La Regione Emilia-Romagna ha vigilato sul taglio di alberi a Piandelagotti-Maccheria, nel comune modenese di Frassinoro?
A chiederlo, con un’interrogazione rivola al governo regionale, è Giulia Gibertoni (Misto).
Chi ha attraversato in questi giorni l’area, spiega la consigliera, “si è trovato di fronte a uno spettacolo triste e ben diverso da quello che ci si potrebbe attendere: un ruscello ormai inesistente e distrutto trasformato in una pista forestale fangosa con polle d’acqua, il cui corso è ricoperto da legna tagliata, rami e accumuli di terra, con un habitat di foresta, bosco e praterie, anche a mirtilli, e acque limpide ormai scomparso, con sentieri devastati, da mezzi pesanti, ormai impossibili da percorrere e legna abbandonata ovunque da mesi (il disbosco sarebbe iniziato nell’estate del 2020 ma la legna, in particolare nella zone che va dalle Maccherie al Giovarello e dalle Maccherie alla Romita di Civago, non è stata ancora del tutto recuperata, sebbene siano iniziati altri tagli)”.
La capogruppo afferma che “sarebbero state disattese le prescrizioni previste dalla determinazione 9388, del 2019, della Regione Emilia-Romagna, nonché violato il regolamento forestale regionale numero 3, del 2018, in particolare, non sarebbero state rispettate le diverse raccomandazioni da seguire per la corretta esecuzione degli interventi in bosco”. Nello specifico, spiega, “l’allestimento dei prodotti del taglio e il loro sgombero dai boschi deve compiersi il più prontamente possibile e in modo da non danneggiare il suolo, il soprassuolo e in particolare il novellame. Quindi, le operazioni di esbosco devono svolgersi in prossimità delle piste temporanee o all’imposto sulla rete viabile permanente. Inoltre, è necessario limitare i movimenti di terra allo stretto necessario ed eseguirli, in modo tecnicamente idoneo e razionale, nella stagione più favorevole, adottando tutti gli accorgimenti utili per evitare eventuali danni alla stabilità degli stessi terreni e alla buona regimazione delle acque. Per il trasporto a valle dei prodotti legnosi, al fine di non danneggiare le strade forestali permanenti a fondo naturale, potrebbe essere opportuno attendere periodi successivi qualora, al momento del taglio, il fondo stradale non fosse asciutto o comunque ben drenato (il trasporto a valle del legname deve avvenire comunque entro cinque mesi dal taglio). Anche riguardo gli interventi sulla viabilità, devono essere adottati tutti gli accorgimenti di minimizzazione dell’impatto e pronto ripristino, col massimo rispetto per la conservazione dell’ambiente”.
Nella determinazione 9388, che regola anche gli interventi selvicolturali nelle proprietà pubbliche a Piandelagotti-Maccheria, evidenzia Gibertoni, “si afferma, con chiarezza, che ‘la conservazione degli ecosistemi, intesa sotto il duplice aspetto della conservazione di valori culturali e storici consolidati e del mantenimento della ricchezza e della diversità biologica, risulta un obiettivo prioritario del complesso forestale considerato, in quanto il conseguimento della funzione bioecologica (capacità funzionale di ogni singolo ecosistema) rappresenta una condizione necessaria per un efficace svolgimento delle funzioni di tutela ambientale, didattico-culturale e turistico-ricreativa”.
La consigliera chiede quindi l’intervento dell’esecutivo regionale. Vuole poi sapere par quale motivo sia potuto avvenire questo scempio all’interno di un’area di proprietà pubblica e soggetta a tutele (tutta l’area si trova all’interno del parco regionale Alto Appennino modenese, zona di ‘protezione generale’, tranne una piccola area, corrispondente alla torbiera delle Maccherie, che ricade in zona di ‘protezione speciale’). Infine, non meno importante, vuole sapere dalla Regione se intenda svolgere le funzioni di vigilanza e controllo, irrogando le relative sanzioni e richiedendo contestualmente anche il ripristino dello stato dei luoghi.
(Cristian Casali)


