Una rete “informale” di famiglie disposte ad accogliere momentaneamente bambini che hanno bisogno di ospitalità, per una situazione familiare difficile o, ad esempio, il ricovero di un genitore in ospedale o una partenza improvvisa. È l’esperienza della rete di affido di emergenza di Reggio Emilia, portata in Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna da una delle referenti per le famiglie, Daniela Casi. “La vicenda scoppiata in Val d’Enza ha creato molto disorientamento, ma noi vogliamo far emergere il bene che c’è nel mondo degli affidi”, spiega Casi. “Con l’inchiesta si è creata una sorta di ‘cappa negativa’ su uno degli aspetti più marginali di un affido, quello del contributo economico. Ma le famiglie affidatarie non sono interessate di certo a questo”. Poi ammette: “In questo periodo ci stanno arrivando molte meno richieste di emergenza rispetto a prima”.
Come funziona la rete di emergenza. Su segnalazione degli assistenti sociali, le referenti vengono “allertate” per trovare una sistemazione ai minori che hanno necessità e che rimarranno in “affido di emergenza” presso “genitori volontari” per un periodo di tempo di circa 30 giorni: alla scadenza di questi i bambini torneranno nelle famiglie di origine o, se necessario, proseguiranno il loro percorso di affido seguiti dai servizi. “Noi veniamo contattate dall’assistente sociale, passiamo voce tra le famiglie ed entro sera ne troviamo una disponibile”, spiega Casi. “Lo chiamiamo ‘spirito di cortile’: ovvero quello spirito di collaborazione e aiuto di quartiere, basata sulla fiducia reciproca”. La rete, nata oltre 20 anni fa dal mondo cattolico, ha stretto dal 1996 una convenzione con i Comuni della Provincia di Reggio Emilia e da allora ha contato 1.259 segnalazioni di allerta da parte degli assistenti sociali, 625 attivazioni di emergenze, 693 bimbi accolti in famiglia, 64 adolescenti e 79 mamme. Nel reggiano, ma non solo.
Quella della rete di affido di emergenza è stata una testimonianza molto apprezzata dai commissari: Paolo Zoffoli (Pd) ha parlato di una “bellissima esperienza, che ci rende partecipi dell’aiuto reale che date alle famiglie in difficoltà”, e Andrea Galli (Fi) ha sottolineato la “grande generosità di questo racconto”. Silvia Prodi (Misto) ha spiegato come le famiglie affidatarie stiano vivendo un momento molto difficile dopo le ultime vicende giudiziarie, mentre la vicepresidente Raffaella Sensoli (M5s) e il presidente della commissione Giuseppe Boschini (Pd) hanno chiesto informazioni sul rapporto con le famiglie di origine e con il Tribunale per i minorenni. Per Casi “è impossibile generalizzare, abbiamo avuto esperienze diversissime da giudice a giudice e da famiglia a famiglia. Sicuramente abbiamo il sacco pieno di storie bellissime”. E lancia una richiesta di aiuto: “Viviamo situazioni davvero critiche con i minori disabili, ci servirebbe più sostegno, anche normativo”. A questo punto Paolo Calvano (Pd), rimarcando l’importanza di questo “welfare volontaristico” ha lanciato una sponda: “Ora sta a noi intervenire a livello legislativo per dare più garanzie a famiglie come le vostre”.
(Giulia Paltrinieri)