Sanità e welfare

Minori. In Commissione l’ex assessore Gualmini: “Serve più prevenzione e gestione uniforme dei servizi. Troppi casi agli assistenti sociali”

In audizione anche l’assessore regionale al Bilancio Emma Petitti e Kyriakoula Petropulacos, responsabile della Direzione generale Sanità della Regione

Gualmini in Commissione speciale d'inchiesta sul sistema di tutela dei minori

Lavorare sulla prevenzione dei disagi famigliari e intervenire sul rischio di stress lavoro-correlato per gli assistenti sociali, che devono gestire un numero eccessivo di casi e in grande carenza di turnover. Ma anche omogeneizzare i modelli organizzativi, differenti da un territorio all’altro, con strumenti più uniformi e cogenti. È questa la strada da seguire per Elisabetta Gualmini, oggi eurodeputata e già assessore regionale al Welfare e alle politiche sociali fino allo scorso giugno, ascoltata ieri in Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, presieduta da Giuseppe Boschini, insieme all’assessore al Bilancio Emma Petitti e a Kyriakoula Petropulacos, responsabile della Direzione generale Sanità della Regione. “Durante il mio mandato mi sono interrogata a lungo sul tema delle debolezze delle strutture genitoriali- ha spiegato Gualmini- e per questo abbiamo deciso di incentivare la rete dei centri per la famiglia, che ora sono 34 in regione, e i programmi di prevenzione”. E sulle criticità dei servizi sociali ha commentato: “Il problema degli assistenti sociali non è l’isolamento, ma il numero di casi sempre crescente che rischia di portarli al burnout. C’è poi un problema di ‘ricambio’, perché molti lavoratori non riescono a gestire casi così pesanti per tutta la vita. Dobbiamo agire su questo”.

Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia è tornato sul tema della sperimentalità del Centro La Cura di Bibbiano: “Era stata proprio lei, assessore Gualmini, a definirla una struttura sperimentale in risposta a una mia interrogazione. Il suo assessorato era al corrente quindi di quanto stava accadendo?”. “La Regione non ha alcuna competenza per autorizzare un centro come sperimentale, se non sulla forma organizzativa e gestionale- ha risposto l’ex vicepresidente-. E non lo ha fatto, si è solo limitata a recepire un’autodefinizione data dal centro stesso. Ora la magistratura farà il suo corso, ma non credo che il nocciolo della questione stia nel discutere del modello organizzativo di questo centro”. Unico centro attivo, quindi, con un’equipe di secondo livello promossa e proposta dalla CTSS della Città Metropolitana sarebbe, alla data dei fatti secondo Gualmini, il Faro di Bologna.

Sul patrocino della Regione al convegno organizzato da La Cura nel 2018 si è concentrato invece Stefano Bargi della Lega, che ha chiesto informazioni anche sul tema dei controlli previsti dalla direttiva regionale in materia di affidi e accoglienza in comunità. “Parliamo di patrocini non onerosi- ha risposto Gualmini- e vengono dati sempre quando ospiti e temi presentino coerenza e plausibilità”. Mentre sul monitoraggio ha precisato: “È stato compiuto sulle strutture di accoglienza con visite della Garante Infanzia, in collaborazione con il dipartimento di giustizia minorile. La direttiva prevede anche un tavolo di monitoraggio che si riunisce ed è operativo”.

Gian Luca Sassi (Misto) ha chiesto chiarezza, invece, sulla raccomandazione inviata nel 2015 all’assessorato dall’ex Garante Infanzia, Luigi Fadiga, per segnalare una situazione particolarmente critica in Val d’Enza: “La segnalazione non ricevette risposta, ci furono motivi particolari?”. Gualmini ha risposto che le raccomandazioni, per legge, non necessitano di risposta: “Alle raccomandazioni non si risponde, ma vi si dà seguito nella pratica. Il Garante diede suggerimenti su come muoversi e riportò una situazione grave, soprattutto per uno specifico caso riguardante una ragazzina, ma non allarmante per tutto il territorio”. Sassi ha poi chiesto all’assessore Petitti chiarimenti sui fondi stanziati dalla Regione ai Comuni della Val d’Enza per la gestione dei servizi di welfare per i minori e l’assessore ha ricordato come l’amministrazione regionale assegni i contributi ai Comuni sulla base di macroaree di spesa, all’interno delle quali le amministrazioni comunali hanno ampio margine discrezionale sul loro impiego. “Dall’ultimo Piano Socio Sanitario Regionale i Comuni- ha spiegato Petitti- sono successivamente chiamati a rendicontare in modo puntuale i fondi ricevuti sulla base di 34 schede di monitoraggio predisposte dalla Regione e finalizzate a consentire una verifica rigorosa di dove e come sono stati impegnati”. Anche la direttrice Petropulacos ha rimarcato questo aspetto: “Siamo in attesa delle informazioni fornite dai Comuni sul PSSR. Così potremo verificare dove vengono allocati i vari canali di spesa”.

Paolo Calvano (Pd) ha posto invece l’attenzione sui progetti di prevenzione. A partire da “Pippi”, il Programma di intervento per la prevenzione dell’istituzionalizzazione. “Si tratta di progetti il cui obiettivo è lavorare il più possibile sui conflitti e i disagi genitoriali per fare in modo che la famiglia rimanga in piedi e il minore non venga allontanato”, ha sottolineato Gualmini. “Sono attivi in 21 distretti della regione, un risultato importante”.

Andrea Bertani (M5s) ha sottolineato anche il problema delle banche dati: “Non sono utilizzate nel pieno della loro funzionalità, se fossero più efficienti forse in Val d’Enza si sarebbero notate delle anomalie, come ad esempio l’escalation di prese in carico per violenza in quel territorio”. E sul controllo della gestione delle risorse assegnate ai Comuni ha aggiunto: “Dare soldi senza controllo, secondo me, è una falla del sistema”. Per Gualmini però non ci sarebbero state particolari dissonanze nei dati della Val d’Enza: “Riconosco però che il problema delle banche dati c’è e va risolto”.

Gabriele Delmonte della Lega si è soffermato invece su una norma regionale modificata nel 2016, la quale prevede che il minore in affido debba essere accolto preferibilmente da famiglie con figli o da persone singole (e, se questo non fosse possibile, in comunità): “Nei casi oggetto dell’indagine Angeli e demoni non è stato così, non è questo il tipo di famiglie scelto”, ha fatto notare il consigliere leghista. “Pensa che questa modifica normativa possa aver influito su come sono andate le cose? A mio parere, in un qualche modo, sì”. Secondo Gualmini, invece, non ci sarebbe alcuna correlazione diretta: “Mi sento di escluderlo. Quello che vediamo, invece, è il calo drastico di famiglie disposte ad accogliere”.

(Giulia Paltrinieri)

Sanità e welfare