Evitare che soggetti legati da vincoli di parentela, affinità, matrimonio o convivenza si trovino a lavorare in rapporto di diretta subordinazione. Questo è il succo del progetto di legge presentato da Giulia Gibertoni del Movimento Cinque Stelle, poi integrato dal Partito democratico, approvato oggi in Aula con il voto a favore di Pd, ER Coraggiosa, Silvia Prodi del gruppo Misto, M5s e Lega, l’astensione di Fratelli d’Italia e Forza Italia e la non partecipazione al voto di Michele Facci del Misto. Il primo provvedimento presentato nel 2017 da Gibertoni, prevedeva di eliminare vincoli di parentela nel settore sanitario. Ora, l’intenzione di eliminarli è stata estesa a tutti i rami della pubblica amministrazione.
“Abbiamo sentito il dovere- spiega il relatore di maggioranza Stefano Caliandro (Pd)– di intervenire e consegnare a questo mandato amministrativo un modello di trasparenza, trasmettendo un messaggio di sobrietà. Questa Regione non ha mai avuto nulla da nascondere, dunque speravo che ci potesse essere un voto unanime, altrimenti la destra tira fuori il petto a parole, ma nei fatti nasconde la testa come gli struzzi”. Giulia Gibertoni, relatrice di minoranza, si è detta “soddisfatta che questo provvedimento arrivi finalmente in Aula. Mi sembrava doveroso presentarlo, perché spesso venivano evidenziate situazioni in cui due coniugi lavoravano insieme e uno dei due esercitava un ruolo dirigenziale o i figli di un dirigente lavoravano nello stesso reparto. Il rischio, poi, è quello di compromettere l’immagine delle strutture”.
Ma l’opposizione, in particolare Andrea Galli di Forza Italia, lamenta “poca coerenza. Ovvio che non si può essere in disaccordo con questo provvedimento, però non accetto lezioni da un Movimento che ha come deputata Barbara Lezzi che tra 20 mila curricula arrivati, ha scelto come portaborse la figlia del fidanzato. C’è molta demagogia in questo provvedimento, compresa la tempistica: guarda caso, si porta in Aula proprio ora, quando questo pdl è in attesa dal 2017”. Secondo Marco Pettazzoni (Lega) “il Pd si è convertito sulla via di Damasco: recepisce un provvedimento e lo estende, facendo una cosa giusta, ma ovviamente nel 2017 non ha mai considerato questo provvedimento, ora invece apre i portoni al M5s”. Secondo Fabio Callori di Fratelli d’Italia, “l’ottica è condivisibile, c’è però sempre il modo in cui le cose vengono presentate. Questa norma può essere bypassata con un po’ di furbizia, quindi è solo di facciata e non porterà nessuna soluzione del problema”. Michele Facci (Misto) ha sottolineato come “questi provvedimenti, così come i finanziamenti e le risorse per i progetti sul territorio, arrivano guarda caso sempre in campagna elettorale. In altri periodi l’avrei anche potuto sottoscrivere, ma ora preferisco non partecipare al voto”.
Per Igor Taruffi (ER Coraggiosa) “si fanno queste leggi non perché dobbiamo correggere qualcosa che non va, ma per evitare che in futuro succedano cose che non vanno bene. Pensiamo alla tutela delle istituzioni negli anni futuri, non per i soli due mesi prima del voto. In questa regione non lavorano gli amici degli amici o chi ha le tessere: se l’opposizione pensa questo denunci pure, altrimenti non accetto critiche”.
(Margherita Giacchi)