Ambiente e territorio

Taruffi (ER Coraggiosa): fermare l’interrimento del lago di Santa Maria

A causa delle piccole dimensioni dell’invaso e del costante apporto di materiale solido che sedimenta attraverso il torrente Brasimone, sottolinea il consigliere, “il lago di Santa Maria sta subendo un veloce processo di interrimento”

La Regione Emilia-Romagna ha approvato il progetto di gestione del lago di Santa Maria, nell’Appennino bolognese, e con quale tempistica si prevede di attuarlo? A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, è Igor Taruffi di Emilia-Romagna Coraggiosa.

Il consigliere, in particolare, vuole sapere dall’esecutivo regionale “quali misure preveda per contrastare l’interrimento dell’invaso”.

A causa delle piccole dimensioni dell’invaso e del costante apporto di materiale solido che sedimenta attraverso il torrente Brasimone, sottolinea il consigliere, “il lago di Santa Maria sta subendo un veloce processo di interrimento e, pertanto, necessita di periodici interventi di rimozione degli inerti (l’ultimo intervento di questo tipo risale a circa una ventina di anni fa), attualmente presenta profondità minime tanto che, durante i periodi più siccitosi, tende a prosciugarsi”.

Il lago di Santa Maria (noto anche col nome di lago San Damiano), si legge nell’atto, “è un piccolo invaso artificiale ubicato nell’alto Appennino bolognese, nel territorio del comune di Castiglione dei Pepoli, in seguito alla realizzazione nel 1917 di una diga sul torrente Brasimone rientra nel complesso dei bacini artificiali comprendente il lago di Suviana, il bacino del Brasimone e il bacino di Pavana, gestiti da Enel Green Power”.

Già nel 2007, spiega Taruffi, “la Regione Emilia-Romagna ha dettato le disposizioni operative collegate al procedimento per l’approvazione dei progetti di gestione degli invasi, per garantire la sicurezza di persone e cose (il progetto di gestione è approvato dalle Regioni, con eventuali prescrizioni, entro sei mesi dalla sua presentazione a cura dei titolari o dei gestori della concessione di derivazione)”.

(Cristian Casali)

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