Il cammino italiano verso un futuro sostenibile e pulito registra un nuovo scivolone nazionale”: l’Unione Europea, infatti, ha posto nuovamente il nostro paese in procedura di infrazione per lo scarso impegno nel miglioramento della qualità dell’aria. Una situazione drammatica, quella dell’aria nelle nostre città, che pone dilemmi etici non solo per quanto riguarda l’attenzione alla salute, ma anche per le casse dello Stato e il portafoglio dei singoli cittadini nonché per la competitività della nostra economia. Ecco dunque che approda in commissione Territorio, presieduta da Stefano Caliandro, la risoluzione di Marcella Zappaterra (Pd) sottoscritta anche da Lista Bonaccini, Emilia-Romagna Coraggiosa ed Europa Verde. “Servono integrazioni, non solo a livello regionale ma anche a livello della quattro regioni del bacino padano” sostiene la capogruppo dem. “Non dobbiamo inventare nulla in questo senso. I percorsi possibili sono due: uno su cinque anni, l’altro su dieci come indicato nell’ ‘Agenda 20/30’. Ma sarà necessario anche un piano di ricerca straordinario per lo sviluppo di tecnologie verdi”. Proprio su questo punto convergono le rimostranze di maggioranza e opposizione: le risorse. “Le quattro regioni trainanti il paese” ricorda la consigliera Zappaterra, “hanno già definito obbiettivi e linee guida per portare a buon punto la transizione ecologica. Quello che serve ora sono i fondi. Non servono solo norme legali, ma anche ricadute pratiche e produttive in termini di qualità dell’aria e della creazione di posti di lavoro”. L’industria green, infatti, creerebbe, secondo i proponenti l’atto d’indirizzo ma anche diversi studi, posti di lavoro e nuovi sbocchi professionali. “La Regione è stata impegnata per anni ma senza le risorse necessarie. C’erano gli accordi e gli obbiettivi, ma mancavano i soldi” chiosa Zappaterra per concludere: “Il primo passo decisivo sarebbe investire nel trasporto pubblico elettrico e sulla rete ferroviaria. Ci sono 3.200 mezzi circolanti e servirebbero risorse adeguate”. A farle eco sono le consigliere Silvia Zamboni (Ev) e Silvia Piccinini (M5S). Silvia Zamboni infatti sottolinea come proprio la pandemia abbia fatto luce sull’estrema gravità del “problema ecologico”: “I dati dimostrano che non solo le polveri sottili portano a decessi prematuri in tutto il bacino padano, ma lo smog, indebolendo la salute dei cittadini, li espone più facilmente all’epidemia Covid. Il collegamento tra disastro climatico ed emergenza sanitaria non è una fantasia di consiglieri e gruppi, ma poggia su dati di realtà”. La pentastellata Silvia Piccinini aggiunge: “come MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato una serie di emendamenti per cercare di migliorare il testo della risoluzione presentata in modo che non ci fossero lacune nelle richieste che la Regione si appresta a fare al governo per l’utilizzo dei fondi del Recovery fund in tema di sostenibilità ambientale. In particolare, è stata approvata la nostra proposta di estendere gli interventi per migliorare la qualità dell’aria anche attraverso incentivi al rinnovo del parco auto privato, visto che, come dimostrato da diversi studi, le emissioni dei motori diesel contribuiscono per il 40% all’aumento degli ossidi d’azoto nell’aria che respiriamo tutti i giorni”. L’interrogazione non arriva a caso nei palazzi della Regione: il premier inglese Boris Johnson ha promesso oggi che entro il 2030 sarà permessa la circolazione solo alle auto elettriche. Inoltre, come anche sottolineato da Silvia Zamboni nel suo intervento, i dati sulla qualità dell’aria in Emilia-Romagna sono disastrosi: il limite giornaliero stabilito per legge di polveri sottili (PM10) nell’aria, fissato a 50 microgrammi/metro cubo, è stato superato tutti i giorni nella regione del “Green New deal” italiano. La conformazione stessa della bacino padano – una “conca” dove l’aria ristagna insieme al calore facendo schizzare in alto i livelli d’inquinamento – di certo non aiuta. Tra chi come Palma Costi (Pd) sottolinea gli sforzi della Giunta (“Ha già stanziato e continuerà a stanziare fondi pubblici a questo scopo”) e chi invece, come Igor Taruffi (ERC), invoca un intervento corale (“Bisogna agire a tutti i livelli istituzionali e nessun ambito può essere escluso. La transizione ecologica non accade di per sé, va accompagnata, incentivata e indirizzata. Di questo deve tenere conto il Patto per il lavoro e per il clima di cui la nostra Regione si sta dotando, per dare una direzione di marcia diversa da quella dalla quale veniamo”), la commissione concorda sul nodo fondamentale: la necessità di una “accelerata” sul Green New Deal emiliano-romagnolo; nella pratica, meno parole e più fondi. Uniche voci parzialmente fuori dal coro quella di Emiliano Occhi e Michele Facci (Lega). I consigliere del Carroccio – che bocciano solo uno degli emendamenti presentati -puntualizzano:”Il lockdown di marzo-aprile ha sì dimostrato che è possibile ridurre l’inquinamento, ma si tratta di condizioni -si spera -straordinarie e non replicabili. Per il resto, la conformazione del territorio fa naturalmente risaltare l’inquinamento” e, aggiungono, “lo sforzo italiano è ammirevole, ma spesso ‘ideologico’ e idealista. Per esempio, ok la piantumazione di alberi e verde nei comuni, ma come affrontare i problemi che sorgono quando le amministrazioni locali, prive di risorse, non riescono a gestire la manutenzione?”. I leghisti concludono: “Tutti i giorni diciamo che il trasporto pubblico deve essere rafforzato. Se un piano c’è già, a che pro idearne uno nuovo? Perché non concentrarci su quanto, del piano attuale, non riusciamo a concretizzare?”. ”