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Ambiente. Gibertoni (Misto): “progetto nuova seggiovia al Corno alle Scale è inappropriato”

Depositata un’articolatissima interrogazione, che segue due specifiche interpellanze presentate dalla capogruppo nel 2019, in cui si critica duramente un progetto che risulterebbe viziato da gravi errori

Un progetto di inappropriatezza scandalosa”. Con questo giudizio molto netto Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) conclude un’articolata interrogazione rivolta alla Giunta regionale in cui si boccia senza mezzi termini il piano per la realizzazione di una nuova seggiovia sul versante bolognese del Corno alle Scale. La capogruppo, riferendosi alla risposta a una sua precedente interpellanza del febbraio 2019, informa di come l’Assessorato regionale al Turismo e Commercio dava come quasi definito “il masterplan per lo sviluppo sostenibile del comprensorio del Corno alle Scale quale stazione turistica estiva e invernale, che dovrà individuare le più idonee modalità realizzative raffrontando diverse soluzioni tecniche alternative”. Al Masterplan, dovevano poi seguire le “analisi di valutazione di impatto ambientale e di incidenza previste dalle norme”. Gibertoni informa poi come, ad un suo successivo atto ispettivo datato novembre 2019, il medesimo Assessorato declassa il Masterplan a “uno strumento volontario, che non ha un valore prescrittivo” e che “non si configura come atto di pianificazione sovraordinata o vincolistica-prescrittiva”. In pratica, rimarca la capogruppo, si fa “carta straccia di un intero processo partecipativo e dei risultati di uno studio tecnico che si erano “permessi” di non soddisfare i desiderata dei committenti”. Entrando nel merito del piano attualmente sottoposto a procedimento di verifica di assoggettabilità e sul quale sono pervenute puntuali osservazioni da parte di CAI, Legambiente e WWF, la consigliera contesta innanzitutto “l’inutilità del progetto e la sua insostenibilità ambientale ed economica, che diventano oltremodo palesi in un quadro ormai avanzato di cambiamenti climatici”. Oltre a ciò, continua Gibertoni, è del tutto acclarata “la scarsissima qualità del progetto stesso che, evidentemente, dovrà andare avanti solo per inerzia e perché così è già stabilito a priori e non per le sue qualità intrinseche, tanto è vero che il Servizio “Valutazione impatto e promozione sostenibilità ambientale” è stato costretto a richiedere ben 57 tra integrazioni ed approfondimenti, accordando, tra l’altro, una consistente proroga dei tempi al proponente per fornire la documentazione integrativa entro il 30 novembre 2020″. Fra le numerose denunce evidenziate della consigliera nella sua interrogazione, spiccano un “imbarazzante” scambio di luoghi geografici tra comprensorio del Cimone e Corno alle Scale che si accompagna alla parificazione tra “studio di incidenza ambientale” e “valutazione di incidenza ambientale”, andando quindi, specifica Gibertoni, a “confondere la proposta con la valutazione”. Ulteriore grossolano errore di cui la capogruppo dà conto riguarda poi il riferimento dello studio presentato alle linee guida della Regione Abruzzo. Quanto riportato, sottolinea la consigliera del Gruppo Misto, “non può essere rubricato come un banale errore materiale, poiché l’analisi faunistica presentata è relativa al Gran Sasso d’Italia e non al Corno alle Scale”. Gibertoni, riferendosi direttamente alle valutazioni effettuate dal “Servizio valutazione impatto e promozione sostenibilità ambientale della Regione ER”, informa che tale ufficio si è espresso chiaramente su come “non sono state prese in considerazione le particolari caratteristiche meteo-climatiche della zona del Corno alle Scale che potrebbero avere effetti sul dimensionamento delle strutture né i cambiamenti climatici attesi. Si reputa necessario approfondire tali aspetti ponendo attenzione ai frequenti episodi di forte vento tipici di questo versante del crinale appenninico”. In linea generale, rimarca ulteriormente la consigliera, il Servizio regionale competente per la valutazione dell’impatto ambientale ha sottolineato come “la caratterizzazione di alcune componenti ambientali non è esaustiva o risulta assente, sia a livello di quadro conoscitivo che a livello di possibili impatti derivanti dalla realizzazione dell’opera e dalla dismissione degli impianti esistenti”. Alla luce delle numerose perplessità sollevate dallo studio nella sua globalità, a cui si aggiungono numerosi rilievi di carattere squisitamente geologico, idrogeologico e geomorfologico, Gibertoni interroga la Giunta per sapere i costi esatti del progetto e le sue fonti di finanziamento, con particolare attenzione all’impegno economico relativo alla dismissione degli impianti esistenti. Ulteriore quesito, poi, tocca la sostenibilità economica complessiva del progetto, considerando soprattutto i cambiamenti climatici attualmente in atto. Insieme all’invito nel voler “cambiare realmente e decisamente il modello di sviluppo del nostro Appennino”, Gibertoni conclude il suo atto ispettivo sollecitando una valutazione della Giunta su un progetto “che scambia il territorio della Regione Emilia-Romagna con quello della Regione Abruzzo”. “

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