COMUNICATO
Ambiente e territorio

SERVIZI. DEMANIO IDRICO, CONFRONTO SULLE CONCESSIONI: “IMPORTANTE PASSAGGIO GESTIONE A REGIONE” – “PROROGA AL 30 GIUGNO 2016 UNA SANATORIA”

Seduta congiunta delle commissioni ‘Bilancio, affari generali e istituzionali’ e ‘Territorio, ambiente, mobilità’ alla presenza dell’assessore Paola Gazzolo e del direttore di Atersir Vito Belladonna: negli anni accumulate oltre 80mila istanze di concessione demaniale, 25mila ancora da regolarizzare

Fiumi, laghi, torrenti e sorgenti, argini e golene, sono beni statali che da qualche anno sono passati a gestione regionale. Sull’uso a fini privati di queste risorse pubbliche, vale il regime di concessione: gli interessati avanzano un’istanza e la Regione procede a verificarne la congruità, garantendo la libera concorrenza fra i soggetti e la tutela e preservazione del bene pubblico. Le complesse problematiche relative alla gestione del demanio idrico sono state oggetto della seduta congiunta di due commissioni assembleari – la Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, e la Territorio e ambiente, presieduta da Manuela Rontini – con l’audizione di dirigenti dell’assessorato all’Ambiente e difesa del suolo, presente l’assessore Paola Gazzolo, e del direttore dell’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi idrici e rifiuti (Atersir), Vito Belladonna.

Atersir discende dall’emanazione della L.r. 23/2011, conseguente alle prescrizioni della Legge 191/2009; la Legge regionale ha individuato un unico “ambito territoriale ottimale”, comprendente l’intero territorio regionale, riattribuendo le funzioni precedentemente svolte dalle Agenzie provinciali al nuovo organismo pubblico, dotato di autonomia amministrativa, contabile e tecnica. Atersir opera su due livelli, cui competono funzioni distinte di governo. Le funzioni di primo livello sono esercitate dal Consiglio di ambito con riferimento all’intero ambito territoriale ottimale (la Regione). Le funzioni di secondo livello sono esercitate dai Consigli locali (uno per ogni provincia). Per espletare le proprie funzioni e attività, l’Agenzia dispone di una struttura tecnico-operativa, organizzata con la struttura centrale a Bologna e due articolazioni territoriali: “Emilia Ovest”, con sede a Piacenza, presidio di riferimento ai territori provinciali di Piacenza, Parma e Reggio Emilia; e “Romagna”, con sede a Forlì, presidio ai territori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.

La legge finanziaria regionale approvata a dicembre ha previsto sei mesi di proroga alla scadenza delle concessioni inizialmente prevista al 31 dicembre 2015. Si andrà, dunque, al 30 giugno 2016. Per affinare le propri funzioni di governo e di controllo, la Giunta si propone di alleggerire e semplificare il carico amministrativo che grava sui concessionari, e procedere alla progressiva eliminazione delle situazioni di irregolarità. Allo scopo, saranno fondamentali le nuove tecnologie: la cartografia del demanio e la modulistica per le concessioni sono già disponibili sul sito della Regione.

Rispetto alle 1.138 istanze di concessione idropotabili, Atersir ne ha identificate 48 definite come “grandi derivazioni”, vale a dire in grado di estrarre almeno 100 litri al secondo. Le principali criticità da affrontare riguardano il territorio modenese, l’area piacentina e l’Alta Valmarecchia (Rn). Si tratta di non più del 5% delle “portate” idriche complessive, entro giugno questa ricognizione dovrebbe essere completata.

Diverso è il discorso delle istanze di concessione demaniale, che negli anni si sono accumulate, superando la cifra di 80.000, di cui circa 25.000 ancora da regolarizzare. In questo caso, la Giunta si è posta l’obiettivo di regolarizzare la situazione entro due anni e mezzo, costituendo una task force di assunti con contratto a tempo determinato.

Nel corso dell’audizione, sono intervenuti alcuni consiglieri, ponendo domande e avanzando loro valutazioni.

Avendo avanzato la richiesta di audizione quando la Giunta presentò l’emendamento alla finanziaria regionale che prorogava le concessioni al 30 giugno 2016, Silvia Piccinini (M5s) ha affermato che quella scelta, “non sufficientemente motivata, si è configurata come una sanatoria, un’ammissione di sconfitta del ruolo della pubblica amministrazione nel controllo di chi usa questa risorsa pubblica”. La consigliera ha poi chiesto di approfondire la questione delle “grandi derivazioni”, e sostenuto che “fosse preferibile impegnare i lavoratori delle Province, anziché avviare contratti a tempo determinato, chiedendo ragione della stima fatta (circa 7 ore) per completare una singola pratica”.

Anche per Tommaso Foti (Fdi-An), “attraverso la proroga al 30 giugno la Giunta ha proceduto a una sanatoria, da non confondersi con un condono”. Quanto alla gestione della grande mole di pratiche arretrate, il consigliere ha chiesto di precisare una stima sui costi attesi e di indicare, al di là degli aspetti informatici, “come velocizzare concretamente, in termini procedimentali, le future istanze da sottoporre a istruttoria”.

Per Manuela Rontini e Luca Sabattini (Pd), la presa in carico della gestione del demanio idrico da parte della Regione “ha avuto un notevole significato sia in termini di qualità della risorsa idrica che in termini di aumento delle entrate da concessione”. I tecnici della Giunta hanno specificato che a fronte degli 11,7 milioni di euro trasferiti dallo Stato nel 2000, la somma dei canoni incassati nell’ultimo triennio sfiora i 50 milioni. “Non di sanatoria si tratta- hanno aggiunto-, perché la procedura non cambia, ed è stato giusto dare priorità alle grandi derivazioni”, per assicurare il massimo controllo sulla risorsa idrica, senza dimenticare che in questo settore la Regione non può guardare solo all’aspetto economico, ma deve continuare a garantire la massima sicurezza idraulica e la piena continuità degli approvvigionamenti”.

(rg)

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