Chiarezza sulle responsabilità per le operazioni di svuotamento del bacino della diga di Pavana, gestita da Enel Green Power, che ha causato un disastro ecologico e compromesso l’ecosistema fluviale fino alla confluenza con il Reno. Lo hanno chiesto a più riprese i consiglieri regionali in Commissione Territorio, ambiente mobilità, presieduta da Stefano Caliandro, durante l’audizione dei tecnici della Giunta regionale e di Enel. Le audizioni. “Il piano operativo di svaso è stato approvato con precise prescrizioni e tassative condizioni”, ha spiegato nel suo intervento Marco Rami del servizio area Reno e Po di Volano. “È stato chiesto- ha continuato- il rispetto di tutte le considerazioni riportate nel parere espresso in Conferenza dei servizi dalla Regione e dagli altri enti coinvolti e soprattutto di limitare la movimentazione dei sedimenti di fondo invaso, rispettando le soglie limite. Nell’autorizzazione venivano evidenziate anche alcune cautele da tenere durante le operazioni”. Il tecnico della Regione, nella sua relazione di fronte alla Commissione, ha poi ripercorso le tappe che hanno portato allo sversamento dei fanghi dalla diga di Pavana: “Tre giorni prima dello sversamento, era il 25 luglio, è intervenuta la polizia provinciale dopo aver trovato pesci morti subito dopo la diga. Rilevata sofferenza nella fauna all’interno del bacino, i tecnici di Enel Green Power hanno immesso acqua all’interno del bacino. Un’operazione svolta attraverso un organo di manovra non contemplato nel piano operativo e quindi non autorizzato. È stata utilizzata in maniera impropria la galleria che collega il bacino di Pavana a quello di Suviana, facendo arrivare acqua dal secondo al primo contrariamente a quanto avviene ordinariamente. Martedì 28 luglio si è poi verificato un evento franoso all’interno del bacino che, con volumi al minimo, ha fatto defluire dall’invaso fango e non più acqua. Enel ci ha spiegato che non ha potuto chiudere l’invaso per paura del seppellimento degli organi di scarico. Il problema è stato poi continuare a immettere acqua, nel tentativo di diluire i fanghi. Questa operazione ha trasportato il tutto molto più a valle”. Ricostruzione fatta anche da Isidro Pescador di Enel Green Power: “Il 28 luglio le operazioni sono iniziate attorno alle 10. Un’ora dopo, nella fase conclusiva dello svaso, è improvvisamente iniziata la caduta di sedimenti che mostravano una consistenza maggiore e anomala rispetto a quelli dei giorni precedenti. Sedimenti che sono scivolati in grosse quantità e in blocchi nello scarico di fondo dell’invaso. Un evento esaurito nel giro di pochi minuti. Per evitare il seppellimento dell’organo di manovra è stato tenuto aperto lo scarico di fondo. Tutta la normativa tecnica in materia dispone che debba essere evitato l’intasameto degli scarichi per non compromettere la sicurezza della diga. Abbiamo subito messo in atto una serie di azioni di mitigazione ambientale, proseguendo e aumentando il rilascio di apporto di acqua da altri bacini per diluire laconcentrazione dei fanghi”. Paolo Ferrecchi, responsabile della direzione Cura del territorio e dell’ambiente della Regione, ha poi chiosato: “Abbiamo fatto partire una segnalazione di possibile illecito ambientale. Le indagini della procura sono tuttora in corso. Al momento non possiamo quantificare i danni e non possiamo dire quando verranno ripristinati completamente i luoghi. Abbiamo anche attivato una richiesta di danno ambientale al ministero dell’Ambiente che ha avviato immediatamente delle verifiche incaricando Ispra e Arpae”. Il dibattito. Bisogna capire bene se l’evento era del tutto imprevedibile o se, viceversa, in qualche modo era prevedibile e quindi si poteva evitare, configurando precisi profili di responsabilità – ha rimarcato Marco Lisei (Fratelli d’Italia), ricordando l’incidente già avvenuto nel 1997. Secondo Lisei, inoltre, lo strumento istituzionale più opportuno per fare luce sulla vicenda sarebbe stata una Commissione speciale d’inchiesta, opzione, però, contro la quale la maggioranza ha fatto muro”. Igor Taruffi (ERCoraggiosa) ha chiesto invece di chiarire quale fosse il reale stato di manutenzione dell’infrastruttura dal 1997 ad oggi. “Il fatto che il primo giorno possibile dopo la pandemia si sia proceduto a un sopralluogo, ci induce a pensare che sussistesse un serio problema strutturale”, ha detto il consigliere, che ha chiesto anche “perché non sia stata informata la popolazione del territorio, perché la fauna ittica non sia stata tutelata e come si interverrà in futuro per evitare che i danni si protraggono”. Per Taruffi è anche importante che “sia il concessionario sia il gestore si assumano la responsabilità dei propri ruoli”. Nell’interrogazione da lui stesso presentata ha chiesto poi, “cosa intenda fare la Regione affinché Enel Green Power garantisca il ripristino delle precedenti buone condizioni dell’ecosistema fluviale e il ripopolamento della fauna ittica decimata”. Michele Facci (Lega) ha invece insistito sul fatto che “occorresse una vigilanza straordinaria che evidentemente non c’è stata. La Giunta aveva il compito di controllare un provvedimento straordinario urgente dopo l’incidente del 1997”. Facci ha anche presentato un’interrogazione dove ha chiesto se esistano gli estremi per il reato di inquinamento ambientale e/o disastro ambientale. “Si parla di disastro ambientale quando si cagiona, in maniera abusiva, l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema. E la condotta abusiva – ha chiarito Facci nell’atto – comprende non soltanto quella svolta in assenza delle prescritte autorizzazioni, ma anche quella posta in essere in violazione di leggi statali o regionali- ancorché non strettamente pertinenti al settore ambientale- ovvero di prescrizioni amministrative”. Marco Mastacchi (Rete Civica), infine, ha invitato la Commissione ad “analizzare bene le norme e le regole per capire come comportarci per evitare che succeda un evento simile in futuro”. Mastacchi ha chiesto poi una “riflessione complessiva sul sistema dighe della regione, data la loro importanza dal punto di vista dellatutela ambientale e nella tutela della sicurezza delle persone”. Le risposte alle interrogazioni. L’assessore all’Ambiente, Irene Priolo, si è rimessa al giudizio della Procura. “C’è una procedura penale in corso e la Regione non ha nulla da nascondere visto che l’ha aperta: ci rimettiamo a quello che verrà stabilito”. Per Priolo la Giunta è stata “attenta e puntuale” nelle proprie responsabilità e il “rigore con cui stiamo affrontando questo accadimento, ci dovrà appartenere anche in futuro”, poiché “stiamo predisponendo una legge su queste concessioni che passeranno da competenza statale a quella regionale”. Secondo l’assessore bisognerà migliorare l’aspetto comunicativo alle comunità. “Una volta che il ripristino sismico verrà completato e l’invaso di nuovo riempito, noi dovremo far capire tutto quello che avverrà”. Per Facci, tuttavia, “al netto dell’operato del gestore che ha la sua quota di responsabilità”, c’è stata anche “una colpa politica perché chi doveva vigilare non l’ha evidentemente fatto”. Taruffi si è invece dichiarato soddisfatto della risposta ma ha chiarito che “ciclicamente ci si ritrova sempre di fronte allo stesso problema. Le piogge di questa stagione potrebbero causare altri danni. Gestore e concessionario facciano tutto quello che è necessario fare per evitarlo”. “
2 Ottobre 2020
Ambiente Bologna. Svaso Diga di Pavana, Enel in Commissione: “Evento improvviso”. I consiglieri: “Chiarire responsabilità”
Discusse anche le interrogazioni di Taruffi (ERCoraggiosa) e Facci (Lega). Assessore Priolo: “C’è una procedura penale in corso e la Regione non ha nulla da nascondere visto che l’ha aperta”
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2 Ottobre 2020


