COMUNICATO
Assemblea

Agricoltura. Pac post 2020, Gibertoni (Misto): “Contrastare modelli di agricoltura intensiva”

I nostri coltivatori, denuncia la consigliera, “verranno pagati, tramite le sovvenzioni comunitarie, per distruggere i paradisi della fauna selvatica delle zone umide e convertirli in terreni agricoli”

Giulia Gibertoni (Misto) contro la riforma della Politica agricola comune (Pac) post 2020. Con un’interrogazione chiede, infatti, la governo regionale di prendere posizione. Con questa riforma, spiega la consigliera, “si promuove, anche in Italia, un modello di agricoltura intensiva”. I nostri coltivatori, denuncia, “verranno pagati, tramite le sovvenzioni comunitarie, per distruggere i paradisi della fauna selvatica delle zone umide e convertirli in terreni agricoli”. Gibertoni chiede quindi all’amministrazione Bonaccini “se intenda sostenere un modello di agricoltura intensiva che punta direttamente alla perdita delle biodiversità, che contribuisce alla crisi climatica (nelle aree di pianura, come quelle del nostro territorio regionale, dobbiamo registrare la perdita in soli quarant’anni del 45 per cento degli uccelli legati agli ambienti agricoli e anche la presenza degli insetti impollinatori è in netta diminuzione)”. Sconfessando, prosegue, “la linea regionale indicata, almeno a parole, che guarderebbe a un sistema agroecologico e ambientalmente sostenibile”. Sollecita quindi l’esecutivo a richiamare il governo nazionale: l’obiettivo deve essere quello “di riservare queste risorse a chi mette in piedi un’attività nel rispetto della biodiversità e del clima”. La consigliera chiede, pertanto, che “si arrivi a tagliare i sussidi per il sistema degli allevamenti intensivi, favorendo invece azioni coerenti con le politiche di green deal”. Nel pacchetto di riforma, si legge nell’atto, “non ci sarebbe nessun tetto massimo alla densità di animali per ettaro negli allevamenti intensivi, le cui sovvenzioni, almeno per ora, resterebbero invariate, nessun budget specifico sarebbe poi previsto per proteggere la biodiversità sui terreni delle aziende agricole con stagni, siepi e piccole zone umide e sparirebbe l’obbligo di destinare almeno il 10 per cento dei terreni agricoli alla stessa biodiversità; inoltre, verrebbe persino abolito il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti della Rete natura 2000 (cioè in aree protette), dove gli agricoltori potranno ricevere sovvenzioni per trasformare in campi agricoli le zone umide (preziosissime per la fauna selvatica)”.

Assemblea