Parità, diritti e partecipazione

Sanità. Fine vita, Aula respinge la risoluzione di Sassi (Misto) sulla “bio-urna”

“La modalità contrasta con l’articolo 411 del codice penale” ha detto Zappaterra (Pd). Parere favorevole invece dal M5s con il capogruppo Bertani

Respinta in Aula la risoluzione di Gian Luca Sassi del gruppo Misto sull’utilizzo della “bio-urna” per rispettare la scelta del defunto che, in vita, ha manifestato la volontà della dispersione delle proprie ceneri. Il contenitore, ha evidenziato il consigliere, è costituito da materiale biodegradabile e composto da una capsula superiore che contiene semi, da un substrato vegetale per facilitarne il germoglio e da una capsula inferiore riservata alle ceneri.

“Oggi- ha sostenuto il consigliere- le norme permettono di disperdere le ceneri e dare una risposta anche a chi non si riconosce nelle usanze funebri tradizionali. L’assenza di pericolo sanitario ha reso possibile la conservazione dell’urna funebre anche fuori dalla cinta di un camposanto, per esempio in un luogo significativo per il defunto e i suoi cari. Un luogo dove sia possibile coltivare la memoria in modo partecipe e convinto. Oppure si può optare per la dispersione in natura a scelta dell’interessato”.

Il Partito democratico ha espresso parere contrario con Marcella Zappaterra, secondo cui la “bio-urna” potrebbe risultare in contrasto con l’articolo 411 del codice penale, pur accogliendo la stretta attualità e l’interesse che il  tema registra nei bisogni dei cittadini. Favorevole invece all’atto di indirizzo il Movimento 5 stelle con Andrea Bertani, che si è focalizzato sull’impatto “green” del contenitore: “Il fatto che sia totalmente biodegradabile comporta una dispersione delle ceneri in natura, per così dire a rilascio controllato e sotto al terreno”.

In chiusura l’intervento di Sassi che ha difeso l’iniziativa e affermato che non esiste nessun tipo di conflitto con la normativa vigente, visto che “l’unica differenza che si può delineare è la modalità con cui si attua quanto già previsto dalla legge regionale del 2004”.

(Nicoletta Pettinari)

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