La Giunta intervenga per garantire la sicurezza sanitaria, e non solo, nel carcere di Reggio Emilia. A chiederlo è il consigliere Gabriele Delmonte (Lega) in un’interrogazione firmata anche da Maura Catellani.
Dalla Regione, Delmonte vuole sapere quali siano le attività di screening che riguardano “tutto il personale e tutta la popolazione carceraria di Reggio Emilia” e quale sia lo stato della campagna vaccinale. Poi, viene chiesto di conoscere “eventuali iniziative relative alla richiesta della dotazione di ospedale da campo per il trattamento e le cure dei detenuti positivi al Covid e di un presidio esterno della struttura carceraria reggiana da parte dell’Esercito”. Infine, il consigliere chiede di avere informazioni su una eventuale riduzione della capienza della “sezione ex art.32 degli Istituti penitenziari di Reggio Emilia, redistribuendo anche presso altri Istituti i detenuti pericolosi”.
Il carcere di Reggio Emilia, si legge nell’atto ispettivo, ha “il triste primato a livello nazionale per contagi nella comunità carceraria” con, secondo i sindacati della Polizia penitenziaria, 119 contagiati su 400 persone “la gran parte dei quali non isolata, con coesistenza nei medesimi ambienti – spazi comuni e camere – di detenuti contagiati e detenuti non contagiati”. A mancare sono, inoltre, anche 60 agenti: 20 positivi e 40 in quarantena. I sindacati, prosegue Delmonte, già a marzo avevano segnalato “la necessità di effettuare velocemente screening a tutto il personale e alla popolazione carceraria nonché procedere speditamente con le vaccinazioni”. E a febbraio, i rappresentanti degli agenti avevano “proclamato lo stato di agitazione a fronte di ben 35 episodi in un solo mese, destabilizzanti per l’ordine e la sicurezza dell’Istituto Carcerario”, chiedendo di ridurre la capienza.
Il 12 aprile, infine, i sindacati hanno chiesto al prefetto, al direttore generale dell’Ausl e al “Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria di Bologna, un ospedale da campo per potervi trasferire i detenuti positivi e igienizzare tutti gli ambienti della casa circondariale, con richiesta della presenza dell’esercito a presidiare l’esterno”.
(Gianfranco Salvatori)