“A fronte della necessità di intervento dei servizi di neonatologia, il trasporto dei neonati dalle strutture che ne sono prive, possa avvenire prevedendo anche l’accompagnamento della neomamma, qualora le sue condizioni di salute lo consentano”. Una richiesta operativa, quella della consigliera Cinque Stelle Silvia Piccinini, che potrebbe avere delle sensibili ricadute operative sul nostro sistema sanitario. Piccinini, infatti, con questa interrogazione solleva il tema degli ospedali che hanno al loro interno dei punti nascita ma che sono privi di reparti di neonatologia. Sono -scrive la consigliera bolognese- “punti nascita operanti in deroga ai sensi delle Delibera della Giunta regionale n. 1112 del 2017 per la quale, comunque, […] in ogni punto nascita [… debba] essere garantito un luogo fisico con le idonee attrezzature dove il personale competente con le appropriate procedure possa prontamente rianimare e stabilizzare un neonato, condizione alla quale concorre come elemento imprescindibile: il collegamento effettivo, funzionale e organizzativo con una unità ospedaliera di neonatologia/terapia intensiva neonatale”. Degli ospedali di questo tipo (denominati “spoke”) fa parte, ad esempio, anche la struttura di Cento in provincia di Ferrara, nella quale -ricorda Piccinini- “dal 2014 in poi si è registrata la più significativa contrazione del numero dei parti realizzati annualmente, con un trend doppio rispetto a quello complessivo nella Regione”. Per la consigliera del Movimento 5 Stelle, questo dato “comune ad altri punti nascita spoke” nella regione, pur con intensità diverse, non è ovviamente ascrivibile solo al complessivo calo delle nascite, ma è, comprensibilmente legato ad aspetti specifici, quali il diverso grado di articolazione dei servizi presenti nei punti “hub”, fra i quali gioca un ruolo particolarmente rilevante la U.O di neonatologia”. Per Piccinini, la scelta del luogo del parto da parte delle future mamme, può essere “amplificata anche dalle modalità di trasporto, nei casi di necessità, verso i punti “hub”, che risulta avvenire, nel caso di Cento, con ambulanza attrezzata, verso la struttura di Cona e con il solo neonato, senza l’accompagnamento da parte della neomamma”. Questa scelta operativa potrebbe essere quindi oltremodo penalizzante per -chiarisce la consigliera- “un bacino d’utenza del punto nascita di Cento che risponde ad un territorio ampio, costituito anche da partorienti provenienti da Comuni della bassa nordoccidentale bolognese, quali i Comuni di San Giovanni in Persiceto, Crevalcore e Pieve di Cento”. Da questa situazione, la richiesta di cambiamento delle norme operative per consentire il trasporto contestuale dall’ospedale “spoke” a quello “hub” sia del neonato bisognoso che della neomamma ove le condizioni di salute lo consentano. “
16 Luglio 2020
Sanità. Piccinini (M5s): “trasporto in neonatologia del neonato deve essere contestuale a quello della madre”
La consigliera, in una interrogazione, sollecita la revisione delle regole operative con le quali gli ospedali del territorio si relazionano e afferiscono, in caso di bisogno, nei confronti dei nosocomi specializzati definiti “hub”. Il caso dell’ospedale di Cento
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16 Luglio 2020