Vivo il dibattito in Aula con i diversi gruppi politici che hanno espresso le proprie opinioni sul Piano integrato dei trasporti, adottato dall’Assemblea legislativa in questa due giorni d’Aula.
Manuela Rontini (Partito democratico) si è concentrata sulle opere programmate per il Ravennate, a partire dall’inserimento della tangenziale nord di Faenza fra le priorità della Regione: infatti sul cavalcavia che collega il casello autostradale passa infatti un milione di veicoli al mese. “Lavoro che va di pari passo con il lavoro che l’amministrazione comunale sta facendo per collegare il parcheggio scambiatore con il centro storico mediante l’utilizzo di un bus elettrico, il GreenGo-Bus”, ha specificato. “Per la strada statale 16 sono previste tutte le quattro varianti necessarie alla sua messa in piena sicurezza. Sono ugualmente prioritari il completamento delle varianti di Alfonsine (secondo lotto) fino al Ponte della Bastia e Argenta (primo lotto), la realizzazione delle varianti in corrispondenza degli abitati di Glorie, Mezzano e Camerlona e di quello di Fosso Ghiaia. Infine- ha sottolineato la presidente della commissione Ambiente- l’intesa sulla riqualificazione della Ravegnana per consegnare alle città di Ravenna e Forlì un adeguato collegamento”.
Daniele Marchetti (Lega Nord) ha invece focalizzato la propria attenzione su Bologna: “Gestire adeguatamente il sistema dei trasporti su scala bolognese vuol dire garantire buoni collegamenti a tutta la regione”. Per questo “la mancata realizzazione del Passante nord dopo anni di discussioni inutili” e il repentino “cambio di strategia verso il Passante di mezzo” non sono andati giù al consigliere. “Ci vorrebbero interventi strutturali utili come il Passante a sud, una seconda via rispetto al tracciato attuale che aiuterebbe i paesi dell’appennino bolognese”. E su Imola ha aggiunto: “Abbiamo firmato un ordine del giorno per l’intervento sul ponte del Santerno. L’infrastruttura, al centro del dibattito da quasi 30 anni, andrebbe a creare un nuovo collegamento, bypassando così il centro urbano e decongestionandolo dal traffico”.
Critico Yuri Torri (Sinistra italiana) che in apertura d’intervento ha rimarcato come il Prit sia “un provvedimento complesso vista la natura della regione: taglia quasi in due l’Italia ed è crocevia per i trasporti di tutto il Paese. Questo fa si che la complessità geografica si unisca a quella ambientale visto che abbiamo la peggiore aria d’Europa. È un Piano ambizioso e in alcuni punti anche coraggioso. Ma proprio per questo avremmo voluto un ripensamento radicale di diverse infrastrutture stradali programmate. Le avremmo volute meno impattanti sia dal punto di vista del consumo di suolo ma anche per puntare, ancora più decisi, sul trasporto ferroviario. Questa, per il Piano, è la fase di adozione. Noi quindi vogliamo essere costruttivi e porre questi elementi come spunto di confronto”.
Più duro, lato opposizione, Andrea Galli (Forza Italia) che ha definito il Piano “un bel libro dei sogni irrealizzabili di un’amministrazione regionale che limita da sempre se stessa, sia nelle promesse che nelle mancate realizzazioni. Ad oltre vent’anni dall’ultima realizzazione di un Prit si può vedere una bella pianificazione che serviva, allora come oggi, a fare una bella figura, ma poi poco o nulla si è fatto. Lo voglio sottolineare: come si fa a completare un piano di vent’anni fa che non è stato completato? Perché non è stato completato? È un richiamo che non fa ben sperare. In tutti questi anni cosa è cambiato?”.
Mentre Fabio Callori di Fratelli d’Italia ha analizzato la situazione della provincia di Piacenza: “È un Piano che dovrebbe dare uno sviluppo al futuro del nostro territorio emiliano-romagnolo. Però, soprattutto per quanto riguarda la parte piacentina, si trascina dati e numeri dal passato. Noi, a Piacenza, abbiamo delle zone vincolate che sono circa 6.151 ettari, secondi solo alle Valli di Comacchio e al ferrarese, e abbiamo circa 8.000 ettari di zone Sic in montagna. Tutti questi vincoli già costringono a fare meno di quello che si potrebbe fare. A Piacenza servono infrastrutture importanti che permettano spostamenti veloci tra collina e pianura. L’appello che quindi oggi faccio all’assessore, alla Giunta, alla maggioranza è questo: penso che l’attenzione vada soprattutto alle aree marginali. Piacenza è un’area marginale di confine: mi raccomando, mettiamoci l’attenzione che merita, se vogliamo uno sviluppo della nostra Regione anche verso le altre”. E Giancarlo Tagliaferri (Fdi) ha spronato il governo regionale a “passare velocemente dalla carta alle strade e alle ferrovie. Le opere vengano realizzate velocemente”. Mentre Michele Facci (Fdi) si è detto “perplesso: alcuni passaggi del piano sono già superati, mentre alcuni obiettivi sarebbero già dovuti essere realizzati”. E sul passante di mezzo a Bologna ha aggiunto: “E’ una soluzione che congestionerà ancora di più autostrada e tangenziale. Meglio il passante a sud”. Sul tram a Bologna ha invece previsto “ricadute negative per le zone interessate” e sulle ferrovie ha definito la programmazione “ampiamente insufficiente perché i problemi di carattere strutturale sono evidenti”.
Per Andrea Bertani (Movimento 5 stelle) siamo di fronte a una “programmazione irrealistica a cominciare dalla data: il 2025 è dietro l’angolo”. E ha attaccato, sottolineando come il Piano non sia “un’azione di programmazione” ma una “campagna di marketing pensata in vista della campagna elettorale. Ed è evidente- ha aggiunto- anche dagli emendamenti proposti: ogni consigliere ha voluto mettere la propria ‘bandierina’ per far contento il territorio”. Bertani bacchetta anche l’inserimento della dicitura ‘integrato’ che il Piano porta con sé nel titolo: “Non è così: c’è un forte focus sulle opere stradali, molto meno sulle ferrovie. Un vero Piano di programmazione stilerebbe una lista di priorità. Qui non c’è. Questo è il Prit della Cispadana e del cemento, non della mobilità sostenibile”.
Alle parole del Cinque stelle ha fatto sponda il consigliere del Gruppo Misto Gianluca Sassi: “Le opere ‘strategiche’ sono definite così da chi? Questo Prit è zoppo e non ha consistenza, ma queste sono scelte politiche: le vostre”, riferendosi alla giunta. Il consigliere ha poi stigmatizzato il comportamento tenuto dall’esecutivo sulle risoluzione presentate: “Avevo fatto proposte di buon senso che sarebbero servite per stilare il prossimo Prit. Sono state sostanzialmente ignorate”.
L’altra Cinque stelle, Giulia Gibertoni, si è scagliata contro la Cispadana: “Avremmo voluto un Piano diverso, più rispondente alle esigenze dei territori. L’autostrada Cispadana è un’opera anacronistica i cui costi stimati sono passati da ‘179 milioni, non un euro in più, a 279 milioni non un euro in più’. Intanto però non sono chiari i costi che avrebbe l’opera alternativa: una strada a scorrimento veloce. Mentre tutta l’Europa va verso una mobilità sostenibile, incentrata sul ferro, in Emilia-Romagna si va verso la costruzione di un’autostrada regionale. La lista delle occasioni mancate è lunga, e comprende anche l’integrazione vera e reale ferro-gomma. Mi spiace per le tante occasioni, anche di confronto, perse”. Alla Cinque stelle, sulla Cispadana, ha risposto Marco Pettazzoni (Lega): “Preferisco chi dice di non voler niente a chi è contrario all’autostrada e favorevole a una strada a scorrimento veloce che, tra l’altro, non si capisce neanche di che tipo sia”.
Silvia Piccinini (M5s) è tornata invece a chiedere un confronto in commissione con l’assessore ai Trasporti Donini per capire il futuro di Fer e ha rimesso l’accento sull’elettrificazione della Reggio-Guastalla: “La Regione non ci ha messo un euro e ha costretto Fer a prendere un mutuo da 5 milioni con tanto di interessi”. Infine, si è scagliata contro Tper: “E’ inaccettabile l’aumento del biglietto dell’autobus previsto a Bologna, quando sono anni che l’azienda fa utili”.
Affermazioni, quest’ultime, che hanno rappresentato un assist per Giuseppe Paruolo (Pd) che ha sottolineato: “Il problema esiste visto che Tper fa utili milionari da anni che per la maggior parte finiscono in tasse. Si fa fatica a capire perché non vengano reinvestiti in migliori servizi e condizioni per i cittadini”. E sull’azione legale di Tper nei confronti di l’ingegner Helmuth Moroder ha aggiunto: “E’ un atto arrogante tanto più che Tper non ha risposto mai nel merito alle parole espresse dall’ingegnere in commissione”.
Critica Silvia Prodi (Gruppo Misto), soprattutto sulla parte del documento che riguarda le infrastrutture. “E’ anacronistica- ha rimarcato- e contiene scelte strategiche delineate in un piano del 1998 quando lo scenario politico, sociale e ambientale era di due ere fa. Ora ci vuole una dose maggiore di innovazione, misure più stringenti e obiettivi che diano priorità all’ambiente”. Secondo la consigliera, è necessario adottare un approccio meno invasivo, con infrastrutture meno impattanti sul territorio. Riferendosi in particolare alla bretella Campogalliano-Sassuolo e alla Cispadana, Prodi ha rimarcato come siano “lo stesso tipo di opere che hanno già creato criticità sul territorio”.
Sulla stessa linea Igor Taruffi (Sinistra italiana) che ha ammesso: “Pur apprezzando gli sforzi fatti per il trasporto pubblico e ferroviario, anche in termini di stanziamenti economici, non possiamo non rilevare come su alcuni assi strategici, come la Campogalliano-Sassuolo e la Cispadana, siano state adottate soluzioni che non ci convincono”. Secondo il consigliere appare necessaria una “conversione ecologica dell’economia” e sia il Prit, che la legge urbanistica e il piano trasporti andrebbero rivisti “dando un segnale chiaro al contrasto del cambiamento climatico. Non è una questione del domani ma dell’ieri”, insiste Taruffi.
“Il Piano- ha chiuso l’assessore Raffaele Donini– punta sulla sostenibilità, sul riordino delle arterie strategiche della regione e sulla razionalizzazione delle grandi vie, sul comparto della logistica e sulla centralità del porto di Ravenna. Ha molti obiettivi e alcuni li stiamo già affrontando con investimenti che sono sotto gli occhi di tutti: la sostituzione, già avviata, di tutti i treni e di 600 autobus, oppure 2.000 colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Avremo, sulla governance, due grandi sfide: mettere a sistema le aziende di trasporto pubblico per renderle dei player in grado di confrontarsi con le grandi aziende mondiali, e l’accordo per l’upgrade delle ferrovie regionali che potrebbero essere incluse nella rete nazionale e quindi passare da Fer a Rfi”.
(Francesca Mezzadri/ Andrea Perini)