Ambiente e territorio

Gibertoni (Misto): delibera prelievi cinghiale in contrasto con regolamento gestione ungulati

La consigliera è poi critica sulla forma di caccia della braccata, chiedendo alla regione “se non ritenga di eliminare il metodo della braccata dalle forme di caccia al cinghiale indegno di un paese civile (peraltro le indicazioni Ispra prevedano soltanto il metodo cosiddetto della girata)”

Giulia Gibertoni

“Come è stato possibile assumere una delibera, nel caso specifico la delibera di Giunta 492 del 2021 (Approvazione del piano di prelievo del cinghiale in selezione e in forma collettiva per la stagione venatoria 2021-2022), in violazione del regolamento regionale per la gestione degli ungulati in Emilia-Romagna, del 2008, che precisa, fra l’altro, che i piani di prelievo del cinghiale, ripartiti in caccia collettiva e in prelievo selettivo, sono elaborati sulla base della stima oggettiva della consistenza?”.

A chiederlo, con un’interpellanza rivolta la governo regionale, è Giulia Gibertoni (Misto).

Va considerato che, rimarca la consigliera, “oltre un mese dopo l’assunzione della delibera, il 19 maggio 2021, il dirigente regionale competente riferiva che ‘l’unico dato ad oggi disponibile per la stagione venatoria 2020-2021 è il numero di cinghiali abbattuti in attività di caccia corrispondente a 19.512, non sono invece ancora pervenuti dalle polizie provinciali i dati dei cinghiali abbattuti in attività di controllo’”. Il dirigente, aggiunge la capogruppo, “specificava poi che, relativamente anche ai dati sulle classi di sesso e di età, ma anche sui pesi e sulle misure biometriche dei capi abbattuti, ‘la Regione ha in corso di realizzazione un sistema informativo che, una volta completato, potrà raccogliere e fornire in modo centralizzato tali dati’”.

Gibertoni, alla luce di queste affermazioni, chiede quindi all’esecutivo regionale “se non ritenga utile sospendere il piano di prelievo del cinghiale in selezione e in forma collettiva in attesa di conoscere questi dati e valutarli, al fine di comprendere la stima oggettiva della consistenza della specie sul territorio regionale”.

Questo è l’ennesimo atto che la capogruppo presenta sul tema specifico, ritenendo insoddisfacente e incompleta anche la risposta arrivata in Assemblea legislativa dall’assessore Mammi lo scorso 6 luglio.

La consigliera è poi critica sulla forma di caccia della braccata (“sistema ritenuto particolarmente crudele nei confronti degli animali”), chiedendo all’amministrazione “se non ritenga di eliminare il metodo della braccata dalle forme di caccia al cinghiale indegno di un paese civile (peraltro le indicazioni Ispra prevedano soltanto il metodo cosiddetto della girata)”.

I cinghiali abbattuti in Emilia-Romagna, evidenzia poi Gibertoni, “in 14 anni, a partire dalla stagione venatoria 2004-2005 fino a quella 2017-2018, sono arrivati complessivamente a 281.707, cioè una immane e inutile carneficina, passando dai 14.240 cinghiali uccisi del 2004-2005 fino ai 28.013 del 2017-2018”.

In conclusione, la capogruppo, nell’approccio al problema, sollecita la Giunta “a utilizzare, almeno per una volta, il metodo scientifico, partendo dal dato certo che una mattanza di 281.707 cinghiali, uccisi in 14 anni sul territorio regionale, non ha prodotto alcun risultato. Emerge invece- afferma la capogruppo- che la caccia è la reale causa del problema del soprannumero dei cinghiali (sono gli stessi cacciatori ad avere interesse a mantenere alto il soprannumero e il più ampio possibile l’areale)”.

(Cristian Casali)

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