Stefano Caliandro (Pd) è il primo firmatario di una risoluzione sottoscritta anche dai colleghi Palma Costi, Matteo Daffadà, Katia Tarasconi, Lia Montalti, Marcella Zappaterra, Gianni Bessi, Roberta Mori, Luca Sabattini, Marilena Pillati e Francesca Maletti, che mira a creare dei meccanismi incentivanti e le migliori soluzioni organizzative e dotazioni di strumentazioni al fine di supportare al meglio i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che scelgono di operare nelle aree montane o in quelle più periferiche”. Nel predisporre questi meccanismi si parte dalla consapevolezza che, mai come ora con l’emergenza Covid, sono assolutamente necessari programmi e progetti che riservino un ruolo centrale della domiciliarità, rimettendo in primo piano i servizi sociosanitari dei distretti e il ruolo dei sanitari sul territorio. Per Caliandro, quindi, “proprio le figure dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, supportati da adeguate tecnologie e altri servizi sociosanitari, possono fare la differenza nella risposta capillare e territoriale ai bisogni sanitari dei cittadini delle aree più disagiate e lontane dai centri urbani quali le aree montane e le aree periferiche”. Anche prima dell’emergenza Covid, la Regione era consapevole delle crescenti difficoltà in determinate aree del territorio, causate soprattutto dall’imbuto formativo delle specializzazioni creatosi negli ultimi anni. Nonostante -specifica ancora Caliandro- non rientri nella disponibilità delle regioni l’incremento delle risorse economiche per i trattamenti economici dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di libera scelta, si può operare attraverso il trattamento economico accessorio, dal momento che “l’attuale accordo collettivo nazionale prevede delle forme di incentivazione economica molto contenute a favore dei medici che aprono studi in zone disagiate e disagiatissime”. Oltre alla proposta di incentivi, la risoluzione impegna la Giunta “ad aumentare le borse di studio e il loro finanziamento strutturale con adeguate risorse e stanziamenti per azzerare l’imbuto formativo che ha ridotto le possibilità di specializzarsi ai laureati in medicina, con una forte attenzione alle specialistiche in medicina generale e pediatria”. In via generale, infine, la sollecitazione per metter in campo, sia nel Patto per il clima che nel Programma per la montagna, “ogni utile azione volta a rafforzare la presenza del personale sanitario per assicurare gli adeguati servizi sanitari nelle aree montane e nelle aree più periferiche tramite il rafforzamento della rete delle Case della Salute, degli Ospedali di Comunità, della medicina di base e della telemedicina, oltre alle strutture Ospedaliere”.”