Ventiquattro ore di discussione, 1.787 emendamenti presentati che fanno profilare una votazione a oltranza e notturna sulla legge contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Con duri botta e risposta tra maggioranza e opposizione. Con i primi che sostengono che “tutelare i diritti delle minoranze sia fondamentale e che esista un incitamento all’odio travestito da libertà di espressione”; i secondi invece che reputano questo provvedimento “un manifesto ideologico”.
“Vero che la nostra legge regionale non può assumere nessuna competenza dello Stato – spiega la relatrice di maggioranza del Partito democratico Roberta Mori -, ma abbiamo l’obiettivo di superare qualsiasi forma di pregiudizio. La nostra terra, l’Emilia-Romagna, è stata sempre propensa all’evolversi della società senza mai dimenticarsi dei diritti delle persone. Questo testo di legge regionale è un testo rafforzato in molti passaggi e integrato dalle competenze. Il problema però resta l’ossessione ideologica di non considerare le istanze della minoranza ma le discriminazioni dovute a orientamento sessuale esistono davvero”. Per quanto riguarda il termine omotransnegatività inserito inizialmente nel titolo della legge, precisa ancora Mori, è stato eliminato per “evitare strumentalizzazioni”.
Il relatore di minoranza Michele Facci di Fratelli d’Italia attacca il provvedimento: “Si vuole mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente ed è grave che la Regione decida di schierarsi a favore di uno specifico orientamento ideologico. Esiste già una legge nazionale che tutela le persone dalle discriminazioni, questo provvedimento non ha senso. Forse si vuole qualcosa di più: si vuole portare avanti il pensiero unico. Qui si vuole far diventare legge pura ideologia, si vogliono imporre corsie preferenziali”. E che sia Facci il relatore di minoranza non trova il consenso del Movimento Cinque Stelle: “Lui non ci rappresenta – ha spiegato Silvia Piccinini – e voglio dissociarmi dalle sue parole”. Poi, critiche del M5s arrivano anche alla maggioranza: “Ci sono emendamenti che hanno peggiorato questo testo. A partire dal tema più spinoso, quello che riguarda la gpa (gravidanza per altri, ndr) e spiace che questo tema sia stato infilato in un emendamento e che venga maneggiato in questo modo. Affidate a un funzionario della Regione la possibilità di decidere quali siano le associazioni che parlano di gpa”. Dunque “un accordo al ribasso – insiste Piccinini – per tutelare gli interessi di partito. La priorità non sembra essere quella di fare una legge, ma mantenere gli equilibri con l’area cattolica del partito”.
Il provvedimento ha scatenato i partiti di centrodestra. “Se una persona nasce donna resta donna – dice Giancarlo Tagliaferri di Fdi – e nonostante modifiche decisamente migliorative in commissione, resta comunque una legge non accettabile e come noi la pensa la gran parte del popolo italiano. La nostra Costituzione mostra una cultura diversa da quella omosessuale e questa legge è autoritaria perché sceglie solo una cultura”. Secondo Daniele Marchetti (Lega nord) “la libertà di pensiero deve essere garantita, non si può mettere il bavaglio. Ho assistito ad un atteggiamento codardo da parte del Pd, specie in commissione dove avete avuto le bocche cucite: forse eravate consapevoli che l’equilibrio che avete messo in piedi sarebbe stato a rischio”. Per Fabio Callori (Fdi) “si dovrebbe parlare di sanità, liste di attesa e sicurezza. Se facessimo un referendum sul tema di questo provvedimento ci sarebbe una bassa partecipazione perché non interessa i cittadini”. “Una legge manifesto” secondo Matteo Rancan della Lega nord, che non crede che “la priorità sia una legge di questo tipo”.
“Sono mesi che questo pdl è fermo tra commissione e Assemblea- insiste Massimiliano Pompignoli del Carroccio- ed è inutile perché ci sono già in essere tutte le tutele atte a difendere chi è discriminato”. “Si nasce uomo o donna, non si nasce con un asterisco in fondo al nome”, fa eco Andrea Liverani, anche lui Lega nord.
Ma le repliche della maggioranza non si fanno attendere. “Quando i leghisti dicono prima gli emiliano-romagnoli – risponde Paolo Calvano del Partito democratico –, forse credono che i gay o le lesbiche non siano emiliano-romagnoli? O forse non sono degni? Stiamo parlando di diritti e non di privilegi”. Inoltre: “Sono stupito degli oltre mille emendamenti perché questo provvedimento è stato approvato in commissione e pensavo che ormai ci fosse la volontà di approvarlo anche in Aula. Questi emendamenti stanno dentro una strategia tutta ideologica che non prende atto che la maggioranza dell’aula ha deciso di votarlo”. “Quando c’è da estendere dei diritti – aggiunge Igor Taruffi di Sinistra italiana – c’è sempre qualcuno che alza la mano e dice ‘no’. Ma oggi noi faremo fare un passo avanti a una grande Regione”. Per Silvia Prodi del gruppo Misto “sono state dette cose indicibili contro le comunità Lgbti e sono stati presentati emendamenti offensivi e provocatori”.
A far discutere, specie tra la maggioranza e nel Movimento Cinque Stelle, è stato l’emendamento di Giuseppe Paruolo (Pd) che fa riferimento alla gpa (gravidanza per altri), divenuto l’articolo 12 del testo, e che spinge “la Regione a non concedere contributi ad associazioni che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità”. “Questo emendamento – dice l’esponente dem – è stato scritto anche per combattere le discriminazioni. Dentro il Pd c’erano punti di vista differenti, ma siamo arrivati a condividere un testo”. E secondo Paruolo “ci sono due schieramenti: uno che ci chiede con forza di arrivare a questa legge, ci segnala seri problemi di omofobia e aggressioni. Possiamo in coscienza dire che non ci siano? Io credo di no, e quando una persona viene derisa per il suo orientamento sessuale credo che si debba fare in modo che questo non avvenga. Dall’altra parte ci sono persone che dicono che c’è un tema che enfatizza la lotta alle discriminazioni parlando di un pensiero unico. E nella mancanza di rispetto reciproco io vedo un campanello d’allarme”. Il passaggio sulla gravidanza per altri ha suscitato la protesta del Movimento Cinque Stelle. “Inserire all’interno di questa legge l’emendamento del Pd è una forzatura- spiega Andrea Bertani– il diritto di non essere discriminato non può essere limitato”.
Antonio Mumolo (Pd) insiste nel dire che “molte cose ascoltate mi hanno fatto inorridire, su una cosa non sono veramente d’accordo: si è detto che in Emilia-Romagna non ci sia necessità di questa legge perché qui non ci sono discriminazioni. Ma potrei fare un lunghissimo elenco di discriminazioni avvenute in Emilia-Romagna e a Bologna”.
(Margherita Giacchi)