COMUNICATO
Sanità e welfare

Sanità Modena. Tre giorni di sciopero nel soccorso d’emergenza, Callori (Fdi) accusa l’Ausl

“Personale privo di titoli in sostituzione di quello mancante. Bene sindacato Snami, la Regione intervenga su carenze di organico e mezzi di soccorso”

Lo sciopero indetto dal 10 al 12 dicembre dai medici dell’emergenza sanitaria territoriale che lavorano nell’Ausl di Modena finisce al centro di un’interrogazione del consigliere di Fratelli d’Italia Fabio Callori, che chiede alla giunta regionale, tramite un’interrogazione, di “scongiurare situazioni di rottura e trovare soluzioni concrete per sanare le criticità di tutta la rete del soccorso d’urgenza”.

“Le problematiche sollevate dallo Snami (sindacato nazionale autonomo medici italiani), nel caso specifico riguardanti l’Ausl di Modena- sottolinea l’esponente di Fdi-, evidenziano in realtà una situazione di criticità ravvisabile nell’intera organizzazione di emergenza urgenza regionale, negli ultimi anni denunciata a più voci anche da medici, infermieri e da tutti gli operatori coinvolti”.

Dunque Callori chiede alla giunta “se intenda intervenire per favorire un dialogo con tutte le parti interessate per scongiurare situazioni di rottura e trovare soluzioni concrete per sanare le criticità di tutta la rete del soccorso d’urgenza che ad oggi risulta in sofferenza, soprattutto per le carenze di organico e di adeguati mezzi di soccorso in dotazione”.

Callori invita poi la giunta ad esprimersi “sul fatto che per anni e anni nella provincia di Modena, personale privo dei titoli necessari per l’inquadramento nella disciplina ‘Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza’ sia stato utilizzato di fatto in sostituzione del personale dipendente specialista mancante nelle strutture di emergenza urgenza, peraltro in un contesto nel quale la stessa Regione, non attivando la formazione part-time già esistente dal 2006, ha nei fatti impedito a questi professionisti l’acquisizione dei titoli minimi necessari anche solo alla stabilizzazione delle posizioni di lavoro”.

(Margherita Giacchi)

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