Sanità e welfare

Welfare. Pigoni (lista Bonaccini): “Prorogare la scadenza per l’accreditamento dei nidi”

“Molte strutture private sono in difficoltà a causa della crisi, della burocrazia e del pagamento anticipato dei costi di gestione. E a risentirne potrebbero essere anche le mamme che lavorano”

Prorogare la data dell’accreditamento dei nidi privati, a causa delle difficoltà dovute alle procedure burocratiche e all’anticipo dei costi, come previsto dalla Delibera di Giunta 704/2019.

La risoluzione con cui si chiede la proroga alla Giunta è stata presentata dalla consigliera Giulia Pigoni (lista Bonaccini) che ricorda come la data prevista quale termine ultimo per la richiesta di accreditamento sia il 30 giugno 2021.

La capogruppo, nell’atto di indirizzo, invita la Regione a prorogare o “a prevedere comunque una diversa articolazione dei tempi di prima applicazione della direttiva, che tenga debitamente conto delle diverse situazioni dei soggetti del sistema integrato dei servizi educativi per l’infanzia in ordine all’avvio, laddove possibile, delle procedure necessarie per pervenire progressivamente all’accreditamento dei servizi nidi per l’infanzia”.

La consigliera ricorda che “a causa dell’attuale emergenza pandemica, i servizi educativi per la prima infanzia stanno attraversando una grave crisi economica: i nidi pubblici e privati hanno dovuto fronteggiare aumenti di costi legati alle misure di sicurezza per prevenire i contagi e un calo delle entrate da rette in seguito alle temporanee sospensioni delle attivita legate a casi di quarantena nelle singole sezioni”. Si aggiunge, inoltre, anche una difficoltà pedagogica perché sono state riviste alcune “scelte organizzative in relazione a spazi, tempi, contesti del lavoro educativo” oltre che “a dover ricostruire modi e forme per mantenere un filo diretto con bambini e famiglie”.

Pigoni, infine, segnala le preoccupazioni provenienti dai territori e considera anche che le difficoltà di accesso ai nidi, per carenza di strutture e questioni economiche, “e un elemento determinante nell’aggravare la situazione occupazionale delle madri”.

 

 

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