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Coronavirus. Fdi: prevedere studio su conseguenze per ritardi attivazione lock down

In particolare Lisei, Tagliaferri e Barcaiuolo vogliono sapere quante morti si sarebbero potute evitare se le misure sul distanziamento sociale fossero state programmate almeno 20 giorni prima

“Commissionare una ricerca universitaria, sull’esempio degli Stati Uniti, per valutare le conseguenze dei ritardi nell’attivare, da parte del governo nazionale, dei primi provvedimenti di distanziamento sociale e quindi il lock down”. A chiederlo, con un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, sono Marco Lisei, Giancarlo Tagliaferri e Michele Barcaiuolo di Fratelli d’Italia. Già da fine gennaio, spiegano i tre consiglieri, “era evidente il rischio pandemia, mentre in Italia il lock down è stato attivato il 10 marzo”. Importanti epidemiologi, proseguono, “sono concordi sul fatto che i provvedimenti di distanziamento sociale siano stati presi con almeno 20 giorni di ritardo”. Attraverso uno studio della Columbia University, evidenziano poi Lisei e colleghi, “è stato ipotizzato che se negli Stati Uniti fossero state imposte le misure sul distanziamento sociale con una settimana di anticipo, a inizio marzo, ci sarebbero stati 36 mila decessi in meno e, addirittura, se il lock down fosse stato attivato due settimane prima circa l’83 per cento delle morti, pari a circa 54 mila persone, si sarebbero potute evitare”.

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