Le drammatiche condizioni di migliaia di persone nel campo di Lipa, in Bosnia-Erzegovina, hanno spinto i consiglieri di Emilia-Romagna Coraggiosa e del Partito democratico a presentare una risoluzione per sollecitare un intervento di aiuti umanitari della Regione che chiami in causa anche il governo.
Il testo, primo firmatario Federico Amico (Emilia-Romagna coraggiosa), è stato sottoscritto anche dal collega consigliere Igor Taruffi e dalla consigliera Palma Costi (Partito democratico).
L’atto di indirizzo chiede “il riconoscimento del campo profughi improvvisato presso Lipa (Bosnia-Eregovina) come emergenza umanitaria su cui convogliare gli sforzi delle Organizzazioni Non Governative in grado di fornire assistenza alle persone”. Per i consiglieri, inoltre, va promosso un lavoro di sensibilizzazione sia perché la Regione presiede l’Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE/CEMR), sia perché diversi comuni emiliano-romagnoli risultano gemellati con altrettanti comuni bosniaci (Tusla, Bihac, etc.). Questi ultimi dovrebbero coordinarsi “per realizzare un intervento di emergenza a carattere di aiuto umanitario con il coinvolgimento delle Protezioni Civili della Regione e delle ONG presenti da tempo in Bosnia-Erzegovina”. Infine, secondo Amico, la risoluzione va inviata ai presidenti di Camera e Senato e al ministero degli Esteri “per sollecitare il governo a inviare aiuti alle persone e a promuovere a livello europeo e internazionale soluzioni strutturali efficaci in tema di migrazione che prevengano l’insorgere di codeste situazioni inaccettabili”.
Nelle ultime settimane, circa 3 mila persone, fra loro bambini, anziani e donne, “dormono in edifici abbandonati in campi improvvisati nel nord-ovest della Bosnia-Erzegovina con casi di congelamento, ipotermia e altri gravi problemi di salute” a cui si aggiunge l’emergenza per l’epidemia di Covid-19. La Ue, ricorda Amico, ha già “condannato le azioni inaccettabili intraprese dalle autorità del cantone di Una-Sana, che ha trasferito con la forza rifugiati e migranti dal centro di accoglienza temporanea ‘Bira’ a Bihac fuori dal centro di emergenza di Lipa, che era già a pieno regime”. Il campo è stato chiuso dopo un incendio e ai profughi se ne sono aggiunti altri 2 mila provenienti da Siria e Pakistan. Le ONG italiane riportano di una forte ostilità dei residenti ai profughi.
La Bosnia ha chiesto nel 2016 di entrare a far parte della Ue, ma l’Unione ha due linee politiche sui diritti umani: la tutela e la promozione, principi che devono essere rispettati. “L‘Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione ha esortato la Bosnia a trovare in tempi brevi soluzioni alternative”, afferma la risoluzione, e le ONG hanno sollecitato il governo italiano a trovare una soluzione all’emergenza, sull’esempio di quanto fatto in Libano.
Per i consiglieri “non si può ignorare che l’annoso problema dell’immigrazione rimarrà ingestibile senza che si rimetta mano alla revisione delle normative attuali in materia di immigrazione e la creazione di un sistema di accoglienza stabile per non doversi sempre ridurre a gestire la migrazione come una vicenda di emergenza”.