Sanità e welfare

Problemi nel rimpiazzo dei medici nel piacentino, per Callori (Fdi) c’è il “rischio che i professionisti abbandonino la regione”

Scarsa densità del territorio, soprattutto montano, pensionamenti e riduzione degli organici all’origine della problematica. Il consigliere sollecita un intervento urgente da parte della Giunta: “Ottanta lordi pro capite all’anno non bastano a pagare l’ambulatorio”

Fabio Callori (FdI)

Meno della metà delle aree classificate come “carenti di personale medico” nel piacentino sono state coperte, nello specifico nove posti su 24 nel solo mese di novembre. Le restanti 15 sono state rifiutate e, dunque, “nessun medico italiano le ha ritenute appetibili”. È quanto emerge da un’interrogazione di Fabio Callori di Fratelli d’Italia, che pone l’attenzione sulla carenza di medici e operatori assistenziali a Piacenza. Il consigliere chiede alla Giunta di attivarsi per far fronte alla grave situazione, con focus sulla tempistica con cui intervenire, visto “il preoccupante allarme lanciato dal presidente provinciale dell’ordine dei medici di Piacenza”.

Il gioco non varrebbe la candela, in sostanza, dal momento che il territorio, soprattutto montano e con scarsa densità demografica, non è “sostenibile per i camici bianchi che ricevono 80 euro lordi pro capite all’anno, introito che non basta a pagare l’ambulatorio”.

Pensionamenti e riduzione di nuovi ingressi all’origine della problematica. Per Callori da adesso e fino al 2023 su 190 medici di medicina generale ci sarà un taglio pari al 40%: “Le regole di ingaggio sono da cambiare altrimenti si rischia di lasciare tanta gente senza medico- spiega l’esponente di Fdi- e si è arrivati al paradosso di richiamare dottori pensionati, o, come è accaduto nei pressi di Piacenza, di apporre cartelli fuori dall’ambulatorio del tenore ‘vietato ammalarsi'”.

Occorrono più dialogo e collaborazione tra direzione sanitaria e personale medico, secondo il consigliere, organizzando diversamente il lavoro con turni meno pesanti per l’organico ridotto, più formazione e ricerca, senza ignorare i segnali di malessere e l’abbandono “di eccellenti professionisti per andare in altre strutture e regioni”.

(Nicoletta Pettinari)

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