“Quante sono, su base provinciale, le richieste giunte ad Arpae per il potenziamento del sistema 5G e, rispetto a queste, quanti sono i pareri positivi rilasciati dall’Agenzia regionale per l’ambiente?”.
Lo chiede Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) con un’interrogazione in cui viene richiesto il dettaglio delle antenne in relazione alla banda di frequenza, compresi gli impianti a 26 GHZ che rappresentano le così tanto contestate “onde millimetriche” che, per essere diffuse efficacemente, abbisognano di una rete di antenne più piccole e meno potenti ma molto più diffuse sul territorio.
La capogruppo rimarca come “le motivazioni per l’introduzione del 5G appaiono strettamente di natura economica e legate all’introduzione di bisogni indotti non necessari, in quanto la rete di precedente generazione 4G e le reti fisse, in particolare quelle in fibra ottica, offrono già oggi velocità e latenza adeguate” e mostra la sua preoccupazione riportando osservazioni scientifiche per cui “il 5G si assommerebbe alle onde elettromagnetiche già esistenti, con effetti biologici avversi che compromettono la salute della popolazione e che possono essere causa di effetti non termici, fino alla cancerogenesi”.
In relazione alla situazione che si sta delineando e soprattutto alla normativa attualmente vigente che prescrive specifici limiti e metodi di misurazione del campo elettrico, Gibertoni chiede uno specifico impegno nei confronti del governo anche attraverso la collaborazione con le altre Regioni. In generale, poi, la consigliera auspica che il monitoraggio capillare del territorio venga gestito dai Comuni attraverso specifiche centraline che vadano a monitorare in continuo i luoghi sensibili, l’ulteriore cablatura di tutti gli edifici pubblici e di nuova costruzione per limitare l’uso del wireless e la predisposizione, analogamente a quanto viene fatto per il fumo, di apposite zone “WiFi free”.