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Coronavirus. Lega chiede tutele per i lavoratori fragili

Con un’interrogazione il gruppo della Lega (prima firmataria Catellani) rileva l’assenza di adeguate tutele da agosto (nonostante l’emergenza sanitaria non sia conclusa) per i lavoratori più fragili, chiedendo quindi l’intervento dell’esecutivo regionale

Con un’interrogazione il gruppo regionale della Lega chiede l’intervento dell’esecutivo Bonaccini “a tutela dei lavoratori fragili dell’Emilia-Romagna (per il mantenimento occupazionale e salariale)”. L’atto è stato presentato da Maura Catellani (prima firmataria), Gabriele Delmonte, Fabio Rainieri, Daniele Marchetti, Stefano Bargi, Michele Facci, Simone Pelloni, Matteo Montevecchi, Matteo Rancan, Massimiliano Pompignoli, Valentina Stragliati, Emiliano Occhi, Fabio Bergamini e Andrea Liverani. “Per i lavoratori dipendenti pubblici e privati – si legge nel documento – in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità e a quelli in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico legali attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, soggetti quindi più a rischio infezione da Sars Cov-2, era stata concessa, con la prescrizione da parte delle competenti autorità sanitarie, la possibilità di assentarsi dal servizio”. Misura nazionale, rimarcano i leghisti, “che però già da agosto è stata sospesa”. Questi lavoratori fragili, proseguono i consiglieri, “si trovano quindi a essere esposti, nel caso di prolungata assenza, anche al rischio potenziale ma certamente concreto della perdita del posto di lavoro”. Una circolare interministeriale pubblicata a settembre (13-2020), rilevano però gli esponenti del Carroccio, “afferma che ai lavoratori ‘deve essere assicurata la possibilità di richiedere al datore di lavoro l’attivazione di adeguate misure di sorveglianza sanitaria, in ragione dell’esposizione al rischio da SARS-CoV-2, in presenza di patologie con scarso compenso clinico’”. Pertanto, aggiungono, “in questi casi dovrà essere il datore a comunicare al medico una dettagliata descrizione della mansione svolta dal lavoratore, il sanitario esprimerà quindi un giudizio fornendo indicazioni per l’adozione di soluzioni maggiormente cautelative, riservando il giudizio di non idoneità temporanea solo ai casi che non consentano soluzioni alternative”. È quindi del tutto evidente, sottolineano Catellani e colleghi, “che nell’ipotesi, non infrequente, della pratica impossibilità per il datore di lavoro di adottare soluzioni maggiormente cautelative, in esito alla sorveglianza sanitaria, il medico emetterà un giudizio di non idoneità che, seppur temporanea, metterà il lavoratore nella condizione di doversi assentare dal lavoro per un periodo di tempo, essendo la motivazione dell’assenza direttamente correlata all’effettiva durata della fase di emergenza sanitaria non ancora conclusa”. I consiglieri della Lega, che vogliono sapere quanti lavoratori siano potenzialmente coinvolti in Emilia-Romagna dal fenomeno, sollecitano quindi l’intervento dell’esecutivo regionale.

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