La commissione Politiche economiche, presieduta da Luciana Serri, ha tenuto nel pomeriggio di oggi un’udienza conoscitiva dei soggetti portatori d’interesse in merito al progetto di legge d’iniziativa della Giunta “Norme di semplificazione della disciplina regionale in materia di demanio marittimo. Modifiche alla legge regionale 31 maggio 2002, n. 9”, composto da 9 articoli, di cui sono relatori Mirco Bagnari (Pd), di maggioranza, e Massimiliano Pompignoli (Ln), di minoranza.
Le modifiche alle legge regionale, ha spiegato Andrea Corsini, assessore al Turismo e al commercio, sono state apportate, alla luce dell’evoluzione legislativa nazionale ed europea, “per completare il percorso di trasferimenti di competenze e funzioni dallo Stato alle Regioni e da queste ai Comuni”. L’obiettivo è “di semplificare i procedimenti amministrativi di competenza dei Comuni riguardanti la gestione del demanio marittimo, rafforzando l’efficacia del Distretto turistico balneare”. Le novità più importanti contenute nel disegno di legge, ha sottolineato l’assessore, “sono lo strumento delle ordinanze di polizia amministrativa per regolamentare gli usi del demanio marittimo; l’inserimento, quale parte integrante, del piano per l’arenile nel Regolamento urbanistico e edilizio comunale (RUE), al fine di rafforzare, senza limiti temporali, l’operatività dei Comuni; l’istituzione della Cabina di regia regionale per il Distretto turistico della costa e del Nucleo di valutazione tecnica; il trasferimento ai Comuni della competenza di riscossione dei canoni demaniali”.
Giorgio Mussoni, in rappresentanza di Oasi (Operatori associati spiagge italiane) di Confartigianato, ha chiesto alla Regione “di attendere la soluzione della vertenza sulla direttiva Bolkestein in corso tra Governo e Commissione europea prima di approvare una modifica alla legge regionale vigente, dato il rischio fondato di doverla successivamente correggere”. Nel merito della proposta, ha rimarcato “l’evidente volontà dell’Amministrazione regionale di disfarsi delle competenze e abdicare alla funzione di dettare le regole del gioco, un arretramento rischioso in un momento in cui il settore balneare necessita di politiche quantomeno di distretto”. La nostra posizione, ha concluso, “è di contrarietà al frazionamento di competenze e funzioni”.
Vadis Paesanti (Federcopesca Confcooperative) ha evidenziato come “la legge regionale che si vuole modificare detta norme anche relativamente al rilascio di concessioni marittime per il settore della pesca e dell’acquacoltura”. Per quanto riguarda quest’ultima, “mi preme ricordare che la coltivazione e la pesca di mitili nelle acque della Sacca di Goro genera un’attività economica che ha raggiunto rilevanza nazionale ed europea, con 19 mila tonnellate all’anno di mitili prodotti, cioè il 60% della produzione italiana e il 40% di quella europea, e oltre 1.100 imbarcazioni dedicate, che rendono quella di Goro (Fe) la prima marineria del Paese”. Il comparto, pertanto, chiede che “la Regione, come peraltro, previsto dalla normativa statale, mantenga saldamente nelle proprie mani competenze e funzioni di governo, gestione e controllo in merito alla regolazione del settore dell’acquacoltura”. Su questo sono state presentate due proposte di emendamento.
Armando Ruffini, Comandante della Capitaneria di Porto di Ravenna, ha suggerito “due modifiche da apportare alla proposta di legge”. La prima, “riguarda la previsione del parere delle Capitanerie, oggi assente, in merito all’emanazione delle direttive vincolanti in relazione agli usi turistici degli arenili, importante per la sicurezza balneare”. La seconda, “concerne l’esatta definizione dell’ambito nel quale possono essere emanate ordinanze da parte della polizia amministrativa, affinché non si generi sovrapposizione tra aree demaniali e aree portuali, queste ultime di competenza, per quanto attiene ai compiti di polizia, della Capitaneria di Porto”.
Riccardo Santoni, in rappresentanza di Fiba (Federazione italiana balneari) di Confesercenti, pur riconoscendo che “c’è bisogno di semplificare e sburocratizzare anche in materia di demanio”, ha espresso “preoccupazione per quello che appare un passo indietro della Regione rispetto alle precipue funzioni di coordinamento e supervisione”. “A nostro avviso”, ha ribadito, “è imprescindibile una regia unitaria sull’operato dei Comuni, dove troppo spesso si assiste o a interpretazioni restrittive delle norme regionali o a eccessiva difformità nella loro applicazione”.
Al termine, l’assessore Corsini ha evidenziato come “il potere d’indirizzo, attraverso le direttive, e di supervisione rimanga in capo alla Regione, la quale, pertanto, non abdica affatto alle sue funzioni, e solo gli aspetti di mera gestione passino ai Comuni”. Per quanto riguarda l’acquacoltura, “le istanze del settore- ha concluso- saranno valutate con attenzione assieme all’assessore competente, Simona Caselli, e ai tecnici della Regione che si occupano della materia”.
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