Dopo il voto sul documento strategico per la programmazione delle politiche europee di sviluppo, l’Aula ha analizzato e dibattuto il documento strettamente collegato sulle strategie di specializzazione intelligente 2021-2027, lo strumento che dal 2014 le Regioni devono adottare per individuare obiettivi, priorità e azioni in grado di massimizzare gli effetti degli investimenti in ricerca e innovazione, puntando a concentrare le risorse sugli ambiti di specializzazione caratteristici di ogni territorio per l’utilizzo delle risorse dei fondi strutturali.
Un documento programmatorio, quindi, che si configura come una strategia trasversale ai fondi strutturali e agli strumenti regionali: un insieme integrato di strumenti e azioni in grado anche di rafforzare la capacità del sistema regionale di attrarre risorse dai programmi nazionali ed europei a sostegno di ricerca e innovazione.
“Il documento S3 – spiega la relatrice di maggioranza Giulia Pigoni (lista Bonaccini) – si prefigge l’obiettivo di individuare gli ambiti prioritari di ricerca e innovazione su cui agire, per garantire un maggiore orientamento al risultato dei vari interventi che verranno dettagliati”. Pigoni, nell’ambito del percorso partecipato che ha portato all’atto programmatorio, sottolinea sia i sette sistemi produttivi di specializzazione regionale (agroalimentare, edilizia e costruzioni, meccatronica e motoristica, industrie della salute e del benessere, industrie culturali e creative, innovazione nei servizi e trasformazione digitale e logistica ed energia e sviluppo sostenibile) e i quindici ambiti tematici cross-settoriali che, insieme, dovranno realizzare nuovi investimenti complessivi in ricerca e innovazione stimati in cinque miliardi di euro, “finanziati sia con risorse pubbliche (europee, statali e regionali per circa 2,7 miliardi) sia con risorse private, con un cofinanziamento di 2,3 miliardi”. Per la relatrice di maggioranza, infine, “la Strategia S3 punta a finanziare imprese o crearne delle nuove partendo da startup e incubatori per accrescerne l’innovazione e la competitività sui mercati globali, coinvolgendo sempre più anche le piccole imprese” e su questo è previsto “un forte sostegno ai tecnopoli e ai laboratori di ricerca pubblici e privati, anche attraverso la creazione di due importanti hub regionali per la ricerca e l’innovazione (uno sulle industrie culturali e creative e uno sui big data) e questa impostazione consentirà alla nostra regione di mantenere e migliorare gli standard di qualità della vita e qualità del lavoro che già ci vedono ai primissimi posti non solo in Italia ma nel mondo”.
Di portata nettamente più critica l’intervento di uno dei due relatori di minoranza, Gabriele Delmonte (Lega), per il quale si tratta di un documento importante per sviluppare le proprie strategie di specializzazione ma che, nella declinazione fornita dalla Giunta, “non ha una reale visione di prospettiva”. Per il consigliere leghista il nuovo piano S3 è “autocelebrativo per quanto fatto nello scorso settennato, ma in buona parte delle oltre trecento pagine di cui è composto l’atto programmatorio c’è solo una banale riproposizione di quanto realizzato in passato, questa impostazione è confermata dai 5 sistemi produttivi generali che sono gli stessi dello scorso documento a cui è stato aggiunto il turismo”. Nella critica delle eccellenze regionali, Delmonte si concentra sul giudizio che ci garantisce l’Unione europea che “ci riconosce una reale eccellenza solo ed unicamente nell’agroalimentare”. Per il leghista è poi particolarmente delicato il tema delle startup e del mondo a esse collegato. Delmonte è infatti molto netto quando afferma che “in Emilia-Romagna ci sono possibilità per fare startup, ma queste possibilità sono difficilmente realizzabili soprattutto a causa della difficoltà di sfruttare reti ad hoc per far nascere e crescere il business. Per questo motivo i tecnopoli non devono essere solo belle strutture ma devono garantire servizi, contatti e contaminazioni reali per creare quante più eccellenze possibili”.
Per l’altra relatrice di minoranza Valentina Castaldini (Forza Italia) era forse preferibile un più puntuale scorporamento tra la programmazione delle politiche europee di sviluppo e il documento S3 “perché si sta parlando del futuro di questa regione per i prossimi venti anni, forse un confronto e un dialogo più approfondito avrebbe garantito una riflessione più costruttiva”. Per la forzista due sono i temi di particolare criticità: governance e conciliazione. Nel primo caso Castaldini denuncia un modello vacuo e ambiguo, “quando invece occorrerebbe un maggior coinvolgimento tra le varie parti politiche così come con un maggiore dialogo con i vari Comuni del territorio”. Per quanto concerne la conciliazione, invece, la consigliera denuncia un’evidente mancanza di sperimentazione, dal momento che “questa tematica sembra essere confinata solo ai primi anni di vita del bambino, mentre vengono dimenticate, a quanto pare, sia le strutture di ausilio alle madri lavoratrici che il percorso di vita del bambino su un range temporale molto più ampio”. Anche sulla formazione, infine, Castaldini non lesina critiche ad un sistema “ancora troppo legato e limitato se si vogliono davvero abbandonare le politiche passive per mettere in campo quelle attive, che però richiedono un radicale cambio di passo”.
Dal canto suo Igor Taruffi (ER Coraggiosa) ha sottolineato come “stiamo discutendo un documento molto complesso che riguarda molti ambiti della nostra vita con un’impostazione positiva che è stata migliorata grazie anche ai nostri emendamenti”, mentre Stefano Bargi (Lega) ha bocciato il documento perché “c’è una polverizzazione delle risorse a sostegno delle imprese che fa venire meno l’effetto moltiplicatore degli investimenti pubblici”.
Dalle fila della maggioranza è intervenuta Palma Costi (Pd), che ha espresso forte apprezzamento per il lavoro di Giunta e Assemblea insistendo sulla bontà della scelta di coinvolgere sempre di più i Comuni e un forte impegno per la parità di genere. “C’è un’analisi puntuale di quanto fatto e delle sfide che ci attendono”, spiega Costi che replica al centrodestra difendendo la continuità del lavoro svolto rispetto al passato.
Silvia Zamboni (Europa Verde), illustrando l’ordine del giorno legato al documento S3, richiama l’attenzione sulle tecnologie per la produzione dell’idrogeno, “mirando ad escludere dai finanziamenti della ricerca l’idrogeno blu, quello che si ottiene dal metano e che comporta produzione di CO2, che deve essere stoccata in impianti ad hoc”, mentre Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) ha ricordato l’importanza di maggiore investimento e maggiore impegno sui temi della produzione di energia pulita e di contrasto all’inquinamento e di lavoro a tutela dell’ambiente.
Ai consiglieri ha risposto l’assessore allo Sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione Vincenzo Colla,che ha confermato come il nuovo S3 si ancori in maniera molto forte con le tematiche ambientali enucleati dall’Europa e dagli organismi internazionali. La transizione, chiarisce Colla, “chiama quindi in causa la digitalizzazione, ha chiare ricadute anche politiche e sociali, ma soprattutto richiama tutti alle proprie responsabilità, come per altro abbiamo fatto con il patto per il lavoro e il clima”. Per l’assessore questo documento S3 che si va ad impostare “è un immane lavoro di transizione, i i processi sono estremamente delicati, l’importante è farsi trovare pronti quando si avrà il via per gestire le risorse internazionali e nazionali che arriveranno”.
Al provvedimento erano collegati tre ordini del giorno (rispettivamente di Forza Italia, Europa Verde e Movimento 5 Stelle) che sono stati approvati dall’Assemblea.
(Luca Boccaletti e Luca Molinari)