Disciplinare e promuovere i Biodistretti a livello regionale creando “un’alleanza” tra agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni, con lo scopo di diffondere la cultura del biologico, i principi dell’agro-ecologia e favorire un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con la tutela della biodiversità e le esigenze socioeconomiche dei territori e delle comunità insediate.
È quanto prevede una proposta di legge della consigliera Silvia Zamboni (Europa Verde) composta di 10 articoli e che, fra gli obiettivi, si pone: promuovere e favorire la libera aggregazione delle imprese collegate all’agricoltura biologica; valorizzare e sostenere tutta le fasi che costituiscono la filiera del biologico (produzione, confezionamento, trasformazione, commercializzazione, distribuzione e promozione); promuovere e sostenere l’agricoltura sociale.
Partendo da quanto previsto dalla legge nazionale in materia, la capogruppo chiede che il nuovo provvedimento regionale favorisca e semplifichi l’applicazione delle norme di certificazione biologica e ambientale, promuova la coesione e la partecipazione dei soggetti economici e sociali dei territori.
Fra gli obiettivi vanno registrati la riduzione dell’impatto ambientale, delle emissioni di gas serra e della produzione dei rifiuti, la salvaguardia delle risorse idriche, la limitazione di consumo di suolo, la promozione dell’apicoltura e il sostegno alle attività ecocompatibili collegate all’agricoltura biologica, quali l’offerta di prodotti biologici anche trasformati nella ristorazione pubblica e collettiva, la vendita diretta, la filiera corta, l’attività agrituristica, il turismo rurale, l’eco-turismo, il turismo culturale e quello enogastronomico.
Scorrendo i vari articoli della proposta di legge, si scopre che in conformità alla normativa statale, i Biodistretti sono definiti quali sistemi produttivi locali, costituiti da agricoltori biologici, trasformatori, associazioni di consumatori o enti locali, che coltivano e producono con metodo biologico, in una peculiare e distinta identità territoriale, storica e paesaggistica.
Su proposta del Comitato Esecutivo del Biodistretto (CEBio, ovvero il soggetto gestore costituito tra gli enti locali e i soggetti rappresentativi del sistema economico e sociale che operano nel territorio) la Giunta regionale individua e riconosce con propria deliberazione il Biodistretto nella forma giuridica indicata dallo stesso CEBio e comunica al Ministero competente in materia di agricoltura il Biodistretto individuato e riconosciuto ai fini dell’iscrizione nel Registro nazionale dei distretti del cibo.
Strumento di programmazione è la Carta del Biodistretto, che è elaborata dal soggetto gestore CEBio ed è approvata dalla Giunta regionale. Il piano ha durata triennale e contiene, in particolare, una relazione sulla situazione esistente, la strategia di sviluppo e gli interventi da realizzare. Il piano è attuato dal soggetto gestore mediante programmi annuali nei quali sono specificati gli interventi relativi all’anno di riferimento e le relative risorse necessarie o disponibili.
E’ istituito, inoltre, un Fondo regionale per la promozione dei Biodistretti ripartito secondo i criteri definiti in un apposito regolamento regionale nel quale sono definiti, altresì, le modalità per l’elaborazione dei programmi annuali, i criteri e le modalità per la concessione dei contributi della Regione per i relativi controlli.
(Luca Molinari)