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Pesca. Bergamini (Lega): “manca ricambio generazionale, invertire il trend”

Nella regione che insieme al Veneto contribuisce al 50 % dell’itticoltura nazionale, il personale è sempre più anziano. L’appello della Lega: “Riavviciniamo i giovani al settore”

Sempre uomini, e sempre più anziani, a lavorare nei bacini per l’allevamento ittico. Questo il quadro che mette in allarme il consigliere della Lega Fabio Bergamini, che in un’interrogazione ha evidenziato i problemi di un settore strategico per l’Italia: L’Itticoltura nel Paese vede circa 800 impianti, che producono circa 140 mila tonnellate l’anno di prodotti freschi, corrispondenti a circa il 40% della produzione ittica nazionale. Tradotto in denaro, si tratta di circa 400milioni di euro, e un totale di 7.700 lavoratori. Il know-how sviluppato da tale filiera consente all’Italia di poter competere sui mercati internazionali”. Eppure spiega il consigliere citando il Piano Strategico per l’Acquacoltura in Italia 2014-2020: “Oggi non svolge più quella funzione vicariante alla pesca per la fornitura di prodotti ittici, che nel nostro Paese provengono ancora per l’80% da prodotti importati da pesca e allevamento». Questo nonostante due regioni, l’Emilia-Romagna e il Veneto, rappresentino da sole circa il 50% della produzione nazionale. In alcuni sottosettori, come l’allevamento dei mitili, la regione ha assunto un ruolo di rilievo, visto che nel 2013 il 45,7% della produzione concentrata qui, sopratutto nel territorio Basso Ferrarese: Goro, Mesola, Codigoro, Tresignana, Riva del Po, Jolanda di Savoia e Copparo, ma anche  Fiscaglia, Lagosanto, Ro e Comacchio. Le aziende di queste località rappresentano il 52% sul totale delle imprese agricole della provincia di Ferrara. Un settore dunque strategico sopratutto per il ferrarese, ma non privo di problemi, come spiega Bergamini: “I lavoratori del settore agro-ittico sono in larga misura uomini (73% del totale, contro il 27% delle donne impiegate nel comparto), ma ciò che balza agli occhi – attraverso l’analisi dei dati forniti dalla Fondazione San Giuseppe-Cfp Cesta – è certamente l’età media del personale addetto. Il 37% del quale risulta essere over 65enne, con un ulteriore12% di personale che ha un’età compresa tra i 60 e i 64 anni. I lavoratori che hanno un’età compresa tra i 55 e i 59, invece, sono circa l’11% del totale, ai quali si aggiunge un 12% di persone impiegate che hanno comunque un’età di 50-54 anni. Gli under 40, invece, sono appena il 9% del totale, mentre gli under 30% solo l’1%”. Anche sul livello di istruzione e formazione del personale la Lega riscontra delle criticità: ” Il personale impiegato nel settore dell’Agro-pesca, nel 29% dei casi, è in possesso della sola licenza elementare, con un 35% in possesso di licenza media e l’1% che non possiede nessun titolo di studio. I laureati nel settore solo, in totale, il 6%. Dei quali soltanto il 2% possiede una laurea attinente”. Nonostante sia stato avviato un corso di Laurea dall’Università degli Studi di Ferrara, che pare essere partito con le doverose attese, potendo contare su 81 iscritti provenienti anche da fuori regione. Secondo le fonti del consigliere tuttavia, tra varie vicessitudini i tirocinanti–impiegati dall’Università di Ferrara sopratutto nell’area di Goro, lamentano: «Scarsa offerta di formazione e apprendimento permanente», al termine dell’analisi Swot condotta. Nonostante secondo  l’unione Europea il settore dei prodotti ittici potrebbe creare 23.000 nuovi posti di lavoro, sembra insomma:”che l’acqua coltura locale non sia percepita da molte persone come una professione in grado di offrire opportunità remunerative interessanti, nonostante la presenza sul territorio di corsi di qualifica professionale e titoli di laurea specifici, ed esperienze positive sotto il profilo imprenditoriale”. Da qui dunque l’interrogazione di Fabio Bergamini che domanda alla Giunta: “Quali strategie intende mettere in campo per ‘svecchiare’ il settore. E per riavvicinare le nuove generazione a questo tipo di impiego”. (Caterina Maggi) “

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