La Commissione Politiche Economiche presieduta da Manuela Rontini ha approvato il Calendario venatorio regionale per l’anno 2021-2022 al termine di un dibattito particolarmente partecipato.
Ai lavori sullo schema di delibera che verrà assunta formalmente nella riunione di Giunta di oggi pomeriggio, non ha potuto partecipare l’Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Alessio Mammi perché indisposto, ma da più parti sono state espresse lodi per il suo operato e per la disponibilità mostrata nella predisposizione del documento.
In fase di illustrazione, si è ricordato come il documento in esame segue l’impostazione generale di un equilibrio virtuoso tra le necessità di controllo faunistico e di tutela ambientale e va a disciplinare un’attività che partirà a metà del mese per concludersi a fine marzo 2022. Fra tutte le specie ammesse alla caccia, quella con rilevanza maggiore è quella agli ungulati che, insieme a numerose altre specie, trova una declinazione puntuale e operativa delle forme e dei periodi di caccia ammessi. Altri punti specificamente normati, poi, riguardano il carniere ammesso, l’utilizzo e l’addestramento dei cani e la differenziazione delle varie aree geografiche dove esercitare il prelievo faunistico.
Nel dibattito Massimiliano Pompignoli (Lega) ha parlato di un “Calendario che segna una certa discontinuità rispetto al passato, figlio della disponibilità mostrata dall’Assessore Mammi e in netta controtendenza rispetto ai provvedimenti blindati della precedente legislatura”. Nonostante le lodi, l’esponente leghista si aspettava qualcosa in più sulle giornate di caccia, sull’aumento nel prelievo di alcune specie e nell’ambito dell’addestramento cani “al fine di rendere più semplice l’esercizio di quella attività venatoria di cui la regione ha grande bisogno, come testimoniato dagli ingenti rimborsi regionali ai danni compiuti dagli ungulati alle coltivazioni regionali”.
Di tenore diametralmente opposto il giudizio della capogruppo del Gruppo misto Giulia Gibertoni, la quale ha lamentato il poco spazio riservato alla discussione di un provvedimento che si ripete più o meno eguale a se stesso nel corso degli anni. “Meglio sarebbe, specifica Gibertoni, arrivare alla modifica della Legge regionale sulla caccia del 1994. In questa maniera si avrebbe un confronto congruo con due passaggi ben definiti e trasparenti (in Commissione e successivamente in Assemblea) che consentirebbe di far esprimere il proprio parere anche ad Associazioni che non sono state sentite sul tema e che chiedono l’ampliamento delle specie che devono essere esentate dal prelievo e l’abbandono della caccia al cinghiale in braccata in quanto pratica oltremodo crudele”.
Dopo le precisazioni della Presidente Rontini sul più assoluto rispetto di tempi e modi della discussione e soprattutto dell’esame dei documenti che sono stati fatti pervenire alla Segreteria della Commissione, è intervenuta Silvia Zamboni (Europa Verde) la quale ha rimarcato la contrarietà al calendario e non solo ha chiesto l’ampliamento dell’elenco delle specie che dovrebbero essere poste sotto tutela, ma ha sollecitato una particolare attenzione “all’uso del munizionamento con piombo, ai controlli da svolgersi in maniera puntuale, soprattutto contro l’abbandono delle interiora degli ungulati che è pratica espressamente vietata in sede di Conferenza Stato-Regioni, e di contrasto al bracconaggio”.
Per Silvia Piccinini (M5S) “gli interessi legati al mondo della caccia sono come al solito molto ben rappresentati nell’Assemblea legislativa della Regione, sia in questa legislatura come nella precedente”. Per la consigliera, la strategia proposta dai 5 Stelle è da sempre “una gestione più efficace e puntuale del tema tra necessaria lotta ai danni arrecati da alcune specie e la tutela ambientale” tanto da far proprie le osservazioni formulate dal WWF.
Massimo Bulbi (Pd), coautore di specifiche osservazioni presentate insieme alla consigliera Palma Costi, ha chiarito come si debba discernere attentamente anche sul valore e i messaggi delle varie associazioni. “Alcune -specifica il consigliere cesenate- forniscono un grande contributo per la bontà di un calendario venatorio che dovrebbe essere preso ad esempio anche in altre zone del Paese, mentre altre estremizzano uno scontro senza senso criminalizzando in maniera irresponsabile la figura del cacciatore”.
Marco Fabbri (Pd) ha poi chiuso il dibattito lodando il lavoro compiuto dall’Assessorato, ma al contempo ha manifestato la necessità di una più puntuale azione di monitoraggio sul tema. “Di particolare importanza -conclude poi il dem ferrarese- sarebbe porre in agenda anche il tema delle specie aliene o non autoctone. Fino a pochi anni fa ibis, fenicotteri e cormorani erano del tutto sconosciuti nelle nostre zone, mentre ora nidificano stabilmente nei nostri territori e potrebbero alterare delicati equilibri rispetto alle nostre specie locali”.
(Luca Boccaletti)