Governo locale e legalità

Legalità. “Ritratti del coraggio”: 28 storie di magistrati raccontate da Amore, Davigo e De Francisci

“Nel momento storico attuale, in cui il rischio è quello che le mafie sfruttino l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica, è ancora più importante diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza attiva, partendo dalla conoscenza di figure e persone esemplari che hanno fatto della lotta alla criminalità organizzata la loro ragione di vita”, ha sottolineato la presidente Petitti

La storia di 28 magistrati che hanno combattuto le mafie e il terrorismo sacrificando le loro vite: un libro, “ Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati”, dedicato a queste valorose persone, per ricordare il loro impegno a tutela della legalità.

In Italia i numeri collegati alla brutalità mafiosa e terroristica sono drammatici, da guerra civile: migliaia di persone oneste hanno perso la vita combattendo questi fenomeni, e una delle categorie più colpite è sicuramente quella della magistratura.

Ne hanno parlato un incontro online promosso dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e organizzato dall’Unione province italiane (Upi) regionale, i magistrati Stefano Amore, Piercamillo Davigo e Ignazio De Francisci.

Un libro, curato dallo stesso Stefano Amore, ha ricordato il direttore generale dell’Assemblea legislativa Leonardo Draghetti in apertura, “scritto da 20 magistrati”. Il direttore ha poi citato don Luigi Ciotti: “La cultura mafiosa si sconfigge con la continuità, la condivisione e la corresponsabilità dell’impegno”.

La direttrice di Upi Emilia-Romagna Luana Plessi, sul contenuto del libro, ha parlato di “storie di coraggio, di persone che hanno lottato per il bene comune, un esempio per tutti”.

All’incontro hanno poi partecipato più di 200 studenti del liceo scientifico Einstein di Rimini e del liceo classico e linguistico Muratori-San Carlo di Modena.

“L’Assemblea legislativa da sempre investe nel rapporto con i ragazzi, affinché comprendano l’importanza della responsabilità, che è presidio dei valori civici, del senso di comunità. Non girare la testa da un’altra parte di fronte ad un sopruso, difendere le proprie opinioni, sapere che il proprio contributo lascia un segno nella società, sono gli investimenti che questa Assemblea dedica ai suoi giovani cittadini. Nel solco di questi valori e nella volontà di trasmetterli si colloca certamente anche il libro ‘Ritratti del Coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati’. Nel momento storico attuale, in cui il rischio è quello che le mafie sfruttino l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica, è ancora più importante diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza attiva partendo dalla conoscenza di figure e persone esemplari che hanno fatto della lotta alla criminalità organizzata la loro ragione di vita”. Cosi nel suo intervento la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti.

Stefano Amore, magistrato di grande esperienza (attualmente assistente di studio della Corte costituzionale), ha spiegato che con questo libro “si è voluta raccontare la vita di 28 magistrati che rappresentano un esempio virtuosi”. Il suo monito: “È fondamentale non dimenticare (la conoscenza ci conduce verso il futuro), non dobbiamo dividerci”. Con questo volume, ha ribadito, “stiamo cercando di rendere l’immagine corretta della magistratura: questi 28 colleghi rappresentano fino in fondo quello che la magistratura ha fatto in Italia”.

Piercamillo Davigo, ex membro togato del Consiglio superiore della magistratura (ha fatto parte anche del pool di “mani pulite”), attualmente presidente della II sezione penale della Suprema corte di cassazione, ha spiegato che “solo in Italia c’è un numero così alto di magistrati uccisi per le loro funzioni. Queste persone non sono state adeguatamente sostenute (in alcuni casi, come quelli di Giovanni Falcone e Guido Galli, isolati anche dall’interno della stessa magistratura)”. Ancora oggi, ha aggiunto, “le organizzazioni criminali, soprattutto mafiose, sono forti e, pertanto, le istituzioni non dovrebbero dividersi su questi temi”. Ha poi parlato del magistrato Emilio Alessandrini, assassinato dall’organizzazione armata Prima linea: “Encomiabile il suo operato, aveva attenzioni per tutti, un vero uomo di Stato”.

Ignazio De Francisci, magistrato che si è occupato a lungo di mafie, attualmente procuratore generale della Corte di appello di Bologna, nel libro ha scritto di Paolo Borsellino, “fu lui a chiamarmi, eravamo sempre in ufficio, mi ha insegnato il senso del dovere, mi ha sempre incoraggiato e protetto (me e tutti gli altri colleghi)”. È importante, ha concluso, “ricordare sempre queste figure esemplari”.

 

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