Identico il tema, il contrasto alla malavita organizzata e la promozione della legalità, diverso l’obiettivo dei lavori della commissione speciale d’inchiesta, la cui istituzione è prevista dall’articolo 40 dello Statuto, richiesta sia dal Gruppo Movimento 5 stelle, prima firmataria Giulia Gibertoni, sia dal Gruppo Lega Nord, primo firmatario Gabriele Delmonte, con due atti oggi passati all’esame dell’Assemblea legislativa. Dopo un lungo dibattito in Aula, la maggioranza, Pd e Sel, ha respinto le richieste di istituzione della commissione, a favore della quale, oltre ai due Gruppi proponenti, si sono dichiarati anche Fi e Fdi.
Alla luce delle recenti indagini, “che hanno messo in luce un radicamento delle mafie in Emilia-Romagna molto preoccupante, tanto che vede coinvolti soggetti residenti nel territorio”, spiega Silvia Piccinini (M5s) nell’illustrare l’atto del suo Gruppo, “la politica regionale deve far fronte alla diffusione della malavita organizzata con nuovi strumenti normativi”. La loro individuazione dovrà essere l’obiettivo finale della commissione d’inchiesta, che “non deve prevedere alcun compenso per i componenti e si avvale, senza alcun onere, del supporto degli uffici dell’Assemblea legislativa”.
“Chiediamo di istituire una commissione speciale d’inchiesta sul rispetto della legalità e sulle azioni di prevenzione necessarie a combattere infiltrazioni di stampo mafioso di qualsiasi genere sul territorio regionale”, afferma Gabriele Delmonte (Ln), illustrando il documento della Lega nord. “Il contrasto alle mafie e la promozione della legalità”, secondo il consigliere, “passa attraverso un’operazione di trasparenza particolarmente opportuna e necessaria alla luce dell’inchiesta giudiziaria Aemilia, che ha portato all’arresto di ben 117 persone”.
Dopo la presentazione dei due atti, apre il dibattito Giulia Gibertoni (M5s), che richiama la maggioranza alla necessità di approvare l’istituzione della commissione d’inchiesta. “La corruzione”, spiega, “è la porta d’ingresso della malavita organizzata nella pubblica amministrazione, dato che le mafie cercano la politica”. Il contrasto alle mafie e la promozione della legalità, quindi, conclude la capogruppo 5 stelle, “non può ammettere silenzi e il no alla nostra richiesta equivarrebbe a un silenzio”.
“La commissione d’inchiesta prevista dallo Statuto della Regione”, risponde Antonio Mumolo (Pd) dai banchi della maggioranza, “non ha potere d’indagine sul territorio, ma solo sull’attività amministrativa dell’Ente”. È, pertanto, “uno strumento poco efficace e rischia di creare inutili sovrapposizioni”. “D’altronde”, evidenzia il consigliere, “contro le infiltrazioni mafiose nella nostra regione è già stato presentato un progetto di legge da parte della maggioranza e un provvedimento della Giunta è in arrivo”. Gli strumenti amministrativi e legislativi ci sono, sintetizza Mumolo, e vanno resi operativi al più presto. Inoltre, “l’attività della Regione a favore contrasto alla criminalità organizzata è ampiamente documentata da ben tre leggi regionali in materia, fra le quali mi preme ricordare la n. 3/2011, e da una vasta raccolta di documenti e pubblicazioni”.
Tommaso Foti (Fdi), nell’annunciare il voto favorevole ai due provvedimenti, definisce la mafia “un terminale di azioni e di degenerazioni”, spiegando che la criminalità si contrasta anche con “l’educazione alla legalità: nelle scuole, nelle università e nelle istituzioni”, auspicando quindi il “primato della politica e non dell’affare”. Foti, infine, anticipa l’imminente richiesta di “istituzione di una commissione di studio sulla cooperazione in regione”, parlando di “intreccio tra gli indagati dell’inchiesta ‘Aemilia’ e un certo tipo di cooperazione”.
Fabio Rainieri (Ln) incentra il proprio intervento sulla presentazione di un emendamento all’atto firmato dal suo Gruppo nel quale si chiede di modificare il nome della commissione d’inchiesta, che, specifica, non deve avere solo funzione di contrasto alle mafie ma deve occuparsi anche, aspetto correlato, dei “fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale”. Infine, l’esponente Ln richiama “i legami tra la criminalità organizzata e il fenomeno dell’immigrazione clandestina”.
Gian Luca Sassi (M5s), in polemica con la maggioranza, afferma: “In questi anni sulle infiltrazioni mafiose in Assemblea legislativa sono state fatte solo chiacchiere. Il centro documentazione sulla criminalità organizzata, infatti, ha prodotto appena 10 dossier”. “La promozione di una solida cultura antimafia– conclude l’sponente 5 stelle– è meritoria, ma occorrono azioni concrete, come, appunto, l’istituzione di questa commissione”.
A nome della Giunta, conclude il dibattito generale l’intervento di Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità, che, ribadendo la sostanziale inutilità della commissione speciale d’indagine, “in quanto priva di poteri giuridici e inquirenti”, richiama quale “strumento massimamente efficace per la lotta all’attività delle mafie la confisca dei beni e il contrasto puntuale degli interessi economici, come previsto dalla legge ‘La Torre’”. Dopo aver richiamato l’impegno della Regione, che “nel 2008 ha bloccato un finanziamento di 15 milioni di euro per un intervento edilizio promosso da una serie di società molto opache” e che “nel 2012 ha richiesto l’apertura della Direzione antimafia anche in Emilia-Romagna”, contesta l’opinione di chi dipinge la regione come terra di mafia. “Stiamo attenti a non apporre etichette in modo superficiale”, ammonisce Mezzetti, “e concentriamoci sulle azioni, come sta facendo la Giunta con il suo pacchetto di proposte, più che sulle opinioni o la propaganda”.
Gibertoni, annunciando il voto favorevole del Movimento 5 stelle ai due atti e all’emendamento di Rainieri, riferisce del “sì alla commissione in Regione Piemonte”, chiedendo alla maggioranza “per quale motivo in Emilia-Romagna ci si rifiuti di avvalersi di tale strumento”.
Delmonte, annunciando il voto favorevole della Lega Nord, chiede alla maggioranza “perché la consulta regionale annunciata dalla Giunta va bene e la commissione d’inchiesta no?”.
Mumolo, dichiarando il no del Pd ai provvedimenti, riferisce che “occorre diffondere la cultura della legalità e la prevenzione, non abbiamo altri poteri”, aggiungendo che “la scorsa legislatura sono state approvate tre leggi in contrasto alla criminalità organizzata” e numerosi sono stati in questi anni i “progetti finanziati, gli accordi con il territorio e gli incontri con i ragazzi”.
Igor Taruffi, capogruppo Sel, annuncia il no alle proposte e dichiara: “Quali risultati potrebbe dare questa commissione, considerati i poteri e gli strumenti a disposizione?”. Spiegato poi che “non esiste un anno zero, non dobbiamo pensarci pionieri, è importante capire quello che è stato fatto e contribuire a migliorarlo”.
Rainieri (Ln), annunciando la personale astensione all’emendamento da lui stesso presentato, chiosa: “Sono 170 gli indagati nell’inchiesta Aemilia; quello che avete fatto finora non è servito a nulla”.
Bertani (M5s), infine, parla di uno “strumento utile ai consiglieri per fare il proprio lavoro. Per quanto modesto, può comunque essere utile”.


