COMUNICATO
Governo locale e legalità

PROSTITUZIONE. INTRODURRE UNA TASSA REGIONALE, BOCCIATA LA PROPOSTA DI LEGGE DELLA LEGA NORD: “SERVE ATTO DI CORAGGIO” – “NESSUNA LEGITTIMAZIONE, PIAGA DA COMBATTERE”

In commissione Bilancio voto negativo sull’articolato dei consiglieri Pd, Sel e M5s. La proposta prevede l’iscrizione al Registro regionale obbligatorio degli esercenti dell’attività di prostituzione nel territorio regionale e la tassabilità dei redditi

Dopo un lungo dibattito, la commissione Bilancio, Affari generali e istituzionali ha votato sui 12 articoli che compongono il progetto di legge sottoscritto dai nove consiglieri del gruppo Lega nord e intitolato “Norme in materia di tassa regionale sulla prostituzione”. Esito del voto: contrari Pd, Sel, M5s, favorevole la Ln.

Il relatore del provvedimento, nonché primo firmatario, Matteo Rancan (Ln),ha illustrato obiettivi e contenuti di questa iniziativa legislativa. Si parte dalla constatazione che nell’ordinamento giuridico italiano “la prostituzione non è oggetto di alcun divieto o proibizione”; dunque, una persona può in “maniera libera e cosciente, cedere le proprie prestazioni sessuali in cambio di un corrispettivo in denaro o in altra utilità economicamente apprezzabile”. Quelle che la legge vieta sono le attività di sfruttamento e di favoreggiamento della prostituzione, reati introdotti dalla legge 75/1958, la cosiddetta “legge Merlin”. Scopo della proposta legislativa, ha detto Rancan, è chiedere “alla Regione a un atto di coraggio, alla stregua di quanto fanno vari Paesi europei, ponendo la questione della tassabilità dei proventi da prostituzione, del resto affermata anche da una sentenza della Corte europea”, che l’ha definita come una “prestazione di servizi retribuita”.

In mancanza di una normativa statale in materia, i consiglieri Ln hanno presentato il progetto di legge con l’obiettivo di “introdurre una tassa sulla prostituzione a livello regionale, a fronte dei servizi sanitari di prevenzione e assistenza forniti dalla Regione connessi con l’esercizio della prostituzione (counseling, visite periodiche generali, prevenzione malattie infettive, rilascio certificati di buona salute)”. A loro giudizio, istituire questa tassa sulla prostituzione, “può servire non solo a finanziare servizi in materia sanitaria collegati all’esercizio di quell’attività, a tutela della salute di prostitute e clienti, ma anche a reperire risorse per il welfare regionale”. Nel pdl si propone, dunque, di istituire il Registro regionale obbligatorio degli esercenti dell’attività di prostituzione nel territorio regionale; nel definire la base imponibile, si prevede un’aliquota del 27 per cento fino a 28.000 euro e del 40 per cento per le cifre superiori.

Rancan ha concluso con le stime, riportando i dati Istat su scala regionale: il gettito del tributo sarebbe di 48 milioni di euro annui, 4 dei quali da destinare alle spese previste per dare sostanza all’Albo regionale. E ha ricordato che al Senato giace una proposta di legge sottoscritta da cinque senatori Pd che va nella stessa direzione.

Contro questa proposta, definita “provocatoria”, per il gruppo del Pd sono intervenuti Gianluigi Molinari, Lia Montalti e Paolo Calvano. I consiglieri hanno affermato che “la legislazione su questa materia non può essere diversa, fra Regione e Regione, e occorre un quadro normativo nazionale prima che le singole Regioni intervengano con propri provvedimenti”. La questione investe ambiti “ben più vasti di quello tributario, e non a caso se ne discute da anni e si sono succeduti Governi di diverso orientamento politico, senza che si sia riusciti a pervenire a una conclusione”. Rispetto alla proposta della Lega, “i presupposti politici e culturali non appaiono condivisibili, e non sembra eticamente corretto fare leva sui presunti 48 milioni di euro annui, per giustificare il provvedimento”. Secondo gli esponenti Pd, “il fatto rimosso dalla Lega è che la prostituzione è raramente una scelta volontaria. Nella stragrande maggioranza dei casi, si assiste al traffico di esseri umani, alla riduzione in schiavitù di migliaia di donne. Si tratta di una piaga da combattere, va fatto di tutto per ridurre il numero delle donne costrette a prostituirsi”. Infine, suscita “forte perplessità anche dal punto di vista tecnico che si possa procedere tramite tributi regionali, perché la tassazione regionale non può mai incidere sulla libertà di movimento delle persone”.

Voto contrario è stato anticipato da Andrea Bertani (M5s), “non trovando condivisibile alcun provvedimento che parta dai soldi, anziché dalla questione etica connessa alla prostituzione, per come si manifesta nel nostro Paese. Nulla può legittimare, anche indirettamente, il traffico di esseri umani e la loro riduzione in schiavitù: un fenomeno che va fatto emergere e sradicato”.

Anche per Igor Taruffi (Sel) “non si può rimuovere il fatto che la quasi totalità di chi esercita la prostituzione non sceglie certo di farlo. È questo a rendere astratta e irreale la proposta di costituire un Albo regionale, al quale nessuno o quasi si iscriverebbe”. Ancora “più criticabile è il punto di vista che ispira questa proposta, che dà per scontato che la prostituzione sia un’attività economica come tante altre”.

A difesa del progetto di legge sono intervenuti Fabio Rainieri e Rancan (Ln). I due consiglieri hanno manifestato la disponibilità a modificare il testo, in presenza di emendamenti che servano a precisarne il senso. “Ma diventa un lavarsi le mani aspettare una soluzione dal livello nazionale, visto che da anni se ne discute inutilmente. Sarebbe poi offensivo attribuire alla Lega qualche reticenza anziché una netta contrarietà allo sfruttamento della prostituzione. Piuttosto- hanno sottolineato- non si condividono le certezze espresse da altri sul fatto che tutte o quasi tutte queste donne siano costrette a prostituirsi”. Rancan ha infine chiesto un impegno comune a portare al più presto questo tema in sede di Conferenza Stato-Regioni.

(rg)

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