato allestito uno studio per la prevenzione che permette ad ogni cittadino di calcolare il proprio rischio cardiocircolatorio in base al proprio stile di vita. In ogni farmacia abbiamo inserito totem per spiegare a tutti che il servizio è gratuito e tarato in base alle necessità di ognuno di noi. Così tutta la città è coinvolta. Abbiamo creato un app dedicata che permette di calcolare il rischio di malattie cardiocircolatorie direttamente dal cellulare. Ci sono materiali informativi dedicati ai più giovani, agli adolescenti e anche ai più anziani”.
O quella della Rete città sane illustrata dalla sua presidente Simona Arletti che ha puntato l’attenzione sul coinvolgimento degli enti locali perché “se il loro ruolo viene valorizzato- ha spiegato- la prevenzione primaria ha un impatto maggiore. Ecco perché suggeriamo di inserire nel progetto di legge, tra gli articoli 13 e 14, un punto dedicato esclusivamente alla questa materia. L’adesione alla Rete città sane è una scelta di tipo politico: l’impegno di impegnarsi per la salute migliorando la qualità della vita del territorio in cui si vive. Chi aderisce ha a disposizione una rete, nazionale e internazionale, che è essenziale per confrontare percorsi e migliorarsi. Sono 1400 le città europee di 30 Paesi che aderiscono, 80 in Italia e in Emilia Romagna sono Bologna, Modena, Piacenza, Ferrara, Forlì, Anzola dell’Emilia, Cadelbosco di sopra e Nonantola”. Presentazione cui ha fatto eco Giuseppe Boschini, consigliere del Partito democratico, che ha sottolineato l’importanza “delle tante iniziative che vengono messe in campo, ma allo stesso tempo l’esigenza di avere una banca dati per evitare che queste, come in alcuni casi accade, si sovrappongano”.
A spiegare come combattere l’emarginazione sono stati invece Maria Rita Serra e Claudio Bitelli di Aias Bologna che hanno sottolineato come gli ausili tecnologici e le esperienze di coabitazione, come quella del progetto sulla condominialità che vede protagoniste le persone con disabilità, prevengono l’esclusione sociale, aiutano il benessere delle famiglie e, in particolare per gli ausili tecnologici, fanno risparmiare”. E’ proprio su questo tema che Andrea Bertani del Movimento 5 stelle ha voluto chiedere quante risorse ci siano a disposizione perché c’è “il timore che questi strumenti non siano accessibili a tutti”. Timore fugato da Bitelli che ha spiegato come “in Emilia-Romagna ci siano diverse normative che offrono contributi pubblici per gli ausili tecnologici”.
La prevenzione fin da neonati è invece la proposta arrivata da Giovanni Spinella di Conacuore Onlus che ha voluto donare una bozza di progetto ai consiglieri.
(Andrea Perini)