Sanità e welfare

Gibertoni (M5s): “Riaprire i punti nascita negli ospedali dell’Appennino”

“Occorre sostenere convintamente la necessità di aggiungere flessibilità agli standard nazionali sui punti nascita e sui posti letto, rivedendo contestualmente l’organizzazione sanitaria ospedaliera e territoriale”

Giulia Gibertoni

“Riaprire con celerità i punti nascita negli ospedali di Alto Reno Terme (Bologna), Pavullo nel Frignano (Modena), Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia) e Borgo Val di Taro (Parma)”. A chiederlo, con una risoluzione rivolta al governo regionale, è Giulia Gibertoni (M5s).

La consigliera, nel rilevare che è diritto delle donne decidere sul luogo in cui fare nascere il proprio bambino, chiede, a partire dai quattro punti nascita della montagna, che “sia garantita la massima sicurezza sia alle partorienti sia ai nascituri così come agli operatori sanitari”. In particolare, prosegue, “per quelle donne che hanno avuto precedenti gravidanze difficili o a rischio e complicanze dopo il parto”. La pentastellata, sullo stesso argomento, richiede poi di “non trascurare il tema dei tempi di trasferimento dalle strutture delle zone montane ad altri ospedali”.

L’esponente dei 5 stelle sollecita poi l’esecutivo regionale “a valutare, oltre al fatto di far ruotare il personale su più presidi, un’opera straordinaria di reclutamento di nuovo personale, prevedendo contestualmente un intervento nelle discipline dove c’è carenza di specializzati”. Chiede poi “di considerare la possibilità di rivedere l’organizzazione sanitaria pubblica ospedaliera e territoriale, riformulando il piano sociosanitario, affinché venga attribuita dignità alle strutture sanitarie più piccole, oggi senza garanzie, aggiungendo quindi flessibilità agli standard nazionali sui punti nascita e sui posti letto di tutti gli ospedali a tutela della sicurezza dei cittadini residenti e non residenti”.

La chiusura di questi quattro punti nascita, rimarca Giulia Gibertoni Gibertoni, “ha comportato e comporta tuttora, insieme ad altre condizioni sfavorevoli, il progressivo abbandono delle zone di montagna del nostro territorio regionale”. Occorre quindi, conclude, “sostenere convintamente la necessità di aggiungere flessibilità agli standard nazionali sui punti nascita e sui posti letto, rivedendo contestualmente l’organizzazione sanitaria ospedaliera e territoriale”.

(Cristian Casali)

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