Trasformare le attuali Residenze per anziani (Rsa) in centri di servizi globali che mettano al centro la persona, con cure che vadano oltre la parte sanitaria e assistenziale e con attenzione alla parte emotiva così come a quella educativa e sociale. Centri che possano realizzare progetti intergenerazionali, attività didattiche, collaborazioni con istituzioni del territorio e occuparsi anche di servizi domiciliari. Lo chiede Giulia Gibertoni (Misto) in un’interpellanza alla Giunta in cui sottolinea tutti gli aspetti che dovrebbero essere rinnovati in queste strutture, oggetto di severe critiche” per l’emergenza Covid e “spesso diventate capro espiatorio di una serie di errori commessi dalle istituzioni nazionali e regionali – come il mancato approvvigionamento di dispositivi di sicurezza e la scarsa formazione specifica del personale”. Secondo la consigliera, “visto l’invecchiamento della popolazione e l’aumento e la diversificazione delle patologie”, appare necessario attuare “un cambiamento sul modello gestionale dell’assistenza agli anziani e avviare nuove politiche d’investimento economico nel servizio pubblico, modificando e valorizzando il ruolo delle Rsa”. Da qui, la consigliera si appella alla sentenza del Consiglio di Stato del 21 marzo 2019, in cui è stato chiarito “un importante aspetto dell’interpretazione normativa in materia di Lea (Livelli essenziali di assistenza) e di diritto alla salute, stabilendo che se il malato nelle Rsa continua a esser tale, anche dopo che siano trascorsi i tempi previsti per le cure intensive a esclusivo carico del servizio sanitario nazionale, relativamente alla fase di lungo assistenza, i costi debbano essere a carico delle Ausl competenti (e non come adesso per metà quota a carico dei Comuni e l’altra metà dell’utente)”. Gibertoni propone dunque “di trovare soluzioni finanziarie per sostenere meglio queste strutture senza dover aumentare le rette a carico delle famiglie, rette peraltro già elevate”. Tuttavia bisognerebbe anche “costruire nuove Rsa pubbliche e migliorare quelle private accreditate, cambiando gli attuali requisiti di accreditamento e connettendole a ospedali e case della salute, in modo che il paziente non sia uno sconosciuto per i servizi sociosanitari territoriali”. Il servizio dovrebbe essere “incentrato sulla prevenzione, dotando tutte le strutture di personale adeguato alle necessità reali e alle patologie”. Ma – continua – una revisione del sistema non può prescindere dal personale che opera al suo interno, che in alcuni casi risulta “sottopagato, dequalificato e spesso mal equipaggiato”. La consigliera chiede quindi “un miglioramento delle condizioni di lavoro” degli operatori, che garantisca “dotazioni organiche, formazione, rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza e dei contratti collettivi di lavoro”. E ancora, “la stabilizzazione del personale precario (sia cooperative che interinali) e l’ampliamento delle tutele contrattuali con maggiorazione del livello retributivo, tenuto conto che il diritto dei lavoratori a un’equa retribuzione e il loro benessere lavorativo si riflettono positivamente anche sul servizio”. (Francesca Mezzadri) “
3 Luglio 2020 16:26
Anziani. Interpellanza Gibertoni (Misto): nuove Rsa che mettano al centro la persona e soluzioni finanziarie per rette
Il servizio dovrebbe essere “incentrato sulla prevenzione, dotando tutte le strutture di personale adeguato alle necessità reali e alle patologie”
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